Vialogando

Da Praga a Bucarest fotogallery

"Vialogando on the road" è il diario di Luca, che con Giacomo affronta il Mongol Rally: 18 paesi dall'Europa alla Siberia su una Suzuki del 1989

Vialogando On The Road

“Vialogando on the road” è il diario di viaggio del savonese Luca Negro che, con il friulano Giacomo Iachia, su un vecchio piccolo scomodo fuoristrada di quasi 30 anni battezzato “Pulce” partecipa a scopo benefico al Mongol Rally 2018. Il progetto è reso possibile grazie al contributo della Coop Augusto Bazzino di Savona: “In quest’epoca di rapidi cambiamenti ci apriremo insieme verso il mondo arricchendoci di nuovi orizzonti, in controtendenza verso la paura e la chiusura su ciò che ci è distante e diverso”.
Dall’Europa alla volta della Siberia, un ponte immaginario tra occidente e oriente attraverso 18 paesi: una lunga odissea da Savona fino ad Ulan Ude, nella Siberia Meridionale, poco sopra la Mongolia. In questa rubrica Luca proverà a raccontare, attraverso la sua personale sensibilità, gli orizzonti che supererà durante questo movimentato e intenso percorso. Vialogando “travelling stories” è invece il “main project” ideato da Giacomo e si potrà seguire l’avventura scritta e documentata insieme sul sito ufficiale www.vialogando.it e su Facebook.

20 luglio 2018

La mattina ci siamo alzati nella bella casa di Vittorio, un caffè e 3 biscotti, poi abbiamo fatto un po’ di lavoro d’ufficio e pubblicato vari testi.
Poi c’è stato l’appuntamento con Tomáš Sedláček che attraverso un contatto con l’associazione ” i parchi letterari” avevamo il compito di fargli un intervista naturalmente in inglese con sei domande che ci erano state inviate precedentemente.
Il personaggio capelli ricci rossi e barba curata stile hypster si presenta su una mono ruota elettrica, ci saluta calorosamente e ci insegna fin da subito la cultura della birra, di come va bevuta, della schiuma e del fatto che non deve ne avere ne fare bolle, tragurgita in due sorsi un boccale e noi come stessimo bevendo vino la beviamo invece a piccoli sorsi provocando le sue risate. Segue dell’ottimo cibo tradizionale praghese e ce lo racconta con passione. Poi partiamo con la prima domanda dell’intervista che per la mia gioia si rivela in breve fuori dai programmi stabiliti: risposte troppo lunghe ma molto interessanti e così alla fine ci fermiamo a tre mentre l’estroverso economo intanto trangurgita birre e alla fine ci offre il pranzo. È stata davvero una bella esperienza, noi siamo rimasi a 2 boccali a testa, io a lui credo di averne contati 6 e solo all’ultimo ha capito che la nostra corsa benefica si svolge in auto e non a piedi!

L’arrivo nel posto “segreto” per la festa del Mongol Rally. 
Avevamo le coordinate e non senza difficoltà l’abbiamo finalmente trovato!
Ci accoglie un mondo surreale, post apocalittico, personaggi in stile militare spesso armati del genere ‘interceptor’, varie auto sfasciate composte con pezzi ferrosi e saldati tra loro, tatuaggi e altri individui volutamente sul genere per creare un’atmosfera fuori dal mondo ordinario, sottolineando uno stato brado.
Gli incontri con gli altri team, sono prima visivi osservando i vari mezzi, poi si ci riconosce tra paesani e non, in quanto noi tutti siamo i partecipanti di questa apparentemente folle avventura. Potrei soffermarmi a descrivere vari team, ma preferisco non dilungarmi troppo e lasciare parlare alcune foto.
Montiamo la tenda vicino all’entrata, l’auto al nostro fianco un moderno Nissan qhasquai risulterà essere l’auto più vergognosa del rally in quanto la più confortevole e moderna, viene piano piano riempita di adesivi “shame” vergogna! Da tutti gli altri partecipanti. Si finisce pure ad essere in testa sulla foto ufficiale del lancio dell’edizione 2018.
Il buio ci raggiunge veloci, giusto il tempo di un panino e di numerose chiacchiere con i vari team. La festa notturna i giochi con i fuochi, uno spettacolo emozionante e si ritorna nella tenda a notte fonda mentre alcuni irlandesi continuano a fare casino con musica assordante per gran parte della notte.

La partenza alla mattina è spettacolare nella sfilata continua di tutti i team presenti.
Quello che segue è per molto tempo un continuo incontro di piccoli gruppi di esseri diversi per provenienza, stato sociale e anche di ideali, che si ritrova a superarsi e a salutarsi sull’autostrada verso Brno come fossimo una specie colorata in mezzo all’ovvietà dello scorrere del traffico solito e noioso, come ci fosse un senso di appartenenza direi quasi antropologico tra noi. Hang loose ?

Brno appare tra la campagna in numerosi edifici a forma di parallelepipedi colorati da un senso di città operaia e produttiva. La guardiamo passare tra i nostri finestrini.

I campi come soffici colline coltivate e gli spazi ampi e ondulati, mi richiamano alla mente, quanto noi liguri siamo poco abituati a vedere il cielo cosi grande, da noi infatti è stretto tra le vallate, oppure frastagliato guardando le montagne dal mare in contrasto con l’orizzonte perfettamente lineare.
Si raggiunge così Bratislava capoluogo della Slovacchia si è fortunati con l’alloggio improvvisato come piace fare a me, un altro team italiano si unisce a noi nello stesso edificio e le ragazze per le strade sono incredibilmente tutte molto belle quasi da non crederlo possibile.

La mattina si viaggia verso Budapest dove si unisce a noi Gabriele giunto da Londra per accompagnarci per qualche giorno, il ragazzo è simpatico e alla mano e ci si trova subito bene. A Budapest un bel giro di rito, poi il pranzo e tra le altre cose ho pure fotografato Cate Blanchett sul set di un film sperimentale nonostante la guerra con le sue guardie del corpo che me lo proibivano.

Si entra così in Romania e la percezione del paesaggio e della gente che lo vive cambia proprio rispetto all’ Ungheria.
Arad sembra più malconcia e povera, i visi delle persone più segnati, i ritmi più lenti. Spesso incontro con lo sguardo, persone con il loro sacchetto di plastica, come avevo visto anni fa in un documentario post-Ceausescu, quando in quel sacchetto le persone vagabondando in giro a volte trovavano un qualcosa per arrivare al giorno seguente, mi sembra di rivedere tracce di quel passato scioccante. Una foto nella piazza principale e si riparte.

Fazzoletti coltivati e verdi, lasciano ogni tanto spazio ai campi di girasoli: siamo al tramonto e mi immagino (sorridendomi) di viaggiare un giorno qui con una donna, ma una donna libera, libera di entusiasmarsi e di lasciare l’auto ai bordi della strada, che senza preoccuparsi di niente, leggera nel suo fresco vestito, si mette a correre verso i girasoli e io pieno di luce negli occhi sarei strafelice di catturare quel magico momento con la fotografia, come a cristallizzare i frammenti di un sogno.

Timişoara è bella nel suo centro, c’è un atmosfera tranquilla e rilassata in questa sera di un giorno settimanale, la sistemazione trovata è centralissima ampia e perfetta, il cibo a pochi metri sotto casa è magnifico anche se piuttosto pesante, i passi nella notte prima del sonno sono soffusi e piacevoli, i sogni invece un po’ disturbati dalla cena.

La mattina fuori città.
È già da ieri che appena passato il confine un mondo nuovo si è aperto, più rurale, più povero, più antico e ora il primo carro trainato da cavalli due giovani ragazzi sigaretta in bocca, lavorano e sorridono e credo che il loro vivere sia ancora legato alla terra alle stagioni, cadenzato da realtà concrete così distante da un onnipresente mondo digitale fatto di  apparenti infinite possibilità e di illusorie interazioni.
Qualcosa mi piace e mi rincuora a notare pastori sulla pianura, fienili, baracche e stalle precarie ma solide, genuinamente tirate su dalle mani lente e sapienti dell’uomo, un mondo anche qui così distante dalle strutture prefabbricate perfettamente funzionali e conformi a chissà quale normativa. L’illusione del tempo qui mi si rivela e si fa notare con forza!

Hunedoara è la visita obbligata che ci concediamo nella parte più estrema al sud della Transilvania, giusto per visitare il famoso castello.

Sibiu invece è una piacevolissima cittadina con architettura germanica e mura medioevali, è ben conservata e colorata, e dove i tetti delle case hanno fessure come occhi, e la gente nel centro sembra più sorridente in un pomeriggio di sole estivo.

Si parte ancora su verso la metà balea lac sulla cima della Transfalgarasan, finalmente dopo più di un’ora si comincia a salire seriamente fino a rimanere davvero impressionati da quella gigantesca opera umana, una larga strada che attraversa i Carpazi tra gole, cascate, picchi e tornanti, fino al lago lassù a oltre duemila metri e che ci accoglie tra una nebbia così densa da sembrare che il rifugio ci galleggi sopra sfocato.
Prendiamo pure la pioggia e il freddo, i termosifoni in camera e l’ovattata aria nebbiosa ci trasporta in un’altra stagione come fosse quasi capodanno.

La mattina la pioggia è solo più forte a volte un po’ violenta. Fino a quando non scendiamo un bel pezzo, il panorama non si concede ai nostri occhi nella sua meraviglia, ancora tornanti, cascate e verdi dirupi tra le rocce, mentre l’auto scende con la trazione 4×4 inserita, dopo un po’ di capricci, il sistema sembra funzionare correttamente.
Si costeggia un grande e frastagliato lago prima di arrivare nella strada principale verso la capitale.

Bucarest 
La città non era in programma ma passandoci vicino ci siamo concessi  lo sfizio di vedere velocemente il Parlamento. Quella mitica folle enorme costruzione (la seconda del mondo per grandezza e la più pesante in assoluto) voluta da Ceausescu, un qualcosa di reale su cui si potrebbero spendere migliaia e migliaia di parole, ma che in questo caso volevamo (almeno personalmente) essere i testimoni visivi di questa gigantesca creatura che esiste qui a Bucarest nel suo centro perfetto.
Un pasto veloce tra locali e gli ultimi Lei (moneta rumena) in caffè e dolcetti, prima di spingerci verso un nuovo paese: la Bulgaria.

“Vialogando On The Road” è il diario in cui Luca Negro racconta il suo Mongol Rally, da Savona alla Siberia: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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