Pietra L. Il 3 marzo del 2016 un ventisettenne di Pietra Ligure, Luca Patitucci, era stato trovato senza vita in una vasca della fontana del parco pubblico “Negro” di via Chiara Luce Badano. Una vicenda per la quale la Procura di Savona aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo, abbandono di persona incapace e falso a carico di tre medici del pronto soccorso dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, dal quale il ragazzo era stato dimesso il giorno prima della morte.
Al momento l’indagine non è ancora chiusa, ma questa mattina in tribunale si è concluso l’incidente probatorio durante il quale è stata effettuata una perizia medica per chiarire le cause della morte del giovane, ma soprattutto se poteva essere in qualche modo evitata. L’accertamento medico legale dovrebbe aver fornito risposte sull’eventuale nesso di causalità tra la condotta dei medici e la tragedia accaduta al ventisettenne.
Alla luce dell’esito dell’incidente probatorio – sul quale in questa fase gli inquirenti mantengono il più stretto riserbo -, il pm Ubaldo Pelosi dovrà decidere se esercitare l’azione penale, e quindi chiedere il rinvio a giudizio degli indagati, oppure, archiviare l’inchiesta a carico di Andrea Farinelli, il medico di guardia al pronto soccorso il 2 marzo 2016, Lorenzo Monteleone, il dottore che ha dimesso il paziente, e lo psichiatra Giuseppe Berruti.
Secondo l’ipotesi della Procura, Luca Patitucci sarebbe stato dimesso dal pronto soccorso (dove era arrivato in stato di “agitazione psicomotoria in patologia psichiatrica nota alito alcolica”) nonostante le sue condizioni fossero gravi. In particolare, gli inquirenti sospettano che possano essere stati i farmaci somministrati al paziente ad aver avuto effetti collaterali inattesi in considerazione dello stato di intossicazione alcolica di Patitucci. Una condizione che, secondo il pm, avrebbe impedito al ragazzo di esprimere un valido assenso alla terapia e alle dimissioni.
Proprio fare luce sulle eventuali responsabilità dei sanitari il pm Pelosi aveva quindi disposto la perizia medico legale, per accertare se la terapia farmacologica somministrata fosse quella corretta, ma anche una calligrafica, mirata a verificare l’autenticità della firma di Patitucci sulle dimissioni. Dall’esame autoptico, effettuato dalla dottoressa Sara Candosin dopo la tragedia, era emerso che a stroncarlo era stato probabilmente un problema di natura cardiaca (erano stati esclusi eventi traumatici).
Da subito, uno degli aspetti da chiarire ruotava intorno al primo malore che Luca Patitucci aveva accusato, per un problema legato all’etilismo, dopo il quale era stato visitato e poi dimesso dai medici dell’ospedale Santa Corona. I famigliari avevano spiegato agli inquirenti che, secondo loro, il giovane non era nelle condizioni di essere dimesso.
A dare l’allarme il giorno della tragedia erano stati alcuni passanti che si erano accorti della presenza del ragazzo, privo di sensi, con la testa riversa nella “vasca” della fontana dell’area verde. Immediati erano scattati i soccorsi che purtroppo, nonostante i tentativi di rianimarlo, si erano rivelati inutili.
I primi accertamenti da parte dei carabinieri avevano subito escluso la responsabilità di altre persone e l’ipotesi di un gesto volontario.