Integrazione stroncata

Happy, il richiedente asilo che cucina per gli anziani poveri ma che per il decreto Salvini va espulso

E' uno dei volontari nella Trattoria del Mutuo Soccorso, va a scuola e sa l'italiano, ma con la nuova legge diventerà irregolare

trattoria del mutuo soccorso

Savona. Lo chiameremo “Happy”. Non è il suo vero nome, ovviamente. Anzi, ovviamente mica tanto, dato che altri suoi compagni nigeriani portano nomi inglesi anche più strani. Ma chiamiamolo “Happy”, “felice”. Felice perchè, da oggi, avrebbe potuto sentirsi utile aiutando in cucina a preparare pasti per anziani savonesi e persone bisognose; felice perchè, negli ultimi tempi, iniziava ad immaginare di aver trovato un posto dove integrarsi, imparare un lavoro, rifarsi una vita. E da dove, invece, dovrà andarsene.

“Happy” è un ragazzo nigeriano che incontriamo mentre scattiamo qualche fotografia della Trattoria del Mutuo Soccorso. L’iniziativa, realizzata dall’associazione di volontariato Arcisolidarietà Savona insieme ad Arci e alla cooperativa sociale Arcimedia, vede alcuni volontari in cucina e in sala per garantire pasti a bassissimo costo (5 euro) per chiunque lo desideri e, per i più bisognosi, addirittura la possibilità di mangiare gratuitamente grazie al “pasto sospeso” (clicca qui per scoprire come funziona). Un luogo, insomma, dove le persone più sole o in difficoltà economica, spesso anziani, possano mangiare senza sentirsi “umiliati” (è una trattoria, non una mensa per poveri) e magari socializzando con gli altri clienti abituali.

Nelle cucine c’è “Happy”, impegnato a dare una mano allo “chef” Roberto De Cia. Ma il clima non è felice per niente: proprio ieri ha saputo che tra qualche mese dovrà andarsene. Il decreto Salvini infatti ha eliminato la dicitura “motivi umanitari” dal Testo unico del 1998 che regola l’immigrazione: ora il permesso di soggiorno si può avere solo per “casi speciali”, “condizioni di salute di eccezionale gravità” o “situazione di contingente o eccezionale calamità del Paese dove lo straniero dovrebbe fare ritorno”. E ieri gli è stato comunicato che, non rientrando in queste casistiche, non ha speranze di restare in Italia.

“La sua richiesta di protezione internazionale è stata rifiutata – racconta Marisa Ghersi, vicepresidente di Arcimedia e responsabile dei Centri di Accoglienza Straordinaria – anche se svolge volontariato socializzante, frequenta le scuole medie e parla benissimo l’italiano. Nonostante tutto oggi è venuto, pur col magone, perché crede in questo progetto e ha voluto continuare a farne parte. Certo, è abbastanza arrabbiato: si sente vittima di un sistema che non riconosce suo ma che deve accettare. Insieme proveremo a costruire un ricorso”.

Il progetto del “pranzo sospeso” (che, lo ricordiamo, è rivolto soprattutto ad anziani e famiglie in difficoltà economica, individuate dai servizi sociali) fonda la sua sostenibilità economica sul volontariato di chi lavora nella Trattoria. Tra loro non c’è solo Happy, ma diversi altri ragazzi nigeriani: “I richiedenti protezione internazionale che partecipano a questo progetto sono cinque – spiega Ghersi – Per loro, dopo tutti i corsi fatti e la certificazione HACCP, questa è un’attività importante”. Da qui, infatti, passa la loro speranza di riuscire a trovare un lavoro “nel caso riescano a rimanere in Italia in modo legale”.

Perché l’obiettivo del progetto, chiarisce Ghersi, non è certo avere “manovalanza a costo zero”: “Questo è un impegno di volontariato per la comunità che li ospita, un fare qualcosa per le persone molto meno fortunate che di questa comunità fanno parte”. Perchè dalla Trattoria, come detto, non usciranno “proventi” o stipendi ma soltanto cibo: a 5 euro per chi può pagare, gratis per chi non può. Cucinato anche da Happy. Per ora.

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