Al NuovoFilmStudio di Savona: La ruota delle meraviglie (Wonder Wheel)

Al NuovoFilmStudio di Savona:  La ruota delle meraviglie (Wonder Wheel)

NuovoFilmStudio/ Officine Solimano/Piano terra
Piazza Rebagliati, Savona
Circolo ARCI

Cinema 1a visione – La ruota delle meraviglie (Wonder Wheel)

di Woody Allen, con Jim Belushi, Juno Temple, Kate Winslet, Justin Timberlake, Jack Gore – USA, 2017, 101’

ven 05 gennaio (21.15)
sab 06 gennaio (17.30 – 22.00)
dom 07 gennaio (15.30 – 20.00)
lun 08 gennaio (15.30)

1950, New York, le vite di quattro personaggi si intrecciano ai piedi della celebre ruota panoramica costruita negli anni venti. Incontriamo così la malinconica Ginny, ex attrice emotivamente instabile, ora cameriera presso un modesto ristorante di pesce; di suo marito Humpty, rozzo manovratore di giostre; del giovane Mickey, un bagnino di bell’aspetto che coltiva aspirazioni letterarie; e della ribelle Carolina, la figlia che Humpty non ha visto per molto tempo e che ora si nasconde per sfuggire a un gruppo di spietati malviventi…

Ritorna il luna park di Coney Island in quest’ultimo film di Woody Allen, ma non riappare esattamente come in Io e Annie del 1977. Allora, Alvy Singer, con una semplice battuta, affermava di aver abitato sotto le montagne russe di quel parco dei divertimenti. In questo caso è la ruota delle meraviglie che domina l’intero film e che, simbolicamente, diventa la macchina sui cui giostrano le vite dei suoi protagonisti. Ambientazione suggestiva, ma anche esteticamente minacciosa se i rapporti tra i vari personaggi sono ambigui, le ambizioni velleitarie, i sentimenti incontrollati. Nessuno di loro avrà ciò che voleva, e ciascuno pagherà un prezzo, molto alto. Allen si smarca da contesti ricchi e patinati, e non lascia spazio nemmeno per l’ironia. Nell’universo popolare della “ruota” infatti quasi tutto il tempo è sottratto dal lavoro, e i sogni vengono compressi in un ambito, progressivamente, sempre più angusto: il mondo dell’America di quasi tutti. L’impianto è quello classico del melodramma, arricchito dal contributo fondamentale del direttore della fotografia Vittorio Storaro. Alla luce, al digradare dei colori viene affidato il compito di sottolineare i drammi dei vari personaggi, cercando di raggiungere una cifra stilistica sempre più essenziale e cristallina. Attenti però a non lasciarvi abbagliare da una tale perfezione. Il rischio sarebbe quello di precipitare verso un equilibrio retto soltanto e di continuo sull’autocensura e sulla negazione. Gli esseri umani convivono solo quando vietano l’espressione del proprio Io reale. Pena la dissoluzione di ogni sogno, la concretizzazione della vacuità e della macerante usura del tempo.
La ruota delle meraviglie, uscito quasi a fine anno, segna, al presente, una chiusura potente nell’ambito del cinema del 2017 e, al passato, rappresenta l’assoluta demitizzazione dell’America degli anni 50. Se fosse l’ultimo, il sigillo perfetto della carriera di Woody Allen.

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