Critiche

Sanità, minoranze all’attacco in Consiglio regionale: “Spazio ai privati e troppi poteri ad A.Li.Sa”

I consiglieri di minoranza ancora all'attacco sul piano sanitario all'esame dell'Assemblea regionale

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Liguria. Questa mattina in Consiglio regionale è ripreso il dibattito sul Piano sanitario regionale 2017-2019, che si annuncia non privo di scontro e bagarre tra maggioranza e minoranza. Il consigliere Giovanni Barbagallo (Pd) ha rimarcato che le perplessità sul Piano, manifestate dalla minoranza, sono state espresse anche da Cgil e Cisl e ha ribadito che non si capisce quali interventi il Piano intende realizzare, quali sono gli obiettivi. “Al contrario – ha puntualizzato –  questa amministrazione sa  “tenere buoni” i territori”. Secondo Barbagallo molte delle proposte contenute nel Piano non sono di fatto realizzabili e ha citato, a tal proposito,  la preannunciata apertura di tre reparti di pronto soccorso nel Ponente, ma aprirli – ha ribadito – significa anche attivare o potenziare molti altri reparti nelle strutture che li ospiteranno. Barbagallo ha quindi parlato di «inconcludenza e insostenibilità»

Giovanni Pastorino (Rete a sinistra&liberaMENTE Liguria) ha dichiarato: “Questo piano è una summa di belle intenzioni, ma non rispecchia la realtà ligure” perché, secondo il consigliere, non affronta i veri problemi: la carenza del fascicolo informatico, la crescente mobilità passiva e l’eccessiva ospedalizzazione. Forti critiche sono state espresse anche sulla creazione di ALISA che rappresenta una «infrastruttura che ha, di fatto, assorbito le competenze delle Asl che, però, restano con gli alti costi delle figure apicali. In altre Regioni governate dalla stessa maggioranza della Liguria – ha aggiunto – le aziende sono in numero molto inferiore”. Secondo Pastorino, quindi, “questo Piano manca di progettualità mentre sarebbe stato utile una vera riorganizzazione e, di fatto, è stato perso un anno”.

Marco De Ferrari (Mov5Stelle) ha sottolineato la necessità di redistribuire il potere decisionale della dirigenza nel mondo sanitario rendendolo, inoltre, autonomo dalla politica: “Occorre rescindere il rapporto dannoso fra sanità e politica”. Secondo De Ferrari il settore deve restare saldamente pubblico: “Il cittadino non è un cliente o un consumatore, ma un paziente e occorre investire in aree che attualmente sono ancora marginali e garantire equità alle cure”. Gli indirizzi da seguire nella politica sanitaria, che mancherebbero nel Piano, – ha spiegato il consigliere – sono la prevenzione, la previsione e la progettualità.

Giovanni Lunardon (Pd) ha sostenuto che il Piano è “privo di contenuti concreti”. A suo avviso l’unico effetto del Piano è trasferire tutti i poteri ad Alisa. “Alisa fa tutto” ha ribadito il consigliere, sottolineando che, di fatto, nessuna decisione passerà più attraverso l’esame del Consiglio regionale e della Conferenza dei sindaci. “Non ne soffre soltanto la sanità, ma anche la democrazia di questa Regione” ha dichiarato Lunardon, ribadendo che restano aperti, senza risposte, i problemi che gravano sulla sanità, a partire dai tempi delle liste d’attesa. Il consigliere ha rilevato, inoltre, che nel Piano non si parla neppure del fascicolo sanitario informatico.

Alice Salvatore (Mov5Stelle) ha rilevato “l’incongruenza fra a quanto è scritto in questo Piano rispetto a quanto era contenuto nel Libro bianco, dove c’era una analisi della situazione sanitaria accurata con un quadro sui ricoveri, le malattie croniche e il numero di posti letto. Non siano riusciti a capire – ha aggiunto – perché di tutto quello che era stato analizzato nel Libro bianco, non c’è traccia nella pianificazione programmatoria del Piano”. Secondo il consigliere, inoltre, “nel Piano non esiste neanche un cronoprogramma quindi non sappiamo quando sarà realizzato anche quel poco che è stato programmato”. Salvatore ha concluso rilevando che non esistono nel documento una programmazione, una pianificazione sulla prevenzione e una chiara politica di sviluppo del personale e, infine, ha criticato l’ingresso dei privati nella rete pubblica.

Raffaella Paita (Pd) ha dichiarato che il Piano è un “libro dei sogni che non si realizzerà mai”, sottolineando che il sistema che si prefigura non potrà reggere. Al momento – ha evidenziato, fornendo delle cifre – quello che si vede è un corposo aumento delle fughe sanitarie fuori regione, delle liste d’attesa e di tasse.  Il consigliere ha a tal proposito ribadito che l’abbattimento delle fughe è un tema del tutto assente dal nuovo Piano sociosanitario e ha poi aggiunto  che di fatto la giunta intende cedere un pezzo di sanità ai privati.

Angelo Vaccarezza (Forza Italia) ha risposto a Paita e ad altri consiglieri di minoranza che hanno polemizzato sul piano, chiarendo che l’attuale maggioranza sta lavorando per rimediare ai disastri del passato. “Recuperiamo le macerie della pessima gestione del Pd che ha creato un’immagine non molto piacevole della sanità” ha detto il consigliere e, rivolgendosi ai consiglieri del Pd, ha spiegato che quanto stanno criticando in materia sanitaria fa parte della “loro” Liguria, mentre l’attuale maggioranza sta gettando le basi per il rinnovamento del settore.

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