Mongol rally

Da Savona alla Siberia su una Suzuki del 1989 per beneficenza: la pazza impresa di Luca Negro e Giacomo Iachia

I due parteciperanno al Mongol Rally, 18 mila km tra occidente e oriente. E IVG li seguirà costantemente con un "diario di viaggio"

Savona. “La più grande avventura motorizzata del pianeta”. Così gli organizzatori del Mongol Rally, iniziativa nata nel 2004, descrivono questa corsa automobilistica unica al mondo, un viaggio di beneficenza ai limiti dell’inverosimile. A cui quest’anno parteciperà anche un savonese, Luca Negro, in coppia con Giacomo Iachia, in un’avventura che diventerà anche un progetto editoriale, “Vialogando”, e un diario di viaggio su IVG.

Il percorso è semplice nella sua follia: si parte da una località nei sobborghi di Praga, nel cuore della Mitteleuropa, per arrivare oltre la Mongolia, ad Ulan Ude, capitale della Buriazia. Il tutto su un veicolo con cilindrata massima di 1200 cc. Un’impresa ai limiti del possibile: il regolamento vieta l’utilizzo del navigatore satellitare, non è previsto alcun tipo di assistenza lungo il percorso né tantomeno vi è un itinerario predefinito da seguire, se non quello che conduce all’avventura. E così oggi il Mongol Rally vede la partecipazione di team da tutto il mondo, desiderosi di mettersi alla prova in quello che per molti sarà il viaggio della vita.

Il rally infatti è stato pensato per essere il più possibile un’avventura per i partecipanti, e non è una gara nel senso tradizionale del termine: gli organizzatori raccomandano di usare il meno possibile le autostrade per giungere al traguardo, e non è previsto un premio per i primi arrivati. Lo spirito è quello della solidarietà: al Mongol Rally non si partecipa per vincere ma per aiutare (una delle regole prevede infatti l’obbligo di devolvere almeno 1000 sterline in beneficenza).

E tra gli equipaggi al via, quest’anno, ci sarà anche un savonese: Luca Negro, dipendente della cooperativa Bazzino (che ha deciso di sostenerlo nel progetto). Lo attende un viaggio di 18.000 km, un ponte immaginario tra occidente e oriente attraverso 18 Paesi: “L’idea di questo viaggio è del mio prossimo compagno d’avventura, Giacomo Iachia – racconta Luca – ha ideato un progetto, intitolato ‘Vialogando – travelling stories’ a cui ho aderito con entusiasmo sin dal primo momento in cui mi è stato proposto. Partiremo da Savona alla volta della Mongolia cercando di essere cronisti e testimoni del mondo che ci circonda: un mondo in costante evoluzione, intimamente connesso alle vite di ciascuno di noi ben prima dell’avvento di internet e della globalizzazione”.

vialogando

I due affronteranno l’incredibile viaggio a bordo di una Suzuki Santana SJ del 1989, 970 di cilindrata e 45 cavalli, per gli amici semplicemente “Pulce”. Come nome hanno scelto “Colours Seekers”, “cercatori di colori” che simboleggiano le sfumature culturali lungo la via della Seta. “Vogliamo vedere cosa si cela dietro i nostri pregiudizi – spiegano – raccontare le vite e le storie di altre persone che, come noi, sono alla ricerca di un futuro migliore e testimoniare, al di là di ogni retorica, culture, tradizioni e speranze di popoli lontani. Vialogando è dialogo in viaggio e viaggio nel dialogo. Partiamo per un viaggio fatto di storie e di piccoli passi verso un racconto corale e appassionato che speriamo possa essere per tutti fonte d’informazione e, soprattutto, d’ispirazione”. Il progetto editoriale prevede un racconto testuale e visivo di tutto il viaggio sul sito www.vialogando.it, sulla pagina Facebook ma anche su IVG.it, con un diario di viaggio nel quale potremo seguire passo passo la loro avventura.

Dieci anni di differenza tra Luca e Giacomo, 10 giorni per decidere e una storia intessuta dal destino ancora tutta da scrivere: “Ci siamo conosciuti in un centro commerciale – raccontano – il non luogo forse perfetto per progettare grandi sogni. Speranza, angoscia, diffidenza. Venivamo da strade diverse. Uno di noi ha cullato il sogno di partire per mesi e, quando l’amico con cui aveva messo le basi del progetto ha preso un’altra strada, non si è dato per vinto. L’altro era reduce dal giro del mondo, dopo il quale pensava di concentrare le energie su altri progetti e appendere lo zaino al chiodo, almeno per qualche tempo. Ma la vita rimescola sempre le carte ed eccoci quindi insieme a portare avanti un progetto a cui entrambi non potevamo resistere”.

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La partenza è fissata da Savona martedì 10 luglio, alle ore 12.30 da piazza Sisto IV: passando per Genova e Milano raggiungeranno Venezia, da sempre fautrice di un intimo rapporto con l’Oriente, come testimoniato dalla storia del suo viaggiatore forse più illustre, Marco Polo. “Saluteremo il Friuli-Venezia Giulia, una delle prime terre di confine che ci lasceremo alle spalle, per attraversare l’Austria e raggiungere Praga – raccontano – È nel cuore della mitteleuropa, dove ci riuniremo agli altri equipaggi partecipanti al Mongol rally, che partirà una folle avventura verso l’ignoto”. Il percorso li vedrà passare per Vienna e viaggiare lungo il Danubio via Bratislava per Budapest. “Entrati in Romania percorreremo la Transfalgarasan, che da queste parti reputano la strada più bella del mondo. Nemmeno il tempo di goderci i sinuosi tornanti che, lasciatoci alle spalle Bucarest, entreremo in Bulgaria, inerpicandoci lungo le viuzze in salita della pittoresca Veliko Tarnovo. L’arrivo a Istanbul segnerà il primo vero crocevia tra Oriente ed Occidente”.

Da lì, dopo aver percorso le sponde del Mar Nero, i due giungeranno in Georgia, terra di leggende dove giunsero gli argonauti in cerca del vello d’oro e dove Prometeo fu incatenato al monte Kazbegi per aver rubato il fuoco agli dei. Dal Caucaso scenderanno in Armenia, mentre il confine con l’Iran segnerà anche il passaggio di testimone tra cristianesimo e Islam. “Ci accoglierà con il sorriso sincero e ospitale di un popolo colto e orgoglioso, che ha forgiato la storia con l’impero persiano – proseguono Giacomo e Luca – Sosteremo a Takht-i-Suleiman, il più sacro santuario dello zoroatrismo, e nella città santa di Mashhad, ovviamente senza dimenticarci di passare dalla meravigliosamente caotica Teheran. E poi il Turkmenistan, il deserto, la Porta dell’Inferno. L’Uzbekistan, dove visiteremo città il cui solo nome evoca commerci e mercanti lungo la via della seta, quali Khiva e Buchara, e Samarcanda, la città di Tamerlano, ultimo baluardo prima delle vette del Tagikistan”.

La M41, meglio conosciuta come Pamir Hightsway, è la seconda strada internazionale più alta al mondo, sospesi ad oltre quattromila metri di altitudine tra villaggi di pastori e ghiacciai. “Costeggeremo il Panj river lungo la frontiera con l’Afghanistan, adentrandoci lungo il corridoio del Wakan, poi di nuovo verso nord. Kirghizistan, passando per Oš e il lago Issyk Kul, e Kazakistan, da dove, dopo un veloce transito in Russia nella regione degli Altai, entreremo finalmente in Mongolia. Tra paesaggi sconfinati e scanzonati, cammelli e nomadi, aquile e yurte sperdute, arriveremo a Ulan Bator con l’ultimo, sospirato slancio ad Ulan Ude, nella Siberia russa“.

Lì, forse, potranno finalmente riposare: “Ci immaginiamo un materasso e una bottiglia di vodka – scherzano i due – con gli occhi stanchi e le braccia protese a brindare all’avventura più bella, quando ripenseremo a quest’eterno incontro tra oriente e occidente che, a differenza del traguardo del Mongol Rally, non si fa mai raggiungere ma sempre inseguire, come un dolce miraggio”.

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