Precisazione

Tirreno Power, Medicina Democratica: “Archiviazione reato omicidio colposo non elimina gli altri reati”

Maurizio Loschi: "Vuol dire solo che le vittime sono indistinguibili da quelle morte per cause diverse, non che il danno non sia avvenuto"

Alcev e Medicina Democratica in presidio davanti al tribunale

Vado Ligure. “Il non aver potuto individuare nomi e cognomi di coloro che sono morti o si sono ammalati a causa delle emissioni nocive provocate dalla centrale a carbone non significa che il danno non sia avvenuto, ma solo che queste vittime sono indistinguibili da coloro che hanno subito il medesimo danno ma per cause diverse”. E’ la precisazione di Maurizio Loschi, referente savonese della onlus Medicina Democratica, dopo “le strumentalizzazioni comparse nel web e su alcuni articoli di giornale nei giorni scorsi, in riferimento alla richiesta di archiviazione del reato di omicidio colposo nei confronti di alcuni dirigenti aziendali della Tirreno Power di Vado Ligure ed istituzionali, sulla quale si riserva di presentare eventuale opposizione nei modi e nei tempi previsti”.

“I morti restano morti, anche quando sono senza nome. L’archiviazione del reato di omicidio colposo non significa che non vi sia stato inquinamento e che questo non abbia ucciso. L’eccesso di malati e deceduti sul territorio di impatto della centrale, documentato ampiamente dalle relazioni dei consulenti dei PM, resta ed è lì a dimostrare l’enorme fonte di nocività rappresentata dalla combustione del carbone all’interno di un centro densamente abitato, anche qualora rimanga impossibile effettuare la distinzione di cui sopra” spiega Loschi.

“Il reato specifico di lesioni e omicidio colposo, che era stato stralciato dal precedente filone di indagini, se portato in giudizio assieme all’imputazione per disastro ambientale e sanitario colposo, che sarà discussa in tribunale a partire dall’11 dicembre 2018, avrebbe semplicemente reso ancora più grave la posizione processuale degli imputati, aprendo la strada per un risarcimento delle vittime in sede penale, ma il mancato preciso riscontro dei nomi e dei cognomi delle vittime non elimina assolutamente i reati per i quali questi sono già stati rinviati a giudizio né esclude la possibilità di un risarcimento in sede civile. Medicina Democratica conferma quindi il proprio impegno nel tutelare le vittime in ogni direzione” conclude il portavoce savonese.

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.