Bariatric circus

La meta non è la magrezza, è la felicità

"Bariatric Circus" è il diario di Marzia, sottoposta a intervento chirurgico di asportazione di parte dello stomaco

Bariatric Circus

“Marzia, come stai?”. “Masticata, ma bene. Ho conosciuto un mondo nuovo, persone che hanno cose da dire, personaggi. Ci pensi che sono arrivata a farmi togliere un pezzo di me? Pazzesco”.
La chirurgia bariatrica si occupa del trattamento dei pazienti affetti da obesità. Bariatric Circus è il diario di una paziente che ha scelto di farsi asportare una parte dello stomaco pur di vincere la sua battaglia contro un corpo che continuava a crescere. A raccontarci sensazioni, paure e speranze è Marzia, che i lettori di IVG hanno già imparato a conoscere in “Rosso Pistacchio”: lo farà in leggera differita, per avere il tempo, spiega, “di far decantare tutte queste emozioni ed esprimerle bene”.

22 maggio 2018

Il mio chirurgo è una donna. A dir la verità è una ragazza.

Il mio chirurgo è una ragazza esile con una bella cascata di riccioli allegri e disordinati.

Non porta un filo di trucco e ha sempre l’aria trafelata di chi arriva da lontano, e che dovrà andare ancora più lontano appena avrà finito con te, ma è decisamente bella. Ha una voce sicura, con un delicato accento settentrionale di quelli che ti lasciano intuire un carattere caparbio e sanguigno, un passato di lavoro e fatica, e un presente al quale si afferra con decisione.

Entro al controllo dei tre mesi dopo l’intervento con la sicurezza dei mie venti chili in meno, con abiti leggeri, forse troppo scollati, con un sorriso che non sapevo più nemmeno di avere in tasca.

Sono stati tre mesi sconvolgenti e illuminanti. Iniziamente sono stati mesi di brodi, pappette, bilancia, dolori, punti e grandi riflessioni su cosa avevo realmente combinato a me stessa. Mente la corazza mi abbandonava, insieme ai chili, mentre la trama del bozzolo lentamente si allentava, io mi chiedevo come avrei affrontato le mie insicurezze senza più protezione.

L’obesità è una malattia, questo ormai mi è chiaro. Non è altrettanto chiaro a chi accusa, in maniera subdola, di aver scelto la strada più semplice, di non essere in grado di smettere di mangiare da soli, di essere dei vili, deboli, schifosi mangioni.

L’obesità era la mia malattia ma, mi rendo conto solo ora, era anche la mia difesa: il pretesto per non affrontare fino in fondo il mondo, e per non chiedere a me stessa cosa è quel vuoto che ho sempre cercato di colmare col cibo. Ora non è più possibile usare lo stesso metodo, quel vuoto va guardato e affrontato… ma questa è un’altra storia.

Entro nello studio medico con una sicurezza nuova, il sederone che entra nella sedia, le gambe che si accavalano facimente, un armadio zeppo di petali di un fiore nuovo, milioni di salite da percorrere senza il fiatone, la voglia di ballare, di fare, di essere, di amare.

Il mio chirurgo è una donna e oggi è molto fiera di me. Mi domando cosa si provi a vedere ogni giorno entrare dalla sua porta persone con la vita cambiata e un sorriso sguainato.

Glielo chiedo. Mi risponde che ha lavorato a lungo in un reparto in cui la morte e il dolore le schiacciavano l’anima e ha deciso che voleva vedere, almeno per un po’, sorrisi come il mio.

Tra me e me rifletto, e penso che anche in questo caso ha combattuto e vinto contro la morte. La mia. Quella della mia anima.

Bariatric circus chiude qui. La strada per la magrezza è ancora lunga, ma questo non è più importante. Ho capito, e c’è voluto un bisturi per farmelo capire, che non è la magrezza la meta.

La meta è la felicità.

E ora mi metto in viaggio.

Ma questa è un’altra storia.

“Bariatric Circus” è il diario in cui Marzia Pistacchio racconta la sua battaglia contro l’obesità: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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