L'angolo dei curiosi

Viaggio nel mondo delle parole intraducibili

"L'Angolo dei Curiosi" è la rubrica per chi è desideroso di vedere, ascoltare, conoscere: ogni giovedì con Daria Croce e Giulia Grenno

L'Angolo dei Curiosi

“L’Angolo dei Curiosi” è la rubrica di IVG a cura di Daria Croce e Giulia Grenno per chi è desideroso di vedere, ascoltare, conoscere, ritrovarsi o dissentire.
A Daria e Giulia piacciono il profumo dei libri, il rumore della puntina che tocca il vinile, il buio in sala quando sta per iniziare un film, l’odore delle cartolerie, il ticchettio della macchina da scrivere, i ritratti in bianco e nero, le prospettive diverse, fermarsi col naso all’insù.
Se ti piace almeno una di queste cose, prenditi una pausa insieme a noi.

Quante volte capita di non riuscire a trovare la parola che racchiude perfettamente il nostro pensiero?

Vorremmo parlare e raccontare di quanto viviamo e proviamo ma, alla fine, dobbiamo fare giri di parole, formulare discorsi articolati che non riescono ad arrivare al cuore di quello che vogliamo dire.

Questo vale per tutte le lingue del mondo e ho scoperto che esistono delle parole, intraducibili, che racchiudono significati ampi, parlano di situazioni che tutti noi attraversiamo e vengono raccontate con immediatezza. Come la famosa questione del “petaloso”: una parola coniata da un bambino e che riuscì a spiegare talmente bene un concetto da catturare l’attenzione dell’Accademia della Crusca.

Talvolta, queste parole raccontano di tradizioni, di culture e di modi di pensare lontani dai nostri ma che diventano novità di cui fare tesoro. Eccone alcune che hanno saputo colpirmi e che, spero, possano incuriosirvi.

Fernweh (Tedesco): nostalgia per posti in cui non si è mai stati.
Komorebi (giapponese): l’effetto particolare della luce del sole quando filtra attraverso le foglie degli alberi.
Mamihlapinatapei (yaghan, linguaggio indigeno della Terra del Fuoco): il gioco di sguardi di due persone che si piacciono e vorrebbero fare il primo passo, ma hanno paura.
Waldeinsamkeit (tedesco): la sensazione di sentirsi come quando si è soli in un bosco.
Utepils (norvegese): stare all’aperto in una giornata di sole, bevendo una birra.
Mbuki-mvuki (bantu): la voglia di togliersi i vestiti mentre si balla per sentirsi più liberi.
Kilig (tagalog): le farfalle nello stomaco, quando si è in presenza di qualcuno che ci piace.
Uitwaaien (olandese): andare a schiarirsi le idee facendo una passeggiata.
Wabi-sabi (giapponese): apprezzamento per la bellezza transitoria e imperfetta, come lo splendore fugace dei fiori di ciliegio.
Cafuné (portoghese): il gesto di passare gentilmente le dita tra i capelli di qualcuno.
Hygge (danese): lo stile di un ambiente accogliente, confortevole e intimo in cui ritrovarsi, magari per ripararsi dal freddo.
Esprit de l’escalier (francese): rimuginare dopo essere rimasti zitti di fronte a un evento durante il quale avremmo voluto dire qualcosa.
Feierabend (tedesco): la sensazione piacevole nell’arrivare alla fine di una giornata lavorativa.
Luftmensch (yiddish): un sognatore, con la testa sempre fra le nuvole.
Duende (spagnolo): il misterioso potere di un’opera d’arte di colpire nel profondo una persona.

Insomma, non sono affascinanti? Io potrei stare ore ed ore a scoprirne sempre di nuove e a sorridere pensando a come sappiano raccontare episodi di vita quotidiana in cui mi ritrovo di tanto in tanto.

Esistono anche delle parole italiane che sono intraducibili nelle altre lingue e che nascondono significati interessanti. Ecco alcuni esempi: mozzafiato, struggimento, menefreghismo, trasecolare, rocambolesco, mereggiare, qualunquismo, pantofolaio.

Le mie preferite sono due parole che racchiudono concetti illuminanti e che cerco di applicare alla visione di quanto mi circonda. La prima è una parola giapponese: “kintsugi” che significa letteralmente “riparare con l’oro”. Per i giapponesi, quando qualcosa si rompe, esso non perde valore ma ne acquisisce. Le crepe vengono saldate insieme con l’oro che va a donare un valore aggiunto, una speciale seconda vita. Lo trovo un meraviglioso concetto. Perché quanto ci accade e scalfisce il nostro cuore e i nostri sentimenti, una volta diventata lezione, ci rendi più forti, più saggi.

La seconda parola è quella preferita dai finlandesi: “sisu”. Un misto di coraggio e spavalderia. Una forza che vive dentro ognuno e che porta a continuare a lottare, a perseverare nonostante le circostanze, nonostante gli imprevisti o la voglia di arrendersi. Viene considerata lo “spirito finlandese” e credo farebbe bene ad ognuno di noi.

Un viaggio intorno al mondo con le sue parole più affascinanti ed intriganti per questo primo giovedì di aprile. Avete già trovato la vostra preferita?

Vi auguro di trovare il vostro motto. Da ripetere in ogni momento difficile e ogni volta che celebrate i vostri successi.

“L’Angolo dei Curiosi” è la rubrica per chi è desideroso di vedere, ascoltare, conoscere, ritrovarsi o dissentire, ogni giovedì a cura di Daria Croce e Giulia Grenno: clicca qui per leggere tutti gli articoli

Più informazioni

Vuoi leggere IVG.it senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.