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Danneggiata la lapide delle Camicie Nere, le reazioni fotogallery

E’ stata ritrovata abbattuta e spezzata questa mattina nel cimitero di Zinola

lapide camicie nere

Savona. Continueremo a esprimere il nostro deciso dissenso a quanto avvenuto sabato scorso, con l’interpellanza parlamentare e con quella comunale, ma questo dissenso deve rimanere sul terreno di una discussione civile e democratica”. Lo afferma il segretario del Pd di Savona, Roberto Arboscello, che così commenta l’atto vandalico che, questa notte, ha interessato la ben nota “lapide delle Camicie Nere” che da giorni sta animando il dibattito politico all’ombra della Torretta.

Prosegue Arboscello: “Pur ribadendo l’assoluta gravità della deposizione della lapide avente i contenuti ormai noti a tutti e l’omaggio reso dal sindaco, fatto gravemente offensivo per la città di Savona, siamo a condannare e a prendere distanza da gesti come quello avvenuto stamane. I valori dell’antifascismo vanno difesi con altri strumenti, non certo con la violenza”.

Dalla segreteria provinciale del Pd: “Siamo e saremo sempre contrari a ogni atto di violenza. La lapide su cui insieme alle forze armate erano commemorate le Camicie Nere, fatto che continuiamo a ritenere un’offesa a tutta la Città, avrebbe dovuto essere rimossa dal Comune e non essere oggetto di un atto vandalico. L’antifascismo e la democrazia si difendono con la legalità”.

I capigruppo delle minoranze in consiglio comunale a Savona Pasquali, Meles, Ravera, Pongiglione e Addis aggiungono: Ieri come gruppi consiliari dell’opposizione, abbiamo presentato un’interpellanza urgente per chiedere conto di come sia potuto accadere l’increscioso episodio della lapide commemorativa delle Camicie Nere. Oggi apprendiamo che la medesima è stata divelta nella notte ad opera di ignoti. Condanniamo senza se e senza ma questo gesto. Siamo preoccupati per il crescente clima di tensione che temiamo faccia il gioco di chi vorrebbe mettere in discussione il presidio stesso delle istituzioni democratiche. Da parte nostra continueremo a tenere la barra dritta per mantenere la discussione politica, seppur accesa, nei luoghi deputati, come deve essere ed è per questo che venerdì ne discuteremo in Consiglio Comunale, auspicando le doverose scuse del sindaco alla memoria della città e chiedendo chiarezza circa l’accaduto”.

Simona Saccone Tinelli, consigliere comunale di Savona, aggiunge: “Non ho voluto polemizzare per non buttare benzina sul fuoco, non ho voluto polemizzare per non creare un caso politico. Ma il caso politico ora esiste: ho taciuto quando il riferimento alle Camicie Nere è stato coperto nonostante fossero a tutti gli effetti riconosciute forze armate (al di là del pensiero e l’opinione personale di chiunque, questo è un dato storico). Ho taciuto per pudore,ho taciuto per buon senso vedendo una città agonizzante e morente litigare sul passato, ho taciuto per non istigare pensando che l’uomo ha bisogno di andare avanti e pregare in cuor suo per chi vuole nella massima espressione della democrazia e cioè la liberà”.

“Ora però non taccio più, perché la distruzione di un’ opera è un atto vandalico e vile, nel modo e nel concetto. Vedo su Facebook la condanna da parte di alcuni membri consiliari della sinistra e questo rende loro merito. Distruggere non è mai qualcosa di bello ma è il fallimento di una società che non è in grado di lasciare i rancori fuori e perseguire un bene comune”.

Fabrizio Marabello, membro di “Amici della Fondazione Giorgio Almirante” e presidente dell’associazione culturale “Ventennio”, definisce l’accaduto “un gesto infame, ignobile, vigliacco. Invece di pensare ad una pacificazione a distanza di 70 anni dai fatti, alcuni appartenenti ad una una certa parte politica e ideologica ancora alimentano l’odio e la violenza, perfino contro i morti. Coloro i quali hanno sollevato questa polemica, da Anpi e fino ai partiti di sinistra, hanno anche determinato questa situazione: alimentando le polemiche, è normale che poi qualche invasato si senta in diritto di passare dalle polemiche (che nella dialettica ci stanno) ad atti di violenza inaccettabili”.

“Le Camicie Nere erano la quarta forza armata: hanno giurato davanti al re e perciò sono legittimate ad essere onorate e ricordate come gli altri caduti. Mi auguro che i partiti di destra e centro-destra si facciano sentire, cosa che al momento non è ancora successa. Soprattutto, mi lascia perplesso il fatto che un’amministrazione di centro-destra come quella di Savona abbia preso certe posizioni (come richiedere la modifica della targa) anziché ragionare sugli aspetti storici della questione. Si tratta di un’azione ideologicamente incoerente”.

“Mi auguro che la Procura indaghi per individuare il responsabile e, anzi, mi chiedo se all’interno del cimitero siano presenti telecamere di videosorveglianza”, conclude Marabello.

Edda Negri Mussolini Fabrizio Marabello

E sulla vicenda interviene anche Edda Negri Mussolini, nipote di Benito Mussolini: “Purtroppo gli ‘ignoranti’ sono sempre dietro l’angolo e non rispettano nulla, vedi un luogo sacro come il cimitero. Nella notte la lapide è stata danneggiata. Ecco, questi sono quelli che chiedono rispetto, fanno interpellanze. Ma per voi cos’è il rispetto, un ‘qualcosa a senso unico’ come ogni cosa che pensate sia sbagliata per voi? Ma noi siamo diversi e andremo avanti guardandovi negli occhi senza timore. Perché quelli che odiano, vogliono vendette, urlano, hanno mancanza di rispetto siete voi. Voi passerete dalla parte del torto sempre e comunque. Noi i conti con la storia li abbiamo, fatti voi no”.

Franco Astengo commenta: “Così come abbiamo sostenuto che la questione della lapide inaugurata al cimitero di Zinola in memoria dei savonesi caduti nel secondo conflitto mondiale e nel cui testo erano comprese le Camicie Nere non riguardava i caduti in quanto tali bensì il simbolo che le camicie nere hanno rappresentato durante il periodo dello squadrismo pre-fascista, durante il ventennio e nel periodo dell’occupazione nazista la demolizione della lapide stessa, avvenuta per mano ignota e senza alcuna determinazione da parte dell’Amministrazione Comunale, non può altro che essere giudicata (nelle condizioni date) un semplice atto vandalico da condannare comunque. Un atto vandalico che ci auguriamo non alimenti ulteriori pretestuose polemiche. Polemiche che nella maggior parte dei casi sono state alimenta teda coloro che anno interesse a confondere e distorcere la verità storica sovrapponendovi un rimpallarsi di accuse e contraccuse senza senso”.

“In questo frangente nessuna dietrologia da sviluppare in alcune direzione: soltanto l’espressione di una condanna netta anche allo scopo di sgomberare un campo inquinato da inganni ed equivoci, generatisi soprattutto per responsabilità del Comune di Savona, e fare in modo che la cerimonia di ripristino di un’altra targa, anch’essa oggetto di atto vandalico, ricordante i Martiri del Natale di Sangue 1943 possa avvenire sabato prossimo nel pieno della serenità di spirito com’è necessari sia nell’occasione del ricordo dell’evento più doloroso e drammatico che Savona ebbe a vivere nella triste stagione intercorsa tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. Ricordiamo ancora come, ben testimoniato dalla medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Resistenza, il grande contributo che i savonesi seppero perché si giungesse alla Liberazione d’Italia e la lunga stagione di ricostruzione e di crescita democratica che nel dopoguerra ha illustrato la vita sociale, politica, culturale di una città industriale come Savona. Da non dimenticare”.

Da Arci Savona: “Il vandalismo non è mai la risposta corretta per difendere i valori democratici, costituzionali ed antifascisti. Oltretutto, il risultato voluto e richiesto a gran voce da gran parte della città, tra cui l’Arci, era già stato ottenuto pacificamente e nell’ambito della discussione civile e democratica. Quello di stanotte è un atto da cui ci dissociamo e condanniamo fermamente. È evidentemente una provocazione che giova solamente a chi vuol alzare il livello dello scontro e che vuol intorbidire le acque dopo la corretta, anche se tardiva, decisione del Comune di togliere e modificare la lapide. L’intera comunità savonese dovrà condannare tale atto, da chiunque commesso, riscoprendo i valori democratici, costituzionali ed antifascisti che sono il fondamento della nostra Repubblica”.

Roberto Nicolick: “Qualcuno, ancora ignoto o ignoti, ha scalzato il cippo che ricorda i caduti di versi corpi militari, Camicie Nere comprese, posto dentro il cimitero di Zinola, e dopo averlo abbattuto lo ha pure spezzato. Immagino la fatica che questi soggetti hanno dovuto dispiegare per compiere questo atto vile e stupido, immagino la paura di essere visti dato che questo è un reato di danneggiamento, immagino anche l’esaltazione che questi soggetti, poveretti, hanno vissuto una volta lontano dal camposanto. Magari non hanno avuto neppure vergogna di violare il sonno eterno di migliaia di persone che sono da tempo nella sacralità di un cimitero. Si tratta certamente di mini dotati, dal punto di vista celebrale e , mi spingo oltre, anche da un altro punto di vista, perché non riuscendo a dare umane gioie alla loro compagne/fidanzate/mogli sono costretti a riciclarsi in questo tipo di robe”.

“Ricordo loro, ma lo sanno benissimo, che hanno compiuto un reato, punibile a norma di legge, art. 625 del C.P. tuttavia, questi individui, vili e complessati, sono semplicemente il frutto di una campagna d’odio che da tempo cammina per le strade di questa povera città, una campagna d’odio a chilometri zero, tollerata da chi dovrebbe prendere posizione contro di essa, incoraggiata da cattivi maestri dalla provenienza culturale politica ambigua. E’ chiaro che a forza di ripetere la usata e abusata qualifica di fascista, si giunge a essere giustificazionista verso chiunque usi la violenza cieca al posto della dialettica. Quando i falsi dogmi iniziano ad essere smentiti dalla storia e dai fatti e a non essere più creduti a scatola chiusa, allora la furia e violenza di alcune menti fragili prende il sopravento”.

“Il caso della lapide spezzata è un classico da manuale ma esiste anche una furia e una violenza propedeutica che viene esplicitata da leoni da tastiera, in questi casi si fanno i nomi e i cognomi delle persone fuori dal coro, si identifica un problema e si spera che qualcuno, sempre un mini dotato, provveda a risolverlo. Oggi una lapide, domani una persona da minacciare,da picchiare, da terrorizzare. La ventata di follia che sta attraversando Savona è una ventata di ritorno , ha radici lontane e si nutre dell’odio ideologico che viene coltivato in alcuni circoli dell’ultra sinistra ma anche nella sinistra delle poltrone e degli incarichi di sottogoverno, nei circoli ricreativi, in taluni centri gli stessi che mobilitano anche gli immigrati che diventano inconsapevoli strumenti nelle mani di soggetti ideologizzati. Spiace molto che le istituzioni in questo preciso frangente abbiano tenuto un atteggiamento che mi ricorda molto quel famoso prete di manzoniana memoria. Sono certo che la violenza cieca e ottusa non si fermerà ad un cippo ma proseguirà , quindi è mia speranza che le forze dell’ordine riescano a identificare gli ignobili autori del gesto infame al camposanto per stroncare sul nascere questa roba qui, altrimenti le persone per bene e aliene dalla violenza dovranno iniziare a tutelarsi, sempre nel rispetto delle leggi”.

Come di consueto, i Verdi Savonesi colgono l’occasione per rivolgere una serie di quesiti alle parti coinvolte: “I Verdi Liguri esprimono il proprio sdegno dinanzi all’inqualificabile e squallido episodio accaduto al cimitero di Savona. Noi crediamo che i morti vadano sempre ricordati ma che le camicie nere non siano in alcun modo paragonabili alle forze di Liberazione. L’Opera dei Caduti senza Croce, come si evince dal proprio statuto nazionale, ‘non persegue fini di lucro e si propone di mantenere viva la memoria dei caduti in guerra, nei campi di prigionia e d’internamento, nelle foibe e nei campi di sterminio, senza aver avuto il conforto di una degna sepoltura’ oltre a mantenere uno specifico monumento a Roccaraso equiparato con legge nazionale ai cimiteri di guerra. A questo punto noi Verdi vogliamo sapere: cosa c’entrano le Camicie Nere con le vittime indicate nello statuto sociale dell’associazione? Che tipo di azioni interne si vogliano assumere e soprattutto chiarire cosa sia successo e quali procedimenti amministrativi si siano seguiti per giungere ad una gravissima offesa alla città di Savona, Medaglia d’Oro della lotta di Liberazione? Se non si ritenga di informare urgentemente il consiglio comunale di quanto accaduto o mettere in piedi una apposita commissione consiliare di indagine? Quali conseguenze politiche intenda assumere la sindaca di Savona poiché la rimozione della lapide non può bastare dinanzi alla gravità dell’accaduto e sopratutto alle ambiguità dei primi giorni quando pareva che perfino,stando a notizie di stampa, vi fossero dubbi sul ruolo tragico svolto dalle camicie nere”.

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