Per un pensiero altro

Siamo i secondini di noi stessi

Per un Pensiero "Altro" è la rubrica filosofica di IVG: ogni mercoledì, partendo da frasi e citazioni, tracce per "itinerari alternativi"

Per un Pensiero Altro

Perchè non provare a consentirsi un “altro” punto di vista?
Senza nessuna pretesa di sistematicità, ma con la massima onestà intellettuale, il curatore, che da sempre ricerca la libertà di pensiero, ogni settimana propone al lettore, partendo da frasi di autori e filosofi, “tracce per itinerari alternativi”. Per quanto sia possibile a chiunque, in quanto figlio del proprio pensiero.

“L’uomo è nato libero e dovunque è in catene” è la tragica affermazione di Jean-Jacques Rousseau nel suo saggio “Il contratto sociale”. Testo che ha avuto effetti determinanti, anche se non sempre dichiarati, sul pensiero politico di grandi teorici della fine del 700, di tutto l’800 e che ancora è alla base di numerose filosofie politiche; personaggi come Kant, Marx, ma anche nel grande filone del pensiero anarchico e libertario molto meno noto.

Come sempre non ci addentriamo nelle nostre riflessioni con intenti filologici ma con l’obiettivo di offrire un pensiero “altro” soprattutto visti gli sviluppi decisamente antitetici del pensiero di Rousseau che ha finito per essere alla base di ipotesi e realizzazioni pratiche di estrema sinistra ed estrema destra, termini oggi ritenuti obsoleti da molti ma ancora utili per indicare certe realtà socio-politiche.

Ora, che l’essere umano sia un animale sociale è quasi pleonastico ribadirlo anche se sarebbe interessante porsi la domanda: è nato prima l’uomo così come lo conosciamo ed ha poi generato il sistema sociale oppure quello che chiamiamo uomo è il risultato dell’adattamento dell’uomo naturale ad un sistema misteriosamente determinatosi al quale non sa più sottrarsi? Questione troppo complessa per le nostre poche righe.

Torniamo al punto: senza scomodare Machiavelli ed Hobbes non è difficile riconoscere l’uomo di oggi come un animale spaventato, opportunista, utilitaristico, egoista che non saprebbe vivere senza un contratto che lo leghi ai suoi simili così da consentirgli ed obbligarlo a mediare tra gli interessi individuali e quelli collettivi. E questo basandosi su urgenze comuni che possiamo ordinare in ordine decrescente di priorità: al primo posto collocheremo la sopravvivenza, quindi la sicurezza e subito dopo il piacere della condivisione e della presenza degli altri.

Appare abbastanza inevitabile che il contratto sociale comporti una riduzione della libertà individuale che dovrebbe essere abbondantemente compensata da vantaggi reali o presunti per ogni contraente, senza considerare la meschina astuzia di chi, all’atto della firma, già sta pensando a come eludere i doveri per fruire dei soli diritti. Ma quello che appare davvero assurdo è un atteggiamento estremamente diffuso che comporta una ulteriore contrazione della libertà individuale ad opera di chi, e sono troppi, a volte per ottuso moralismo e tanto più spesso per invidia, censura le azioni altrui anche nella sfera del privato ed anche se queste non comportano svantaggi per nessuno. Ed ecco l’insorgere di censure ed auto censure, giudizi e relativi pettegolezzi, meschine invidie o addirittura calunnie.

Ma se il mio agire riguarda chi lo condivide e non arreca danno ad altri, perché c’è sempre qualcuno pronto a ficcare il naso? Perché non rendersi conto che le sbarre alle nostre finestre oltre ad impedire l’ingresso a chi è fuori ingabbiano chi è dentro? Com’è possibile disquisire sulle tendine che abbiamo collocato, criticare quelle degli altri e celebrare le nostre senza comprendere che sono un assoluto autoinganno per impedirci di prendere coscienza che quelle sbarre sono la nostra prigione, che siamo i secondini di noi stessi?

Per un Pensiero Altro è la rubrica filosofica di IVG, a cura di Ferruccio Masci, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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