Liguria. “La portualità, legata non solo al traffico merci ma anche passeggeri, si conferma settore trainante dell’economia ligure. Il traffico mercantile complessivo dei porti liguri ha registrato una crescita del 9,5% rispetto all’anno precedente e tutti gli scali liguri hanno registrato una performance positiva. Buono anche l’andamento della movimentazione dei container, con un +14,2%, mentre l’export ligure anche quest’anno ha fatto un balzo in avanti: +8,1%, un trend superiore alla media nazionale e del Nord Ovest. Questo contesto conferma l’assoluta necessità di procedere nella realizzazione delle infrastrutture, già finanziate e in cantiere come il Terzo Valico, sia per dare slancio alle imprese e quindi all’occupazione del territorio, sia per decongestionare le nostre autostrade, dove è stato registrato un aumento dei veicoli pesanti”.
Lo dichiara l’assessore regionale allo Sviluppo economico e ai Porti Andrea Benveduti commentando i dati dell’ultimo report di Bankitalia. “Inoltre – conclude l’assessore Benveduti – dall’analisi effettuata da Liguria Ricerche sui dati di Banca d’Italia, positiva è anche la ripresa del fatturato delle imprese liguri che hanno parzialmente recuperato il calo del 2016, segnando un +4,3%”.
Dall’indagine annuale sulle imprese con almeno 20 addetti emerge che l’industria regionale registra un parziale recupero delle vendite (4,3%; -7,6 nel 2016), grazie alle esportazioni (8,1%). Cresce il terziario: turismo e logistica-portuale registrano un aumento di pernottamenti e traffici (3,1% e 9,5%); i negozi registrano un aumento degli acquisti delle famiglie. In difficoltà l’edilizia mentre il mercato immobiliare cresce (4,5%) con prezzi in calo (-1,7%). Calano gli occupati (-1,1%, ma -6,8% lavoro indipendente) e tasso disoccupazione (-0,2%).
L’andamento moderato della crescita economica in regione e gli ancora ampi margini inutilizzati di capacità produttiva, spiega ancora Banca d’Italia, hanno concorso a limitare la spesa per investimenti fissi da parte delle imprese, malgrado le favorevoli possibilità di accesso al credito e la presenza di incentivi fiscali sull’acquisto di beni strumentali.
La ridotta spesa per investimenti ha determinato un fabbisogno finanziario contenuto, mantenendo debole la domanda di credito. A fronte di criteri di offerta rimasti accomodanti, i prestiti bancari alle imprese hanno continuato a ridursi (-2,4%). Nel complesso il loro grado di indebitamento – espresso dal rapporto tra debiti finanziari e fatturato – è ulteriormente diminuito, ma rimane superiore al livello precedente la crisi.