Reati fiscali

Inchiesta sulla F.G. Riciclaggi, via agli interrogatori: scena muta dal gip di Busca e Cova

Nell'ordinanza il gip Ceccardi "condanna" il comportamento dei cinque destinatari delle misure cautelari: "lavoravano in spregio alle leggi dello Stato"

Cairo Montenotte. Sono iniziati questa mattina gli interrogatori di garanzia nell’ambito dell’inchiesta per reati fiscali che ha travolto la F.G. Riciclaggi di Cairo Montenotte. Questa mattina, davanti al gip Massimo Cusatti di Genova (che ha effettuato le audizioni per rogatoria visto che entrambi gli indagati sono detenuti a Marassi) Claudio Busca, vice presidente dell’Unione industriali di Savona, amministratore delegato di F.G. fino al 2014 e attualmente consulente della società, e Narciso Cova, consulente aziendale della F.G. Riciclaggi. Entrambi, per il momento (come era prevedibile in questa fase dell’indagine), hanno preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Probabilmente entrambi, in accordo coi loro legali, potrebbero decidere di chiedere di essere ascoltati dal pm Vincenzo Carusi nelle prossime settimane.

Le altre persone colpite da una misura cautelare saranno invece interrogate la prossima settimana in tribunale a Savona dal gip Alessia Ceccardi. Si tratta di Marta Rosso impiegata contabile di un’azienda del gruppo (finita ai domiciliari), Claudia Busca, figlia di Claudio, che attualmente ricopre la carica di amministratore delegato della F.G. (ed è anche nel consiglio direttivo del Gruppo giovani dell’Unione industriali), e Leano Tardito (amministratore di Eco Coop), questi ultimi due colpiti da una misura di obbligo di presentazione quotidiana e di dimora nel Comune di residenza.

I cinque devono rispondere tutti del reato di associazione per delinquere finalizzata all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti. Come scrive il gip Alessia Ceccardi nella sua ordinanza, infatti, “ogni membro del sodalizio sapeva cosa fare in nome del comune obiettivo di continuare a lavorare, come hanno sempre fatto negli anni, in spregio alle leggi dello Stato”.

Sempre nel motivare le esigenze cautelari, riferendosi a Cova, il giudice osserva che la sua “temerarietà si apprezza nella sua pienezza quando ordina ad uno dei suo uomini, durante una riunione, di far sparire alcuni documenti compromettenti” relativi ad un passaggio di auto, una Fiat Panda, dalla F.G. ad Eco Coop, perché farlo insospettirebbe la guardia di Finanza che stava già facendo al verifica fiscale sulla cooperativa. Busca, in quella circostanza, dice al suo collaboratore: “strappa tutto”.

Atteggiamento altrettanto spregiudicato avrebbe avuto anche il fidato collaboratore dell’imprenditore, ovvero Narciso Cova, che – come scrive il gip – era “dispensatore di istruzioni a tutti i potenziali informatori della guardia di finanza”.

Riferendosi invece a Marta Rosso, Claudia Busca e Leano Tardito, nell’ordinanza si legge che “hanno dato prova di essere d’accordo per il depistaggio della verifica in corso da parte della guardia di finanza”. Insomma, secondo la tesi (sposata anche dal gip) del pm Vincenzo Carusi, che ha coordinato l’inchiesta della guardia di finanza, i cinque colpiti da misura cautelare avrebbero escogitato un sistema per evadere il fisco attraverso la Eco Coop, creata ad arte per “ridurre i costi e massimizzare i guadagni a discapito dell’erario”. Un modus operandi che, sempre per gli inquirenti, sarebbe stato supportato da “canali sicuri di consultazione attraverso commercialisti ed ex appartenenti alle forze dell’ordine compiacenti” che venivano interpellati “non appena si profilava l’inconveniente della verifica fiscale” si legge nell’ordinanza.

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