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Si scioglie l’Unione dei Comuni della Val Maremola, Rozzi: “Un’occasione persa”

L'ex sindaco di Giustenice analizza le cause della fine del consorzio di Comuni tra Tovo, Giustenice e Magliolo

Unione Comuni Tovo Magliolo Giustenice

Giustenice. Un’occasione persa. Così Ivano Rozzi, capogruppo della Lista Civica per Giustenice, commenta lo scioglimento dell’Unione dei Comuni della Val Maremola.

“Con la seduta consigliare del 27 marzo nel Comune di Tovo San Giacomo – spiega l’ex sindaco di Giustenice – si è dato inizio all’iter di scioglimento dell’Unione dei Comuni della Val Maremola, un soggetto pubblico che non ha mai veramente potuto aprire gli occhi e che, tolto qualche lievissimo vagito, è stato letteralmente soffocato sul nascere. Anche Giustenice nella seduta consigliare di domani proporrà il punto. Non ci voleva molto a capire che questo nuovo Ente che voleva sorgere sulle ceneri del fratello maggiore Unione dei Comuni ‘Riviera delle Palme e degli Ulivi’, affondato quasi subito dai nostri Comuni più Borgio Verezzi e Pietra Ligure insieme a qualcuno dei Comuni della Varatella e Loano, non avrebbe fatto comunque molta strada”.

“Le ragioni molteplici di questo ulteriore annunciato fallimento sono state da noi gruppo già ampiamente dette e qui non ci ripetiamo in toto però alcune considerazioni espresse nei vari consigli comunali, sui media e altrove ci pare doveroso riprenderli al fine di poter dimostrare non la nostra vittoria, ma l’intera sconfitta che la sequela di atti e scelte sbagliate calano sui cittadini della nostra valle e sulle comunità aderenti all’Unione fallita. Ribadiamo che per noi è stata persa una grande occasione quando con l’ Unione a 11 si sarebbe potuto creare un soggetto nuovo e maggiormente rispondente alle necessità dei tempi, dall’alto potere contrattuale in termini di infrastrutture e servizi invece è andata allora così e nuovamente adesso ancor peggio”.

“Dicevamo che questa nuova Unione a 3 avrebbe pesato da subito sui bilanci degli Enti partecipanti, già asfittici e deficitari, perché l’inserire in essa servizi non rilevanti sul piano anche economico avrebbe, di fatto, creato un soggetto zoppo e fortemente debilitato, dove una Unione formata da Comuni ‘poveri’ e privi di adeguate strutture e personale con in più l’assenza di una visione strategica sulla vera utilità di questa nuova Unione avrebbe posto in crisi il rapporto con i cittadini e con i dipendenti degli enti appartenenti. Oltre ai costi della prima si aggiungono quelli della seconda (segreteria, revisori, scioglimento ecc..). Abbiamo detto che l’ enfasi della creazione sarebbe stata al pari di un annunciato fallimento all’origine e che la forma, già nella fase embrionale riservava troppo spazio alla fase del recesso, dimostrando poca convinzione sul fare ma soprattutto poca responsabilità di fare una cosa giusta e di utilità”.

“Avevamo detto che il mancato ingresso nell’Unione da parte di comuni maggiori, per noi Pietra Ligure, avrebbe comportato l’impossibilità di tentare una gestione virtuosa anche per i tempi, con azioni riguardanti le infrastrutture (ferrovia e Aurelia, viabilità di collegamento e interna, sanità, trasporto, e poi sulla ruralità dei nostri centri, tra cui saltano tremendamente all’occhio l’assenza di politiche territoriali di supporto agli investimenti in agricoltura, piccola impresa e artigianato, che avrebbero dovuto ritrovare nell’ Unione maggior vigore e supporto, invece nulla. Inoltre il nulla sul terreno dei valori patrimoniali in gioco di queste comunità che oggi si trovano in balia di una crisi economica dilaniante, si pensi soltanto alla questione degli spostamenti scuola e lavoro, della tassazione comunale, del deprezzamento che gli immobili di valle stanno inesorabilmente subendo. Nulla in tre anni è stato fatto per questo e tanto altro ancora; non ci vuole molto a vedere che gli indici di crescita sono pressoché fermi e dove muovono sono senza produzione di reddito. Avevamo detto che quanto veniva con forza dichiarato dai fondatori, e cioè che l’Unione poteva essere il volano e raccordo del turismo interno e dell’outdoor gestita in un ottica comprensoriale, mentre invece ancor prima di sciogliere questo ente, divenuto a quanto pare inutile, si sono già stretti accordi con soggetti privati, addirittura fuori dal territorio dell’Unione ‘regalando’ territorio, ancora senza regole e condizioni”.

“Tutto un’insieme di errori e di leggerezza compiute da amministrazioni che sono state attente a non inserire nei dispositivi di costituzione dell’Unione le clausole di responsabilità per il non raggiungimento dei risultati, lasciando quindi nuovamente a carico dei cittadini i costi del fallimento dell’Unione a 11 con Loano e gli altri e adesso anche quelli dell’Unione della Val Maremola”.

“In conclusione, certamente è stata persa una grande occasione di costruire tre anni fa con Loano, Pietra Ligure e gli altri un nuovo grande soggetto aggregante di interessi comuni e concorrenti, ma è stata persa anche l’occasione di fermarsi prima di compiere un nuovo errore che abbiamo detto in tutti i modi di non fare, anche ricevendo improperi di scarsa apertura e lungimiranza verso le novità e tanti altri che più volte abbiamo rispedito al mittente, consapevoli di dove saremo andati a finire. Ora non gioiamo e neppure ci soddisfano i ‘noi l’avevamo detto’ perché siamo parte di questo sfacelo e di questa approssimazione amministrativa e il nostro dovere è quello di continuare nel nostro ruolo sperando di fare con il nostro voto la cosa giusta”.

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