Per un pensiero altro

Ripensando Halloween

Per un Pensiero "Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Pensiero Altro 31 ottobre

Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista?
Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.

“Da dove infatti gli esseri hanno l’origine, ivi hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l’uno all’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo” è forse il più noto frammento pervenutoci a testimonianza dell’abissale profondità filosofica di un pensatore che, nei manuali liceali, viene banalmente inghiottito nell’anonimato del gruppo dei presocratici, stiamo parlando di Anassimandro. Non so quanto lecitamente ma certo con grande modestia lo prendo a riferimento per la nostra scorribanda odierna il cui titolo rimanda ai feteggiamenti della prossima notte. L’ultimo giorno di ottobre, infatti, è oramai consacrato alla celebrazione di Halloween anche nella cattolicissima Italia nonostante il rito sembri aver poco a che vedere con le tradizioni autoctone, ma verifichiamo.

La parola Halloween deriva dall’espressione All Hallows’ Eve, che tradotto significa “Notte di tutti gli spiriti sacri”, cioè la vigilia di Ognissanti. Possiamo pertanto riconoscere la più corretta radice di quello che per tutti è una festa d’oltreoceano che è stata importata in Europa solo per ragioni commerciali, radici evidentemente celtiche per certi aspetti, ma fondamentalmente cristiane per altri. Anche la pratica del travestimento ha origine nel tardo medioevo europeo, quando i poveri gironzolavano tra le case dei villaggi chiedendo elemosine in cambio di preghiere per la prossima commemorazione dei defunti, il fatto che fossero mascherati aveva come unico scopo quello di rendere anonimo il questuante e di non esporlo all’imbarazzo della richiesta di cibo. Il probabile lamento del povero, che implorava non dolcetti ma cibo senza minacciare scherzetti ma offrendo in cambio preghiere, è documentato da un riferimento shakespeariano quando, nella sua commedia I due gentiluomini di Verona, fa esclamare a Speed, nei confronti del suo maestro, di non «lagnarsi come un mendicante a Hallowmas” [Halloween].

La pratica poi del ricorso ad una zucca svuotata e munita all’interno di una fonte di luce pare risalga ad un antico racconto nel quale il personaggio di Jack O’ Lantern fu condannato dal diavolo a vagare per il mondo, di notte, alla sola luce di una zucca “scavata” contenente una candela. Poiché il termine inglese per scavare è “to hollow” (e quindi l’atto di scavare è “hollowing”) da ciò deriverebbe il nome Halloween. In ogni caso la notte del 31 ottobre è oramai consacrata ai mostri e, inevitabilmente, le radici cristiane compaiono attraverso la centralità del mostro per antonomasia: il diavolo. Mi si perdoni il far notare che io festeggio la data in oggetto con particolare emozione da quando ricordo, ed ho buona memoria, ma solo perchè è il giorno del mio compleanno, e subito torno al centro del nostro argomentare, il diavolo, appunto.

Nel calendario satanico il 31 ottobre è una notte di tregenda, momento in cui è possibile compiere efficacemente malefici e/o miracoli alchemici, rigenerarsi, ambire all’eternità, celebrare il maligno. A chi fosse interessato ad una stimolante lettura in tal senso suggerisco un triller esoterico scritto dall’amico Gershom Freeman, Il quadrato del Sator, in ogni caso è interessante riflettere sull’etimologia del termine diavolo. Certo lo si può far risalire all’unione di due canne per uno strumento a fiato, il diaulo usato dai satiri, esseri mezzi uomini e mezzi capri muniti di coda e cornini il cui unico scopo era riuscire a violare l’illibatezza delle ninfe. Si tratta, in questo caso,di un diavolo mediterraneo e giocoso, il peccato del sesso, sempre che sia un peccato, è quello più piacevolmente umano, credo che ogni lettore condivida. Certo è lecito anche risalire al portatore di luce scacciato dal paradiso ma credo che sia più interessante l’etimo greco: dia-attraverso ballo-metto. Propriamente, separare, metter in mezzo, frapporre una barriera, creare fratture. Ed ecco che possiamo ritornare al mio amico Anassimandro: fu il grande pensatore di Mileto a comprendere che il primo essere umano, il primo ad avere consapevolezza di sè come di un’entità capace al pensiero ed alla coscienza di essere tale, compì anche il primo terribile peccato, scisse l’eterna immobilità dell’essere dividendola in un io che pensa ed in un altro da me che divenne il pensato.

Ecco che è il dividere il peccato originale ed il responsabile, degno pertanto di espiazione, è quel demonio di un essere umano, quello che nella notte del 31 ottobre sa ridere, ennesima terribile infrazione, e godere della propria meravigliosa mostruosità. Ma siamo arrivati alla fine del nostro spazio e mi vedo costretto a rimandare il paziente lettore al prossimo appuntamento.

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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