Savona. “Il primo passo verso la verità e la giustizia”. Così Giovanni Durante, portavoce della Rete Savonese “Fermiamo il carbone”, commenta la notizia dei 26 rinvii a giudizi di manager ed ex manager di Tirreno Power.
“Come Rete – spiega Durante – era eravamo sicuri di questo esito perché il lavoro condotto dalla Procura di Savona è stato molto lungo, serio ed approfondito sotto tutti i punti di vista, compreso quello scientifico. Il tentativo dei vertici di Tirreno Power di screditare il pool di esperti è qualcosa di avvilente ed imbarazzante. Noi non sappiamo nemmeno chi siano i tecnici incaricati dalla Procura, quindi l’accusa di essersi battuti per la chiusura della centrale è una sciocchezza priva di ogni fondamento (anzi, mi auguro che questi tecnici possano in qualche modo tutelarsi anche sul piano giuridico) e dimostra come Tirreno Power abbia pochi strumenti in questa vicenda”.
“Quello che per noi conta ovviamente non è la ‘rivalsa’ o la ‘vendetta’ nei confronti di persone legate a Tirreno Power – precisa Durante – Anzi, subito abbiamo provato per loro una sorta di compassione umana, perché finire in un processo penale con accuse così gravi come il disastro ambientale non fa piacere. Tuttavia l’atteggiamento che hanno avuto nelle interviste che hanno rilasciato fa sparire immediatamente l’umana compassione. Questa è un’azienda che si è sempre auto-controllata, non ha mai avuto alcun controllo da parte degli enti pubblici e gli amministratori che sono stati prosciolti hanno comunque una responsabilità politica ed etica pesantissima. Risponderanno alle loro coscienze e alla storia. Perché questo è un processo storico non soltanto per la provincia di Savona ma per l’intero paese e anche a livello europeo. Tant’è che come Rete Savonese ‘Fermiamo il carbone’ siamo in contatto con organizzazioni di tutto il mondo che da tempo seguono questa come un caso pilota a livello europeo e forse mondiale”.
“Come abbiamo sempre detto, non dobbiamo dimostrare che bruciare 5 mila tonnellate al giorno di carbone inquini e faccia male alla salute, il punto vero è che non ci sono mai stati controlli da parte di chi avrebbe dovuto controllare. Questo è un fatto acclarato, che emerge chiaramente anche dalle carte processuali. Anche se non c’è una responsabilità penale, rimane una responsabilità morale e politica pesante come un macigno nei confronti degli amministratori che non hanno svolto la loro funzione di vigilanza sulla salute dei propri cittadini. Questo è qualcosa che rimarrà”.
“Per noi quello che di ieri è un ulteriore passo, un primo passo per certi versi, nella direzione della verità e della giustizia per le quali in questi anni ci siamo battuti come cittadini, come associazioni, come movimenti raccolti nella Rete Savonese ‘Fermiamo il carbone’ (sopperendo a ciò che non hanno fatto le amministrazioni pubbliche e gli enti preposti) con grandissimo impegno umano ed economico. Perché per poter arrivare a questi risultati abbiamo dovuto investire risorse nostre, dei singoli cittadini e dei singoli volontari che hanno condotto questa lotta”, conclude Durante.
Daniela Pongiglione di “Noi per Savona” aggiunge: “Quella dei giudici di Savona è una decisione che riteniamo saggia e corretta perché consentirà di svolgere in una sede istituzionale un esame attento delle domande, dei problemi e della documentazione che ogni cittadino ha il diritto di vedere sottomesse a un pubblico dibattimento. Esitazioni, silenzi, negligenze, connivenze, errori, o qualunque altra ragione lasciata cadere nei meccanismi della dimenticanza, sia per opportunità inconfessate o inconfessabili, sia per inadeguate capacità politiche e amministrative, saranno necessariamente resi disponibili alla riflessione e al giudizio politico e civile dei cittadini. Se il giudizio penale resta e deve rimanere di stretta competenza della magistratura e nessuno può perciò arrogarsi la pretesa di sostituirvi una privata opinione, lo spirito della legalità repubblicana, così messo in opera, offrirà una giusta possibilità di gettare più luce su una questione che molto ha pesato, e dolorosamente, sulla salute, sulla vita sociale, sull’economia e sul lavoro di tutta la popolazione del comprensorio savonese”.
“Salutiamo perciò con favore questo passaggio della nostra vita pubblica a cui continueremo a dedicare attenta e ragionata riflessione”, conclude il consigliere comunale.
Fabrizio Ferraro, segretario provinciale di Rifondazione Comunista, e Franco Zunino, responsabile provinciale per l’ambiente di Prc, osservano: “La scelta di una centrale a carbone a Vado Ligure, nel pieno centro abitato, è stata non solo una scelta miope di politica industriale, ma ha avuto pesanti ricadute sulla salute della popolazione dell’intero comprensorio savonese. Lo studio epidemiologico di un Ente di così grande serietà ed incontrovertibile professionalità, quale è il Cr, fiore all’occhiello della comunità scientifica nazionale, ci dice con estrema chiarezza cosa ha significato l’utilizzo del carbone, peraltro non delle migliori qualità e per moltissimi anni, per l’intera comunità, in un raggio di parecchi chilometri, attorno a Vado Ligure. Sono dati che fanno impressione e non possono che provocare rabbia e sconcerto, soprattutto per chi ha avuto in questi anni amici e parenti colpiti da malattie incurabili. Non sta a noi, ma alla magistratura stabilire il nesso diretto tra l’inquinamento della centrale e l’eccesso rilevante di mortalità per tumori, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, in particolare ischemie cardiache e cerebrali, ma l’evidenza della connessione tra inquinamento atmosferico e questi dati è scientificamente provata, così come provato, dagli stessi dati della Regione Liguria, il rilevante contributo delle emissioni della centrale a tale inquinamento”.
“Il rinvio a giudizio dei vertici dell’azienda rappresenta ulteriormente, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto non fossero affatto prive di fondamento le argomentazioni e le accuse a riguardo della centrale, portate avanti da coloro che in questi anni si sono battuti per fare chiarezza e per migliorare la qualità della vita dei cittadini del nostro territorio. A noi sta sicuramente il compito e il dovere di dare un giudizio politico: aver perseguito per anni, dopo che inizialmente si era affermato che l’uso del carbone era sperimentale, l’utilizzo di questo combustibile fossile, ritenuto tra i maggiori responsabili dell’inquinamento globale del pianeta, tantopiù in una realtà urbana e dopo che la comunità scientifica aveva comprovato gli effetti devastanti della combustione del carbone, è stata una vera follia per la quale esistono responsabilità ben precise”.
“Non aver perseguito negli anni novanta la metanizzazione completa della centrale e un suo depotenziamento, in un contesto peraltro, quale quello ligure, di notevole sovrapproduzione energetica, è stata una colpa grave che non può che ricadere sulle spalle di chi a livello nazionale e locale non ha saputo imporre una scelta più attenta all’ambiente e alla salute. Così come è stato grave assecondare la Tirreno Power addirittura nella richiesta di ampliamento della centrale, con la previsione di un notevole ulteriore utilizzo del carbone. Poiché le norme europee e di riflesso quelle italiane, imponevano interventi molto costosi per mettere a norma (ammesso che fosse possibile tecnicamente) l’impianto esistente, la decisione, a livello nazionale e territoriale, di permettere alla Società di ammortizzare le spese (come se non avesse guadagnato abbastanza negli anni a scapito del territorio e della salute dei cittadini) con nuovi gruppi a carbone è stata, a dir poco, deleteria”.
“Non possiamo che ringraziare chi, a cominciare da Uniti per la Salute e dalla Rete savonese contro il carbone, si è battuta per stabilire la verità troppo spesso nascosta ai cittadini, alla faccia della trasparenza troppo spesso sbandierata. Un doveroso ringraziamento va fatto anche alla magistratura savonese e in particolare all’ex procuratore Granero che hanno avuto il coraggio di scoperchiare questa drammatica situazione. Come purtroppo troppo spesso è accaduto, anche nella nostra regione, il conflitto ambiente-salute-lavoro, ha finito per dividere cittadini e lavoratori, come se questi ultimi non fossero anch’essi dei cittadini. Lo vogliamo dire anche questo con estrema chiarezza: comprendiamo il loro stato d’animo e siamo al loro fianco per la difesa dei loro posti di lavoro, ma vogliamo per loro e per noi una politica industriale energetica diversa da quella perseguita fin qui a livello nazionale e locale e dei posti di lavoro che non mettano a repentaglio la loro salute e quella dei cittadini”.
“Con la stessa chiarezza affermiamo che la privatizzazione della produzione energetica nel nostro Paese è stata una sciagura e che la concorrenza dei privati a produrre energia al minor costo possibile, utilizzando i combustibili fossili più inquinanti, è stata e continua ad essere deleteria. Ancora una volta si è perseguita la politica di permettere ingenti guadagni ai privati, con ricadute di costi insopportabili in termini economici (basti pensare ai costi sanitari) e purtroppo di vite umane. Applicando i dati dello studio del CNR, a meno di smentite, si arriverebbe a un numero spaventoso, quasi 4.000, di morti in eccesso nelle zone esposte. Se così fosse si tratterebbe di una vera strage”.