Albenga. “Però, che strano. Io pensavo, per quel poco che so di comunicazione, che un marchio di promozione turistica fosse il risultato finale di uno studio serio, attento, multidisciplinare (inteso come storia, prodotto, marketing e in ultimo la grafica, importantissima) e non un semplice disegno, bello sin che si vuole, ma fine a se stesso. L’assessore Passino, invece, mi dà del rosicone, spiegandomi che per prima cosa viene il disegnino e poi si devono chiamare a raccolta le intelligenze cittadine e no per riempire il disegno di contenuti. Nel frattempo si sono spesi 21 mila euro per una serata di grande successo, ci mancherebbe, per premiare Antonio Ricci, benemerito albenganese, e pagare una compagnia di giro e venti minuti di fuochi d’artificio”.
Ecco la nuova puntata della querelle sugli Emys Award innescata ieri da Eraldo Ciangherotti, consigliere di minoranza ad Albenga. Dopo il suo attacco (“solo uno spot fatto alla carlona”) e la replica dell’assessore Alberto Passino (“Ciangherotti è un rosicone, per invidia danneggia la città”), non si è fatta attendere la controreplica del forzista.
Ciangherotti fa notare come venerdì sera, in prima fila, ci fossero, “come si vede chiaramente dalle foto distribuite dall’ufficio stampa del Comune”, l’onorevole Vazio, assessori e consiglieri comunali. “Se i contenuti fossero stati messi prima e il marchio fosse stato presentato in tempi utili agli operatori turistici non sarebbe stato meglio? – si chiede il consigliere di minoranza – Il marketing, territoriale, emozionale, chiamatelo come volete, si fa con idee e serietà, non con gli spot elettorali. Se l’assessore Passino avesse dato un contributo minimo ai Fieui di Caruggi avrebbe organizzato una serata migliore. Ma non avrebbe avuto lo spot elettorale che pensa di avere avuto”.
“Rosicone io? No, cane da guardia – conclude Ciangherotti – di una maggioranza sempre più confusa e nel pallone, almeno in campo turistico, capace solo di collezionare brutte figure”.