Lettera al direttore

Post 4 marzo

Elezioni, l’analisi sul voto di Francesco Lirosi

L'ex assessore savonese spiega: "I risultati non mi hanno dato alcuna sorpresa perché avevo previsto quasi tutto"

franco lirosi

Riceviamo e pubblichiamo integralmente l’analisi sul volto di Francesco Lirosi, ex assessore del Comune di Savona:

Come già mi ero comportato per le elezioni comunali, anche in questa occasione ho atteso i risultati prima di esprimere un pensiero in merito. Alcuni dati risultano evidenti: essendo una Legge elettorale destinata alle coalizioni, ha vinto il centro destra // il primo partito però risulta (di gran lunga) il M5S e perciò si aprono scenari nuovi: il M5S si allea con la Lega, spaccando di fatto il centro destra? Il M5S attira alcuni eletti in altri partiti e va a governare (Mattarella permettendo, naturalmente)? Il PD collabora per alcuni specifici argomenti con il M5S? (Bisogna tenere presente la realtà: oggi solo il M5S può impedire alla destra di governare l’Italia, e ciò comporta la necessità di alcune scelte) Si va a nuove elezioni? (Ma perché? A che servirebbe? E poi, diciamolo sottovoce, siamo in Italia e chi vince un accordo lo trova sempre). // nel centro destra, la Lega ha superato FI (forse la fine politica di Berlusconi non l’ha causata la sinistra) // il PD risulta in caduta quasi libera // LeU non ha mantenuto le aspettative (quindi, i fuoriusciti dal PD sono confluiti specialmente nel M5S), aggravando di fatto la crisi della sinistra che, io penso, fino a quando resterà divisa non tornerà più a governare.

Mentre per le elezioni comunali la mia visione era offuscata da sdegno e risentimento, in questa occasione sono stato più distaccato e i risultati non mi hanno dato alcuna sorpresa perché avevo previsto quasi tutto; fa eccezione soltanto la misura della crescita del M5S, che comunque pronosticavo come primo partito, nonché quella del tracollo del PD.

Evidentemente: A) da parte del PD il metodo delle correnti e dell’incapacità di alcuni di saper coinvolgere e non escludere, chiaramente per motivi di ambizione personale, già utilizzato a Savona, è stato ripetuto in campo nazionale; B) principalmente, il PD non ha saputo stare in mezzo alla gente, capire e condividere i bisogni e le paure dei cittadini (nonostante la generale consapevolezza di alcuni buoni risultati raggiunti) e gli elettori ne hanno tenuto conto. Ma per essere eletti ci vogliono i voti e se non si sta in mezzo alla gente (proprio tutti i giorni) viene eletto qualcun altro. La politica, non mi stancherò mai di ripeterlo, è materia difficile e, se la si vuole praticare bene, bisogna impegnarsi e lavorare tantissimo, direi al limite delle proprie forze fisiche e intellettuali.

Io penso che sia a Savona che nel Paese bisognerà aspettare parecchi anni per vedere l’eventuale ripresa della sinistra. Il Segretario Nazionale PD e quello della Provincia di Savona dr. Giacomo Vigliercio avranno, con i dovuti confronti e nelle loro rispettive competenze, compiti gravosissimi. A Savona, bisognerà impedire di continuare a far danni a tutti gli artefici della folle preparazione delle ultime elezioni comunali (prima si farà, migliori speranze ci saranno) e si dovrà tornare in mezzo ai cittadini (oggi lo dicono tutti: io l’ho fatto per circa 20 anni, e i risultati si sono visti) e, in occasione delle prossime elezioni comunali, i valori della capacità e del radicamento popolare dovranno essere salvaguardati e mai sacrificati per volgari ambizioni personali. In Italia, con una nuova politica da parte del PD (Renzi o non Renzi segretario), che prima di tutto prenda atto che il mondo è cambiato, che si vive, si pensa e ci si comunica con nuovi idiomi, che l’Italia ed i suoi valori politici (specialmente quelli percepiti dal popolo) sono cambiati. Mai più chiudersi nelle sacre sedi e comunicare con linguaggi poco chiari: è controproducente. I candidati debbono sempre essere espressione del radicamento locale (la legge elettorale va cambiata immediatamente – e pensare che è parto più che altro del PD! -).

Peraltro, si tenga in massimo conto che ben presto si realizzerà l’immancabile presa di coscienza da parte dei cittadini della inattuabilità della maggior parte delle promesse elettorali, che gli odierni vincitori hanno profuso senza ritegno. E sono facilmente immaginabili le difficoltà che dovrà incontrare il Presidente della Repubblica Mattarella per scegliere a chi affidare l’incarico di formare il nuovo Governo. Non penso che il M5S cederà tanto facilmente, acclarato che, palesemente, ha raggiunto il massimo storico del suo potenziale e si trova ad un bivio per lui decisivo: se ora governerà potrà fare politica dal “ponte di comando”, anche se non potrà che deludere parecchio quelli che troppo frettolosamente hanno creduto alle sue abbondanti promesse; ma se non lo farà incomincerà a stufare la gente: le parole di protesta fine a sé stessa restano solo parole.

Mi dispiace fortemente per la mancata elezione di Anna Giacobbe, della quale ho già parlato e mi pare inutile ripetere tutte le sue qualità. Sottolineo solo che, ciliegina sulla torta, il PD aveva designato capofila una persona di Genova e solo al secondo posto la Giacobbe, facendo allarmare gli osservatori locali meno superficiali. E infatti, a causa del vistoso calo dei voti, solo la prima ha ottenuto il posto al Senato. Purtroppo, questo schifo di Legge elettorale prevede il voto di preferenza solo in pochi casi (circa il 30%) e, in questa singola circostanza (proporzionale), chi voleva votare la Giacobbe poteva solo votare il PD, ben sapendo che il primo eletto non sarebbe stata lei.

Dunque: troppe correnti e divisioni interne // impossibilità (in 2 casi su 3) di votare direttamente la persona che si stima e che rappresenta il territorio // disagi sociali sempre più ampi a fronte della quasi costante incapacità del PD di recepire le istanze dei cittadini e di dialogare costantemente con loro per dividerne bisogni, desideri e, sempre più spesso, paure.

E allora, se la maggior parte delle persone non può neppure scegliersi il proprio rappresentante politico, se in caso di bisogno non ha punti di riferimento personali e se si sente abbandonato da tutti, perché non cedere alla voglia di un facile populismo (sono tutti uguali / pensano solo a rubare / non si vedono mai sul territorio) e votare chi promette mirabilie istantanee (via gli stranieri / sussidio economico a tutti / più sicurezza)?

Ovviamente, anche se ha vinto chiaramente il voto di protesta, auguro agli eletti di fare un buon lavoro, di concorrere a migliorare la situazione generale italiana e, quindi, di noi semplici cittadini.

Francesco Lirosi

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