martedì
13
Febbraio
2018

“Il Casellante” in scena al Teatro Chiabrera di Savona

martedì
13
Febbraio
2018
Il Casellante

Continua la stagione teatrale del Teatro Chiabrera di Savona: il 13 febbraio, alle ore 21 (Turno D), Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine in scena in “Il Casellante” di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale, dal romanzo di Andrea Camilleri.

con Sergio Seminara, Giampaolo Romania e con i musicisti Antonio Vasta, Antonio Putzu
Scene di Giuseppe Dipasquale
Musiche originali di Mario Incudine
con la collaborazione di Antonio Vasta
Costumi di Elisa Savi
Luci di Gianni Grasso
La canzone “La crapa avi li corna” è di Antonio Vasta
regia di Giuseppe Dipasquale
Centro D’arte Contemporanea
Teatro Carcano
Promomusic-Corvino Produzioni

Sulla linea ferroviaria che costeggia il mare a sud di Porto Empedocle passano solo due treni al giorno, quello che va da Vigàta a Castelvetrano e l’altro che fa il percorso inverso. I due treni si incrociano ogni giorno a Sicudiana. Lì, stretto tra la campagna e la spiaggia, sta il casello di Nino Zarcuto. La casa è piccola, la cucina al piano terra e la camera da letto al piano alto, più un orticello coltivato e il pozzo dell’acqua. Ma Minica, la giovane moglie del casellante, la cura come un gioiello. La vita di Nino è semplice e serena: alzare il passaggio a livello, curare l’orto e gli animali e, qualche volta, una suonata dal barbiere del paese insieme all’amico Totò, uno alla chitarra e l’altro al mandolino, per guadagnare qualche soldo. Ma nel 1942 arriva la guerra. Lungo la linea ferroviaria gli alleati bombardano, si teme uno sbarco nemico dal mare. Il Genio civile vuole fortificare, vengono mandati i soldati a costruire dei bunker lungo la costa. Il casellante li accoglie con ospitalità. Ma durante l’assenza di Nino – detenuto in carcere dal gerarca fascista del paese, che vede complotti al Duce anche in un concerto – qualcuno va a bussare alla porta di casa dove Minica è rimasta da sola. Accade quello che Nino temeva, quello che molte donne subiscono in guerra. Minica, dopo aver vissuto sul suo corpo la tragedia della violenza, è diventata assente. Si limita a vegetare, addirittura a un certo punto si crede albero e inizia a innaffiarsi i piedi piantati nella terra. Aspetta la metamorfosi, il giorno in cui le spunteranno le radici e inizierà finalmente a dare i suoi frutti….

“Il Casellante” è, fra i racconti di Camilleri, uno dei più struggentemente divertenti del ciclo cosiddetto mitologico. Secondo a “Maruzza Musumeci” e prima de “Il Sonaglio”, questo racconto ambientato nella Sicilia di Camilleri, terra di contraddizioni e paradossi, narra la vicenda di una metamorfosi. Ma questa Sicilia è la Vigàta di Camilleri che diventa ogni volta metafora di un modo di essere e ragionare le cose di Sicilia. Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de “Il birraio di Preston” e “La concessione del telefono” l’autore del romanzo e il regista dell’opera tornano insieme per proporre una nuova avventura dai racconti camilleriani. Una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. “Il Casellante” è il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta. Personale, originalissima e sperimentale, la lingua di Camilleri calca e ricalca, in una teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa “sicilitudine”, tra neologismi e modi di dire mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta. Al secondo anno di repliche lo spettacolo si è fatto apprezzare per la inconsueta presenza di Moni Ovadia, disinvolto nel passare dal ruolo centrale di narratore a ruoli secondari come quelli della buffa mammana, del giudice e del barbiere, Valeria Contadino, intensa Minica, e Mario Incudine, al cui estro compositivo si devono le incalzanti musiche di scena.

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