Per beneficenza

“Pulp in Valmaremola”, quando a spogliarsi sul calendario sono i mariti

Singolare iniziativa: calendario "erotico" a favore della casa di riposo Santo Spirito, a mettersi a nudo i "giovani e aitanti ragazzi" di Tovo e dintorni

pulp in valmaremola

Tovo San Giacomo. Ah, il calendario erotico. Sogno di ogni liceale nell’epoca pre-internet, accessorio immancabile in ogni officina meccanica che si rispetti, presente (almeno nell’immaginario collettivo) in ogni cabina di guida di qualsiasi camionista degno di questo nome.

Nato forse come “semplice” sfogo alla lussuria in ambienti tipicamente maschili, negli anni è assurto a manifestazione d’arte, con calendari celebri (chi ha detto Pirelli?) e protagoniste affermate (non c’è trentenne che non ricordi, chessò, quelli di Monica Bellucci per Max o GQ: immagini rimaste scolpite nella memoria). Accanto a quelli più “scalcinati” (che magari sfociavano spesso nel porno vero e proprio) e a quelli famosi, si sono esplorate altre strade: foto di mogli e mamme sconosciute anziché modelle, oppure calendari “al maschile” per solleticare il pubblico femminile con pettorali scolpiti e bicipiti ben oliati. Fino a che il calendario erotico è diventato un mezzo lecito anche per la beneficenza o l’autosostentamento: solo quest’anno è toccato alle rugbiste di Oxford, alle vogatrici di Warwick o alle maestre di sci della Val Gardena.

E allora, ha pensato qualcuno, perché non farne anche uno in Val Maremola? Un calendario erotico che unisse entrambi gli “antistereotipi” del genere: anziché una modella famosa, uomini qualunque. A spogliarsi dunque, sono stati i mariti: ripresi in vestaglia, mentre servono calici di vino come perfetti maitre, mentre sfoggiano tacchi invidiabili o riparano biciclette. Unica costante: mutandine (pardon, mutandoni) a vista e gambe nude, ovviamente non depilate ma come mamma le ha fatte.

Il calendario “erotico”, ovviamente, sfocia in realtà nella goliardia più schietta. Tanto è vero che le “anticipazioni” fatte in questi giorni su Facebook dall’ideatore Marco Roba (i primi piani delle gambe fotografate) hanno scatenato una simpatica caccia ai proprietari di quei tricipiti magari poco abbronzati e scolpiti, ma certamente autentici. Che potrebbero essere di mio marito, del mio vicino, del mio verduriere: sulle identità vige al momento il segreto. Qualcuno, pare, ha provato a coinvolgere anche il sindaco Alessandro Oddo, che però si è defilato: “Avrei sfigurato – spiega – e non voglio aggiungere ai tovesi sofferenza su sofferenza”.

E così, non resta che attendere. Passando al setaccio i peli dei “giovani e aitanti ragazzi – come li definisce Marco Roba – che hanno voluto mettersi a disposizione, spogliandosi per rendere partecipe di cotanta bellezza la cittadinanza tutta”. Il ricavato, neanche a dirlo, andrà in beneficenza: verrà devoluto alla casa di riposo Santo Spirito. Anche per questo, precisa l’ideatore, “se poi non lo comprate che ci siamo messi patanudi in pieno inverno alla nostra età… siete gente brutta“. Non sia mai: anche le donne hanno diritto di sognare.

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