La sentenza

Presunto giro di “patenti facili”: cinque condanne

Secondo l'accusa i candidati si facevano sostituire all'esame teorico con uno scambio di foto: nei guai erano finiti i titolari dell'autoscuola Marziano

Savona. Un presunto giro di “patenti facili” ottenute grazie a dei sostituti che sostenevano l’esame teorico al posto dei “veri” candidati che dovevano superare la prova. Era quello che, secondo la Procura, la polizia stradale aveva scoperto nel 2013 con l’indagine “Easy licence” che era culminata con il seuqestro delle tre sedi dell’autoscuola “Marziano” di Ceriale, Loano e Pietra Ligure. Un’indagine che era questa sfociata nel rinvio a giudizio di dieci persone con l’accusa di concorso in falso ideologico.

A processo erano finiti i titolari dell’autoscuola, Rosanna Marziano, il padre Domenico ed il fratello Luca, e i candidati che secondo la Procura avevano pagato per far sostenere l’esame da qualcun altro al posto loro. Oggi il giudice Francesco Giannone (i motivi della decisione saranno noti tra 60 giorni) ha condannato Rosanna e Domenico Marziano a quattordici mesi di reclusione (con la sospensione condizionale della pena per la donna) e Luca Marziano a dieci mesi di reclusione. Tutti e tre sono stati invece assolti (da alcune contestazioni “perché il fatto non sussiste” e per altre per “non aver commesso il fatto”) in relazione a circa una decina di pratiche che secondo l’accusa erano irregolari.

Oltre a loro sono stati condannati, entrambi a otto mesi di reclusione, anche due candidati che si sarebbero fatti sostituite all’esame teorico: Ardian Palushi e Antonio Amianto (per lui è stata concessa la sospensione condizionale della pena). Sono invece stati assolti “perché il fatto non sussiste” altre cinque persone (Baki Kuci, Kacanik Malaj, Hilary Russo, Domenico Esposito e Alessio Baiamonte) che erano state accusate di aver cercato di sostenere la prova scritta per la patente attraverso un sostituto.

Le indagini avevano preso le mosse da una segnalazione della Motorizzazione alla polizia: l’ipotesi degli inquirenti era appunto che, sostituendo la fotografia sulle pratiche degli esaminandi, al posto dei veri candidati l’esame fosse sostenuto da sostituti. Una tesi che, secondo la Procura, sarebbe stata supportata dal fatto che nelle pratiche per l’iscrizione all’esame della patente avviate dall’autoscuola Marziano la foto del candidato fosse stata pinzata e rimpinzata nel fascicolo (una circostanza che, al contrario, secondo la difesa era giustificata dalla necessità di scannerizzare le immagini). Di qui il sospetto che fosse stata sostituita per consentire ai finti esaminandi di fare la prova scritta.

Contestazione che i titolari della scuola guida hanno sempre respinto come spiega l’avvocato Ballabio, difensore di Rosanna Marziano: “Questo procedimento è iniziato 5 anni fa con il sequestro di tutte le autoscuole insieme a 3 mila pratiche di patenti, inizialmente ritenute irregolari. All’esito di questo processo ce ne sono meno di dieci che non sono state chiarite e questo ci lascia molto fiduciosi per l’appello che certamente faremo. Il quadro indiziario iniziale si è molto ridimensionato ed è rimasto circoscritto ad un numero limitato di fascicoli”.

Inoltre i titolari dell’autoscuola hanno sempre sostenuto che le pratiche finite nel mirino della Procura erano state riconsegnate ai clienti dopo l’iscrizione perché si presentassero all’esame autonomamente.

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