Scienza e passione

Dalla Riviera ai più importanti centri di ricerca sui cambiamenti climatici nel mondo: la storia di Alessio Rovere

Dal 2014 vive in Germania dove lavora come ricercatore a capo di un team

Borghetto Santo Spirito. Nasce a Finale Ligure, cresce a Borghetto Santo Spirito e, sin da bambino, s’innamora del mare e delle sue onde: dapprima inizia a cavalcarle con la sua tavola da surf poi, dopo aver intrapreso gli studi universitari specializzandosi in “Scienze ambientali marine” all’università di Genova, comincia anche a studiarle, trasformando la sua passione per il mare in un lavoro. Lui è Alessio Rovere, classe 1981, un pezzo di vita trascorso in provincia di Savona e ora, da un po’ di anni, a capo di un team di ricercatori all’interno di uno dei centri di geologia marina più importanti al mondo.

IVG ha intervistato il giovane ricercatore che oggi vive e lavora in Germania presso l’istituto MARUM e il Leibniz Center for Tropical Marine Research di Brema: “Dopo il dottorato ho iniziato a girare il mondo – spiega Rovere – ho vissuto qualche mese in Inghilterra, in Australia e poi in Grecia: in quei luoghi cercavo di imparare il lavoro da altri colleghi e studiavo le vecchie posizioni del livello del mare quando il clima era più caldo”. E, da questo punto di vista, non mancano i riferimenti nostrani: “C’è un bellissimo esempio all’interno della grotta marina di Bergeggi, dove ho fatto il mio dottorato – racconta – proprio in quel luogo ci sono i segnali di quando il clima era più o meno caldo di quello che sarà nel 2100”.

Prima di ritrovarsi – già giovanissimo – a capo di un gruppo di ricerca, Rovere creò, insieme ad altri, una piccola compagnia di spin-off con la quale offriva delle consulenze sull’erosione delle spiagge. Ma il suo sogno, in realtà, era quello di fare ricerca e così trova la sua prima grande occasione negli Stati Uniti, a New York: “Lì c’è uno dei centri di geologia marina più rinomati al mondo – racconta il ricercatore – alla Columbia University, nel centro di Manhattan, ho iniziato a lavorare con persone molte famose in questo settore”. 

Un ricercatore cerca di raggiungere la parte esterna della barriera corallina per posizionare i sensori di misura.

Nel 2014, poi, la svolta: “All’età di 33 anni, dopo aver vinto una posizione lavorativa in Germania, mi ritrovo a capo di un team di ricerca all’interno di uno dei centri di geologia marina più rinomati d’Europa  – spiega – qui ci sono fondi e strutture all’avanguardia che ci permettono di lavorare bene”. Lo sguardo comparativo con il nostro paese, poi, è inevitabile: “In Italia ci sono ricercatori che non hanno nulla da invidiare a quelli che ho conosciuto all’estero – racconta – il problema, tuttavia, sono le risorse economiche. Come in ‘Sliding Doors,’ a volte mi chiedo come sarebbe andata se fossi rimasto in Italia: ci sono persone che, pur facendo il mio stesso lavoro, restando lì non hanno avuto la mia stessa fortuna. Ora vivo e lavoro qui in Germania ma l’Italia, per me, resta il paese più bello del mondo”.

Messa in acqua della imbarcazione usata a Tahiti dal gruppo di ricerca di Alessio Rovere per raggiungere la barriera corallina.

Dal National Geographic al Washington Post, le pubblicazioni di Rovere e del suo team hanno trovato ampio spazio all’interno di noti magazine del settore e tra le pagine di alcuni fra i più autorevoli giornali internazionali (QUI uno dei suoi articoli scientifici). Dagli studi del giovane ricercatore emerge che, da qui al 2100, il livello del mare si alzerà di almeno un metro e ciò potrà influire pesantemente sul mondo così come oggi lo conosciamo: “Il nostro è un lavoro molto applicativo – racconta – stiamo investendo su un problema urgente che potrà presentarsi in un futuro non troppo lontano. Non è solo il livello del mare che cambierà ma anche il punto in cui le onde andranno a finire. E questo è estremamente significativo anche perché, dai nostri studi, stiamo iniziando a vedere che questo fenomeno avviene in modo esponenziale, non lineare. La quasi totalità della comunità scientifica mondiale, su questo punto, è concorde nel dire che nei prossimi anni ci sarà un importante cambiamento climatico e che le nostre scelte, oggi, incideranno notevolmente sul nostro futuro”.

Da sinistra a destra Daniel Harris (ricercatore della Queensland University, Australia), Alessio Rovere e Valeriano Parravicini (ricercatore alla Ecole Pratique des Hautes Etudes, Francia) studiano come raggiungere il sito di Teahupo'o per posizionare i l

Paesi come l’Olanda e l’Inghilterra, per esempio, stanno già pianificando alcune misure per prepararsi al “peggior caso possibile” in vista di questi cambiamenti climatici annunciati: “Non dobbiamo esserne spaventati ma coscienti – spiega Rovere – possiamo cercare di limitare i danni con piccole e grandi azioni: potremmo, per esempio, decidere di percorrere quel tratto di strada che facciamo tutti i giorni a piedi o in bicicletta al posto di utilizzare l’auto, riducendo in questo modo le emissioni di CO2. È la somma di tutti i nostri comportamenti che, alla fine, farà la differenza”.

Un sensore di misura di altezza d'onda posizionato sulla barriera corallina.

Durante i viaggi e le conferenze in giro per il mondo, Rovere ha incontrato anche noti imprenditori mondiali del calibro di Elon Musk, CEO di Tesla: “Qualche anno fa ero a San Francisco, in una delle più importanti conferenze del mondo sul clima – racconta il ricercatore – e anche imprenditori come Musk stanno andando nella direzione della riduzione delle emissioni, per esempio costruendo auto elettriche sempre più performanti”. Secondo Rovere stiamo vivendo un momento di profondo cambiamento: “Le cose stanno succedendo adesso- commenta – non solo la mia generazione di ricercatori ma già 25 anni fa, altri come me, dicevano la stessa cosa: il clima sta cambiando”. Il futuro, quindi, secondo il giovane ricercatore ‘savonese’, dipende molto da noi.

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