Per un pensiero altro

Umanismo ed agnosticismo…

Per un Pensiero "Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Per un Pensiero Altro

Perché non provare a consentirsi un “altro” punto di vista?
Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.

“Se dio esistesse dovremmo dimenticarlo” afferma Gershom Freeman parodiando Voltaire che, apparentemente non in linea con l’idea di lui diffusa tra i suoi contemporanei, sosteneva che “Se dio non esistesse bisognerebbe inventarlo”. Le sue ultime parole furono “Muoio credendo in Dio, amando i miei amici, non odiando i miei nemici e detestando la superstizione”; nonostante l’evidente ravvedimento le autorità parigine gli negarono la sepoltura cristiana, il suo corpo venne trafugato da solerti amici e sepolto comunque in terra consacrata.

Ma torniamo all’affermazione solo apparentemente blasfema del “libero pensatore” responsabile dell’incipit di oggi cercando di esplicitarlo: se l’essere fenomenico va inteso come frutto del progetto di una volontà trascendente, ogni elemento costituente il progetto stesso, compreso l’uomo, diverrebbe funzionale al progetto ed alla volontà del progettista così da nullificare ogni possibilità di scelta libera e responsabile da parte di ogni singolo attore. Quando gli feci notare che il libero arbitrio poteva essere inteso come ottimo grimaldello per scardinare quella che appariva come una ineludibile prigione logica, Gershom replicò che, se è già deciso cosa è il bene e cosa il male, l’unica possibilità dell’uomo è di operare per il bene che non ha determinato ma che è obbligato a rispettare pena una terribile punizione. “E questa la chiami libertà?” concluse.

Preso dalle sue riflessioni proseguì affermando che quando Adamo scelse di fare il bene ubbidendo al suo creatore e rispettando il divieto di cibarsi del frutto dell’albero del bene e del male, nè il bene nè il male ebbero luogo, insomma, nulla ebbe cominciamento. Fu forse per quella ragione che il creatore generò la donna ed il serpente tentatore e solo al momento della trasgressione, così fortemente da lui stesso determinata, il padre celeste trovò giusto e doveroso punire i nostri progenitori cacciandoli dal paradiso terrestre e dando inizio a “questa valle di lacrime”. Lo so, a volte Gershom può apparire un tantino blasfemo, ma non è facile sfuggire al fascino del suo pensiero, io almeno non ci riesco, i miei tentativi non fanno altro che estremizzare provocatoriamente il suo pensiero. Sostenne, infatti, che in realtà non ci siamo mai allontanati dal paradiso terrestre e che ci è stato messo davanti agli occhi un velo, una lente deformante, insomma, qualcosa che ci ha reso impossibile vederlo rendendoci frustrati ed incapaci all’amore, “se tutti ci riconoscessimo come formidabili eccezionalità, se cogliessimo in ognuno la medesima meraviglia, come potremmo non amarci, come potrebbe la realtà non mutarsi radicalmente?”.

Riuscite ad immaginare il mondo della sua visione, abitato da esseri meravigliosi che si amano ed amano gli altri, nessuno sarebbe progetto di qualcosa di superiore che lo trascende e lo nullifica e nessuno avrebbe la necessità di innalzarsi sopra gli altri nel tentativo di raggiungere il cielo o di meritarselo o agirebbe sentendosi da esso indirizzato nell’azione. Diviene allora più chiara l’affermazione di apertura, con atteggiamento agnostico Gershom non afferma che dio esista oppure no ma che, poiché pensarlo come lo si pensa ora determinerebbe lo svuotamento di senso della nostra esistenza, anche nel caso esistesse si dovrebbe vivere come se così non fosse,  determinando il nostro agire secondo l’umana indicazione dell’amore, amore direzionato non verso chi non è, ma verso tutti coloro che già sono qui e che spesso, troppo spesso, non riusciamo a vedere. In quest’ottica ecco che la blasfemia che, apparentemente, ispira l’affermazione iniziale, diventa ieratizzazione di ogni uomo capace di assumersi il diritto ed il dovere dell’edificio della propria coscienza lasciando crescere il divino in se stesso.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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