Verso la sentenza

Ammanchi nei conti della Caritas: chiesta condanna per Don Rosso e Don Licciardello

Il pm Chiara Venturi ha chiesto invece l'assoluzione per la segretaria della Diocesi Antonella Bellissimo

Savona. Condanna a quattro anni di reclusione per Don Renato Rosso, a due anni e otto mesi di reclusione e 700 euro di multa per Don Carmelo Licciardello e un’assoluzione perché il fatto non costituisce reato per Antonella Bellissimo. Sono le richieste avanzate questa mattina dal pm Chiara Venturi al termine della sua requisitoria nell’ambito del processo per gli ammanchi da un milione di euro nei conti della Caritas di Albenga.

Per la sentenza bisognerà aspettare lunedì prossimo quando terminerà la discussione del legale di parte civile, l’avvocato Nicola Ditta che rappresenta la Diocesi ingauna, e prenderanno la parola i difensori dei tre imputati, gli avvocati Andrea Frascherelli, Paolo Gianatti e Graziano Aschero.

Don Rosso, in qualità di direttore della Caritas dal 2005 al 2012, deve rispondere delle accuse di appropriazione indebita, malversazione ai danni dello Stato e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, mentre Don Licciardello, all’epoca parroco di Ceriale (oggi è a Dolcedo), deve rispondere di concorso in appropriazione indebita di soldi destinati alla Onlus Rishilpi per le adozioni a distanza. Infine, ad Antonella Bellissimo, come segretaria della Caritas, veniva contestato il concorso in appropriazione indebita insieme a Don Rosso di soldi della Caritas e della Diocesi di Albenga-Imperia.

Secondo il pm, nel corso dell’istruttoria, è emersa la responsabilità dei due sacerdoti in merito alle contestazione della Procura (dell’indagine si erano occupati gli uomini della guardia di finanza di Albenga) relative all’appropriazione di circa 78 mila euro destinati alle adozioni a distanza tra il 2006 e il 2015. Gli inquirenti hanno rilevato una discrepanza tra i versamenti dei fedeli (risultanti da una serie di schede conservate nei documenti della Caritas) e i soldi donati alla onlus.

Per quanto riguarda le accuse di aver sottratto ingenti somme di denaro (si parla di circa 1 milione di euro) da cinque conti della Caritas, attraverso continui prelievi, il sostituto procuratore ha concluso che sia imputabile solo a Don Rosso, ma non ad Antonella Bellissimo che come segretaria si sarebbe limitata a fare i prelievi su disposizione del sacerdote (circostanza che, peraltro, Don Rosso ha confermato durante la sua deposizione in aula). Per questo motivo, secondo l’accusa, pur sussistendo da parte della donna la condotta materiale, non ci sarebbe l’elemento soggettivo (di qui la richiesta di assoluzione).

E ancora, secondo il pm, Don Rosso è responsabile di malversazione ai danni dello Stato per aver incassato dalla Regione un contributo da 32 mila euro per l’acquisto di un camper da destinare al progetto di assistenza dei bisognosi sul territorio che in realtà non è mai stato comprato. Infine la condanna è stata chiesta in relazione all’accusa di truffa aggravata per i lavori di ristrutturazione del chiostro di Sant’Agostino a Loano per destinare le aree al progetto per i giovani “Color Your Life”. La tesi della Procura è che Don Rosso, pur avendo già ricevuto una somma di almeno 140 mila euro per la copertura economica dei lavori da Giuseppe Salice, allora presidente e fondatore di “Color Your Life”, abbia chiesto e ottenuto 120 mila euro alla Regione per l’intervento nei chiostri. Tra l’altro, secondo una stima della guardia di finanza, le opere realizzate a Sant’Agostino sarebbero costate circa 74 mila euro (come dimostrerebbe l’analisi della fatture per l’acquisto dei materiali e dei pagamenti alle ditte). Di conseguenza Don Rosso avrebbe anche inviato un prospetto difforme alla Provincia di Savona per rendicontare l’intervento eseguito ed ottenere i fondi erogati dalla Regione.

Nella prossima udienza, fissata appunto per lunedì prossimo, toccherà ai difensori degli imputati contestare le tesi della Procura.

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