Lavoro ad Alassio da quattro anni e prendo il treno delle 13,23 tutti i giorni per tornare a casa, a Savona. Quando aspetto sul binario il treno in arrivo da Ventimiglia, mi soffermo sempre con lo sguardo ad apprezzare il meraviglioso spettacolo del cielo azzurro che si staglia oltre il verde dei cipressi, le sagome delle ville signorili appartenenti ad un nobile tempo passato ed i sottili odori del Mediterraneo: timo, origano, iodio e sole. Una silenziosa presenza accompagnava con un fruscìo i miei pensieri, riparandomi dal sole e inebriandomi di profumo intenso: una splendida pianta di glicine dalle foglie verdi brillanti e dai grappoli di fiori color lilla, arrampicata tenacemente al pergolato, meta di innumerevoli api ghiotte di polline.
Dall’anno scorso questa pianta centenaria è stata barbaramente tagliata.
Dopo qualche mese, alcuni impertinenti germogli avevano rifatto capolino dal tronco mozzo, pertanto la soluzione praticata era stata una bella copertura in cemento per evitare lo spiacevole inconveniente. Vane erano state le mie telefonate all’ufficio Ambiente alassino per chiedere il motivo di tanto slancio distruttivo. Forse la pianta era malata? Sembra che non lo sappiano.
Oggi, con mia grande sorpresa, altri getti verdi hanno sfidato la gabbia umana di cemento. Dobbiamo augurarci che nessuno li noti affinché non vengano estirpati di nuovo come fossero inutili erbacce o possiamo confidare nella lungimiranza e nel rispetto della natura da parte di chi si occupa di “tenere in ordine” i binari?