Da rifare

Pd a pezzi: la nomina del commissario slitta a giovedì

Cinque ore di dibattito tra scambi di accuse e nessuna condivsione di un percorso

Genova. Rinvia tutto di qualche giorno il numero due del partito democratico Lorenzo Guerini al termine dell’assemblea regionale del Pd. Cinque ore di interventi, di scontro più che di confronto, su due visioni politiche opposte: dall’analisi della sconfitta, al tema delle alleanze, dal rapporto con il Comune di Genova al rapporto con lo stesso partito nazionale.

“Abbiamo la consapevolezza che va ricostruito il nostro essere una comunità politica, tra di noi, con i nostri militanti e con gli elettori – ha detto – Dobbiamo arrivare in tempi ravvicinati a definire una data per il congresso e credo che se non ci sono le condizioni attraverso le quali si trova una via di tenuta, si faranno le scelte che competono alla segreteria nazionale”.

E così Guerini, gelando quasi tutti (molti in realtà sapevano con certezza che l’assemblea si sarebbe conclusa con un nulla di fatto se non la constatazione che non esiste un’agibilità politica), concede formalmente ancora qualche ora di “riflessione” ai dirigenti del partito locale e annuncia che “la situazione del partito ligure verrà trattata dalla segreteria nazionale che si terrà giovedì mattina”. Sarà lì che verrà ratificato il commissariamento, anche se alcuni sostengono che il nome Guerini e Renzi lo abbiamo già scelto.

E’ una resa dei conti quella che va in scena nella sede del Cap dove a partire dalle 18.30 circa 160 dei 250 delegati dell’assemblea regionale divisi in due fazioni contrapposte si scambiano accuse, occhiatacce e commenti di scherno quando non urla o fischi. Se il partito ligure voleva dire al vicesegretario Guerini, seduto al tavolo accanto al segretario dimissionario Lunardon, che nessuna mediazione è possibile non poteva farlo in modo più chiaro.

E così il consigliere regionale ed ex assessore Sergio Rossetti può ben dire nel suo intervento che “il commissariamento segna la sconfitta di tutti ma è necessario perché questa serata conferma che non abbiamo trovato la sintesi politica”. In platea le fazioni sono anche fisicamente separate (renziani a destra, cuperliani a sinistra) e lo stesso scenario lo si ritrova fuori, con accrocchi separati tra i fumatori o tra chi prova a recuperare qualcosa da mangiare al bar. Se Rossetti auspica “un commissariamento lungo che consenta di tornare a regole condivise” per altri il commissariamento “deve essere breve e portare al più presto al congresso. Poi ci sono quelli che chiedono che sia lo stesso Lunardon a portare il partito al congresso.

Ciò che emerge è però soprattutto un partito fermo e ripiegato su se stesso, come se la sconfitta elettorale fosse arrivata ieri e non un mese e passa fa: l’analisi delle sconfitta è un continuo scaricare le colpe sulla parte avversa. L’intervento della ex candidata alla presidenza della Regione (ora capogruppo del Pd) Lella Paita ne è un esempio: “E’ vero che sono partita troppo presto, ma nell’ambito di una discussione seria durante le primarie potevamo analizzare questi dieci anni di governo Burlando rispetto al quale io sono stata anche molto critica. Ma l’’importante era portare un candidato contro di me questo scontro di potere è la vera ragione di questa sconfitta”.

Paita si scaglia contro la sinistra di Cofferati e, riferendosi Fassina e Vendola senza nemmeno nominarli se la prende con chi “è andato in Grecia a manifestare anche contro il nostro Paese”. Partono i fischi e qualcuno urla : “Abbiamo perso perché non volevano te come Presidente”. La presidente dell’assemblea Daniela Minetti riesce a fatica a riportare l’ordine in sala.

Poi Paita replica a quanti, a cominciare dal segretario Lunardon, le rinfacciano quanto tempo si è perso per tentare un’alleanza con Area popolare, che dopo le primarie era stata esclusa e lei replica raccogliendo gli applausi dei suoi supporters: “Allora perché in Comune ora abbiamo fatto un’alleanza proprio con quelle forze politiche?”

Paita parla anche di errori della giunta Burlando su temi come i rifiuti e la sanità. Poco dopo arriva la replica dell’ex assessore alla SaluteClaudio Montaldo: “Voglio difendere il valore di questa amministrazione e fino a un certo punto ha tenuto il passo con i problemi e questo è un giudizio positivo anche su Claudio Burlando su ci do un giudizio negativo quando è diventato lo sponsor di una soluzione rispetto alla continuità sottraendoci a una discussione seria e approfondita”. Burlando è il grande assente dell’assemblea regionale, chiamato in causa da molti, così come sono assenti i due ministri liguri Roberta Pinotti e Andrea Orlando. Tra i parlamentari ci sono solo Mario Tullo e il senatore Vattuone, oltre alla europarlamentare Renata Briano.

Gli interventi si susseguono con un continuo scambio di accuse. Se Paita ancora una volta dice che una delle ragioni della sconfitta sono le scelte amministrative del Comune di Genova, il vicesindaco Stefano Bernini replica: “Sono l’unico assessore all’urbanistica di un Comune di centro sinistra che si è trovato in commissione un assessore regionale del mio stesso partito che ha detto che sul puc stavamo lavorando male”.

Lui come il capogruppo del Pd a Tursi Simone Farello, il segretario provinciale Alessandro Terrile, il dirigente regionale Luca Parodi nei loro interventi chiedono che Lunardon resti fino al congresso: “Le dimissioni di Lunardon sarebbero andate bene se fossero state una malattia contagiosa come la varicella – dice Parodi – ma così non è stato”. Ma Lunardon non forza e non chiede il voto.

Anche il marito di Lella Paita Luigi Merlo interviene da delegato spezzino e getta altra benzina sul fuoco: “Siete ipocriti – dice ai dirigenti genovesi – perché non fate cadere Doria solo perché non avete nessuno da candidare e infatti vi siete ritrovati un ministro su due spezzino, un presidente dell’autorità portuale genovese spezzino e una candidata alla Regione spezzina”.

Molti tra quanti si iscrivono a parlare ricordano a Guerini quanto ilpartito nazionale sia stato “sordo rispetto al disagio che gli era stato manifestato”. E lui quando interviene in chiusura si toglie qualche sassolino: “Nella ricostruzione delle vicende, se non fossi qui in un ruolo di garanzia, dovrei riportare tutto ciò che mi è stato detto perché ci sono state reticenze forzature ma anche l’indisponibilità a mettersi in gioco” dice riferendosi nemmeno troppo velatamente al ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Il commissario quindi arriverà giovedì e porterà i cocci del partito ligure verso il congresso. “Ho presentato una modifica dello statuto che prevede per il congresso regionale l’elezione del segretario da parte solo degli iscritti” dice Guerini raccogliendo forse l’unico applauso da parte degli anti-paitiani, ma “l’assemblea nazionale voterà la modifica tra settembre e dicembre”. Quindi non è chiaro al momento se il congresso sarà fatto con le regole vecchie (primarie aperte) o nuove. L’augurio di tutti è quello che non si tratti dell’ennesima conta dei voti, ma di un’occasione per entrare nel merito delle questioni di cosa sarà il Pd nel prossimo futuro. Discussione che ad oggi sembra ben poco praticabile.

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