Savona. I dimissionari del direttivo Federalberghi Savona, Paolo Efero e Fabio Raimondo, Michela Rosselli, Tommaso Tortarolo e Alberto Zanolla tornano sulla tassa di soggiorno, uno dei temi caldi della provincia savonese con alcuni comuni rivieraschi pronti ad approvarla, nonostante l’opposizione di albergatori e sigle sindacali.
“Le forze sindacali ancora una volta ne escono sconfitte in apparenza, ma non nella sostanza. Tutta le sigle sindacali si sono sempre espresse con “No tassa di soggiorno, ma…” questa apertura ha dato inizio, durante il primo incontro a luglio in località Ranzi, a trattative culminate con l’accordo di inserire la tassa prevedendo anche una Dmo a livello provinciale (acronimo di Destination Management Organisation, si tratta di un centro operativo formato dalla Provincia e dalla Camera di Commercio che coordinerà le imprese private per promuovere e commercializzare l’offerta turistica)” affermano.
“Dopo una serie di incontri tutto ebbe una apparente battuta d’arresto a causa delle numerose polemiche scatenate dal fatto di far passare in sordina l’accordo e il carrozzone che si sarebbe venuto a creare con l’istituzione di un altro organismo che potesse controllare il marketing turistico provinciale erodendo risorse della tassa a livello comunale”.
E i dimissionari di Federalberghi aggiungono“L’apparente calma, ha portato sindaci e categorie a lavorare a regolamenti comuni per l’intero territorio nel quale vengono stabiliti tariffe, pagamenti, sanzioni e l’istituzione di un Comitato Locale per il Turismo del quale faranno parte le associazioni più rappresentative e il Sindaco, con lo scopo di amministrare il 60% dell’imposta”.
“Forse è proprio questo 60% da gestire insieme alle amministrazioni che ha fatto gola a parte dei rappresentati sindacali?”.
“Il vero interesse non era gestire la tassa, ma i soldi derivanti da questa gabella per progetti sia locali che provinciali infatti si è ritornato a parlare subito di Dmo provinciale ieri sera in un dibattito a Varazze tra sindaci e sigle sindacali”.
“Forse è il caso di iniziare a pensare veramente al bene dei nostri turisti che non è card, portali e dmo che sono progetti già visti e che hanno avuto scarsi risultati a livello turistico, ma non altrettanto per le persone di cui ne facevano parte”.
“Forse stare al gioco sarebbe più facile, ma non ci riusciamo: noi diciamo no alla tassa e no alla Dmo” concludono i dimissioni di Federalberghi.