Presa di posizione

Immigrazione, secco no dei sindacati al Cie: “Basta propaganda, si lavori per l’accoglienza”

Profughi Plodio

Liguria. Un deciso no di Cgil, Cisl, Uil, Anolf e Arci Liguria sulla possibile apertura di un Centro di identificazione ed espulsione (Cie) per gli immigrati sul territorio ligure.

“L’idea – spiegano – è irricevibile. L’accoglienza deve essere messa a sistema, coordinata a livello regionale e soprattutto caratterizzata da una diffusione sul territorio. In questo ci sentiamo di sostenere lo sforzo dell’Anci ligure nel coinvolgere più comuni evitando di concentrare solo su alcuni di questi i numeri dell’accoglienza. La Regione potrebbe svolgere un ruolo importante di supporto agli enti locali e di coordinamento con prefetture e Anci. Invece assistiamo a continui annunci che non spostano di una virgola il problema e, sistematicamente, lasciano soli amministratori e comunità locali. Ventimiglia ne è l’esempio lampante”.

“Siamo e rimaniamo – continuano – una regione con una forte e radicata tradizione d’intervento sociale diffuso, promosso da molteplici organizzazioni del sociale che da sempre, trasversalmente, lavorano per una reale e concreta integrazione, un lavoro spesso in rete con gli enti locali. Per questi motivi, gli annunci della Regione volti all’apertura di un CIE, oltre ad apparire come una provocazione, risultano inutili sul piano della risoluzione delle problematicità legate all’accoglienza. Cgil, Cisl, Uil, Anolf e Arci invitano la Regione Liguria a lavorare concretamente, uscendo una volta per tutte dalla sola propaganda”.

“A noi è ben chiaro da tempo come l’attuale situazione sia frutto di scelte errate (e di non scelte) da parte dell’Unione Europea e di Palazzo Chigi. Denunciamo da tempo che non è possibile risolvere un tema di così grandi dimensioni mettendoci sempre delle pezze e mai affrontandolo organicamente e, certamente, non avevamo bisogno di suggerimenti in tal senso. In questo quadro dunque, non possiamo permetterci di avere anche una Regione che invece che fare il proprio dovere, alimenta sentimenti di paura in un quadro già complicato di suo. E’ qui che si alimentano tensioni e insicurezza. Solo una politica seria a tutti i livelli può coniugare accoglienza e sicurezza”.

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