Calcio

Riflessioni a posteriori sul viaggio dentro il Bayern di Guardiola

Lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia

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Durante la gestione del club tedesco da parte dell’attuale tecnico del Manchester City (periodo dal 1/07/13 al 30/06/16 per un totale di 1095 giorni che resero la vittoria di 3 campionati, 2 coppa di Germania, 1 Supercoppa UEFA, 1 Coppa del mondo per club FIFA) ebbi modo di recarmi con un gruppo di allenatori del Nord Italia a visionare le prime uscite precampionato. Per il quarto anno consecutivo il Bayern aveva scelto il Garda Trentino per la preparazione alla nuova stagione agonistica. Il prestigioso club tedesco nel corso del summer camp a Riva del Garda e Arco avvenuto dal 4 al 12 luglio 2013 ci aveva accolto con la professionalità ed l’eleganza che gli competono.

L’avvio del nuovo “corso” varato dall’attesissimo allenatore “Pep” Guardiola era motivo di grande attenzione da parte della stampa internazionale. In quel soggiorno dorato la squadra giocò anche tre match amichevoli ad Arco: un ricco programma dunque che richiamò migliaia di tifosi e appassionati dalla vicina Germania e dal resto d’Europa. La presenza media di 2.500 a ogni seduta di allenamento con il record di quasi diecimila durante la prima amichevole danno la misura dell’avvenimento a cui partecipammo. Del resto i biancorossi bavaresi venivano da un’annata (2012-2013) che era stata un autentico trionfo. Prima la cavalcata vittoriosa in Bundesliga poi la magica notte di Londra e il successo sul Borussia Dortmund per la quinta Champions League, ed infine la Coppa di Germania, conquistata a Berlino dopo una combattuta finale con l’FC Stuttgart. Dopo l’esordio con Louis Van Gaal (del quale c’era ancora il ricordo dell’attenzione maniacale al tappeto erboso dello stadio di Arco, che non doveva supera i 3,3 centimetri) era toccato a Jupp Heynckes ed ora era il momento di Guardiola.

«Del calcio mi è mancata la partita. Il resto no, si può vivere meglio senza», aveva detto Guardiola in una intervista nella quale confessava i motivi del suo ritorno (dopo lo stop post Barcellona) e di non aver avuto nostalgie particolari, a parte il campo: «Tutto quello che circonda il calcio mi è mancato un po’ meno. Mi è mancato il vedere come gioca una squadra, il cercare di vedere come puoi vincere e il poter decidere su quali giocatori puntare».

Attendemmo l’arrivo dello staff teutonico che alloggiava a Riva con molta curiosità. Sapevamo chi erano Buenaventura (uno dei preparatori fisici con la miglior reputazione al mondo) ed il suo maestro Paco Seirullo che nonostante provenisse dall’atletica leggera aveva creato una scuola di preparazione fisica per il calcio testando il suo metodo nel dream team di Johan Cruyff dove aveva trascorso 25 anni a mantenere in forma i giocatori del Barça, con un successo riconoscibile. Buenaventura aveva imparato proprio da Seirullo una metodologia strutturata in microciclo, che si basa su cicli di allenamento formati da tre/cinque giorni di lavoro sviluppato sempre con la palla, in modo da simulare le condizioni tecnico-tattiche della gara.

L’allenamento iniziò alle 10,00 e durò  un’ora esatta. In sintesi questa fu l’esecuzione della seduta: 30 min: attivazione (5 min. circa) e il classico rondos (torello) 6vs2 su quadrato 10×10.
5 min.: spiegazione esercizi
15 min.: gruppo diviso in due, sulle due fasce del campo, 8 min. lavoro in coppia con conduzione palla in percorso, 3 min. stesso lavoro su fasce opposte, fine esercizio a dissetarsi ed integratori.
11 min.: gruppo diviso in due, “giochi di posizione” in possesso palla: un gruppo 7vs7 + 3 jolly per 5 min., pausa 1 min., ripresa altri 5 min., l’altro gruppo 3vs3 +2 jolly senza pausa. Tutti a dissetarsi e  fine prestazione.

Per certi versi nulla di nuovo di quello già osservato nei video del Barcellona ed in quelli del primo allenamento  in Germania svoltosi il 26 giugno. Infatti, mentre in Italia durante gli allenamenti si chiudono le porte a tifosi e giornalisti, il Bayern le aveva aperte tutto il mondo. Pep era riuscito ad operare una vera e propria rivoluzione facendo trasmettere le sedute live in streaming sul canale Youtube ufficiale del club. Certo che dal vivo però fu senza dubbio molto più divertente ed istruttivo, in quanto, si sa che le cose che attirano di più sono i particolari, i dettagli ed i contorni.

Era stato molto emozionante vedere Guardiola dal vivo che dirigeva l’allenamento con gli assistenti, la struttura fisica ed imponente di alcuni giocatori e la loro abilità tecnica ma soprattutto, caratteristica che contraddistingue questi campioni, l’intensità, la mentalità, l’ordine, la disciplina, l’organizzazione e l’impegno al limite, in ogni fase dell’allenamento, su ogni palla giocata anche durante il “torello/rondos” come se stessero giocando una finale di Champions. Un’ottima esperienza didattica e conoscitiva. In ogni esercitazioni erano presenti i principi di gioco di Guardiola. Tutte le sessioni proposte avevano come priorità determinati obiettivi tecnici e tattici concordati in precedenza tra Buenaventura e Guardiola.

Nella prima sessione di lavoro come protagonista: il pallone (con Rummenigge e Sammer sorpresi). Nessuna corsa continua, nessuna serie di 1.000 metri, nessun circuito di sollevamento pesi, nessuna sessione da atletica. Si proseguì poi con un rondos. Vennero formati tre cerchi di otto giocatori ciascuno. Sei di loro, sulla circonferenza, iniziarono a passare la palla alla massima velocità mentre due dentro, cercando di recuperarla. L’esercizio risultava molto meno fluido rispetto a quando veniva fatto a Barcellona, perché lì i giocatori iniziavano a fare questo tipo di allenamento a partire dalle giovanili.

I campioni d’Europa sembravano meno pronti a fare questi rondos. Probabilmente anche perché pensavano di fare la solite sedute atletiche e non di lavorare con il pallone. Mi fu domandato se secondo me fosse riproponibile questo “concept” anche in Italia? Ecco la mia puntuale risposta: “Da noi non si investe sui giovani e pertanto bisogna cambiare il ciclo economico. D’altronde se le società sportive non le obblighi a investire veramente non puoi pretendere di cambiare il trend. In Germania ad esempio hanno garantito i soldi per migliorare i centri di formazione dilettantistici. Dopo un periodo di lavoro nei centri di formazione i ragazzi migliori vanno nei club professionistici che devono sottostare a delle condizioni: vale a dire che il centro di formazione  prepara il ragazzo (in pratica fa attività di scouting), mentre il club professionistico deve garantire la crescita in determinati contesti  pena l’esclusione dalla Bundesliga. Se i club tedeschi non hanno academy di un certo tipo non possono partecipare ai campionati maggiori. Loro hanno virtuosamente invertito il ciclo economico, le società sono in attivo perché fanno giocare i loro giocatori senza comprare altrove. E poi hanno facilitato l’integrazione tramite le accademie. Per quello che ci riguarda, secondo uno studio fatto dalla Fifa, l’Italia fra i 27 maggiori campionati europei è all’ultimo posto nel grado di valorizzazione i giovani. E la cosa grave è che il trend tende a essere sempre più negativo”.

Oggi a distanza di 4 anni da quel blitz sono cambiate le cose? Per intanto i neonati CFT della FIGC riservati ai calciatori e alle calciatrici dilettanti di età compresa tra i 12 e i 14 anni(attualmente 30 sparsi sul territorio nazionale che dovranno diventare 200) stanno cercando, ispirandosi al “modello tedesco” e/o “belga”, di riuscire nell’intento di rimontare le posizioni perdute come auspicato dal presidente Tavecchio. E la Serie A pare tornata a credere nei vivai, in quanto per convinzione o per convenienza sta spendendo sensibilmente di più rispetto al passato, ma sempre in ritardo, sia chiaro, in confronto al resto d’Europa dove gli investimenti nei settori giovanili rappresentano ormai una voce fissa nel bilancio del club.

In questa stagione, secondo un monitoraggio della Lega, il budget riservato ai vivai delle 20 società della massima divisione ammonterà a 102.255.560 euro. Una media da 5,8 milioni per club, anche se dentro quel numero c’è tutto: costi per la gestione del settore giovanile, strutture e adeguamenti, staff e investimenti sul calciomercato per strappare alla concorrenza i migliori talenti.

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