Ad Albenga 2 euro in più per una pizza “ben cotta”, il titolare si difende: “Un errore del sistema, non lo farei mai” fotogallery

Albenga. “Quel sovrapprezzo è stato solo un errore di terminale: non ha senso far pagare la cottura, non ha nessuna logica”. Smonta il caso il titolare del Ricaroka, la pizzeria di Albenga finita nell’occhio del ciclone su Facebook per uno scontrino quantomeno “singolare”, nel quale su due pizze veniva applicata una maggiorazione di due euro perché “ben cotte”.

Da quello scontrino è partito un tam tam mediatico, come solo sui social network può avvenire, che in breve tempo è arrivato alle orecchie del titolare del locale. “Mi stanno rovinando la reputazione – è la preoccupazione di Antonio Musolino – quando invece da sempre costruisco il mio successo sulla mentalità opposta… leggete le recensioni sui siti web, offro sempre il caffè e il limoncino a tutti”.

Anche tra i commenti alla foto dello scontrino qualcuno lo difendeva: “Non può essere lui, è onesto, regala sempre qualcosa”. Al Ricaroka, spiega il titolare, è normale: “Lo considero un investimento, preferisco un cliente contento che avere 5 euro in più. Se uno ad esempio mi chiede due o tre ingredienti in più sulla pizza io non sto a fare il conteggio esatto delle aggiunte… metto qualche euro in più e mi va bene così. E quando un cliente è venuto, a distanza di giorni, a farmi notare che ha pagato una bottiglia in più, io l’ho rimborsato senza stare a verificare”.

Da dove sbucano, dunque, quei famigerati 2 euro per pizza “+ ben cotta”? “E’ un errore del sistema – spiega Antonio Musolino – quando inserisco un’ordinazione dal palmare si collega al prezzo inserito nel terminale principale. Quando il cameriere ha selezionato ‘ben cotta’ perché rimanesse nell’ordinazione il sistema ha inserito un costo rimasto in memoria, ossia 2 euro; ma è un caso, avrebbe potuto esserci inserito 10, oppure 100. Purtroppo non ci siamo accorti del problema, altrimenti mai e poi mai ci saremmo sognati di far pagare quei due euro. Ora ho fatto intervenire il tecnico che mi ha spiegato dov’era l’errore: e dico fin d’ora che se dovesse risuccedere a qualcuno sono pronto ad offrire il pranzo a tutto il suo tavolo”.

Ora spera che il caso si sgonfi, il titolare del Ricaroka, per non trasformarsi in un nuovo “caso Mamita”. Anche se Musolino avanza qualche dubbio sulla dinamica: “Tramite un contatto comune sono riuscito a contattare la signora che ha postato lo scontrino su internet e le ho chiesto spiegazioni. Lei dice di averlo avuto da una amica che era venuta tempo fa, e che nessuno è mai venuto a chiedermi spiegazioni”.

“Su Facebook raccontano invece di essere venuti alla cassa, e noi li avremmo congedati giustificando il sovrapprezzo appunto con la cottura aggiuntiva – continua il titolare – E’ assurdo, non l’avremmo mai fatto: e se lo avessimo fatto avrebbe dovuto scoppiare come minimo un litigio, penso che il cliente ci avrebbe mandati a quel paese… invece non ricordo nulla di tutto ciò”.

“Mi auguro che questo episodio non mascheri in realtà una campagna discriminatoria nei nostri confronti – conclude Musolino – anche se ammetto di non poter far altro che ‘mea culpa’, perché l’errore è nostro ed è innegabile. Ma sbagliare è umano”.

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