"giallo" pistacchio

“Murder, she did makeup”: La pasta al sugo di mamma

"Rosso Pistacchio" è la rubrica al femminile di IVG: ogni martedì si parla di donne con Marzia Pistacchio

Rosso Pistacchio

“Rosso Pistacchio” è la rubrica di Marzia, che ama definirsi “una truccatrice struccata”. Uno spazio al femminile dal taglio volutamente “leggero” in cui parlare a 360 gradi di tutto ciò che ruota intorno alle donne. In salsa savonese, naturalmente.

Per alcune settimane Rosso Pistacchio si tinge di “Giallo”, con una nuova storia a puntate. Buona lettura!

La Salsa

La preparazione della salsa per l’inverno in una famiglia meridionale non è faccenda sulla quale scherzare a cuor leggero. E’ alchimia, rito, cerimonia pagana, è un Sabbah nel quale inspiegabilmente i ruoli si ribaltano, il matriarcato rivendica il proprio potere, e gli uomini della famiglia diventano semplici esecutori di una danza che ha le donne come coreografe e maestre di cerimonia.

E’ un processo fatto di sterilizzazione, di calderoni di acqua calda e fuoco vivo, di strumenti taglienti e minuziosamente puliti, di macchie rosso sangue, di flussi di pelle, polpa e succhi, di pazienza e fatica , di persuasione e forza. E’ una roba da donne. Come il parto.

La leggenda narra che Bianca Bufi nacque il giorno della Salsa, e che sembrasse un bel pomodoro da sugo.

“Tesoro , perchè quel muso?”
“Ogni anno mi costringi a venire con te nel giorno della salsa! Lo sai che va a finire sempre che litigo con qualcuno. La tua famiglia,mia cara Bianca, è zeppa di piantagrane! Ogni anno me li sorbisco per amor tuo.”
“Tesoro, intanto guarda la strada mentre guidi, inoltre so benissimo che vieni solo per la pasta al sugo di mamma, non certo per me.”
“Beh..la pasta al sugo è la pasta al sugo. Mi fa morire.”
“Non dirlo troppo forte, Tesoro, ultimamente ogni volta che vado a truccare muore qualcuno.”
“Ma oggi mica devi truccare!”
“E come no?? Il trolley è nel bagagliaio.”

La pasta al sugo di mamma

Per fare la pasta al sugo come fa la mamma bisogna prendere dei bei pomodori rossi e maturi, ma va bene anche se non sono belli e se non sono maturi. Va bene prendere anche i pomodori che sono in frigo da un po’, quelli un po’ marcetti e mezzi congelati. Basta che siano pomodori.
Li dovete lavare ben bene e poi dovreste tagliar via il pegullo. A volte non lo taglio via , tanto poi frullo tutto e nessuno se ne accorge.
Mettete i pomodori in una pentola dai bordi alti con una cipolla e un filo d’olio. L’olio deve essere verde, pugliese e forte. Non fatevi mai vedere da un pugliese mentre cucinate con l’olio del supermercato. L’olio deve obbligatoriamente venire da giù con il camion, deve essere torbido come petrolio e costare altrettanto.

Devo dire che ho riscontrato che con due fili di olio il sugo viene più buono, con tre viene eccelso.

Accendete il fuoco bello vivo, perchè non devono mica bollire e, quando vi sembra che la cipolla stia per annerire, aggiungete un pochino di acqua. La pentola tirerà un sospiro di sollievo e ingannerete i pomodori che cominceranno ad arrendersi al calore.

Se nel frigo vi è avanzata della salsa (non quella aromatizzata, per carità) o dei pelati, aggiungete pure quelli, ma prima controllate che non abbiano fatto la muffetta sopra.

Mettete una presa di sale e lasciate andare. I pomodori perdereanno tutta l’acqua ed è qui che voi dovrete osservare attentamente: dovete fare evaporare l’acquetta ma non attaccare il sugo.

Questo è il momento in cui aggiungeremo un bel mazzetto di basilico, meglio se raccolto dal giardino, ma va bene anche surgelato, essiccato no, fa obiettivamente schifo.

I pomodori sobbollono come magma vivo e il basilico esalerà il suo ultimo respiro, abbandonando stremato tutto il proprio profumo
Appena i pomodori si saranno disfatti ,passate il tutto con un mixer a immersione. A lungo.

Il sugo cambierà colore e da rosso vivo diventerà una cremina arancione, marezzata di semini gialli sputati via dal cuore acquoso del pomodoro ciccione, e tempestata di coriandoli verdi e aromatici.

A me i semini non hanno mai dato nessun fastidio, e nemmeno le pellicine, ma, se aveste invitati rompiscatole, potete passare il tutto. Io non lo farei. Di qualcosa bisogna pur morire.

Questo è ordunque il momento del segreto di famiglia, tramandato di generazione in generazione da grasse matrone pugliesi a altre grasse matrone pugliesi: il cucchiaino di zucchero. Pare che smorzi l’acido del pomodoro, il che non è scientificamente provato, ma perché scontentare tutto l’albero genealogico di ave e trisavole? Che cucchiaìno di zucchero sia.

Ora lasciatelo andare il sugo, e mettete in conto che comincerà a lanciare lapilli incandescenti nei paraggi, sulle piastrelle ,sui fornelli ma soprattutto sulle mani. La perfetta casalinga pugliese avrà preventivamente bardato il fornello con la stagnola, io non ne ho mai voglia e preferisco scottarmi cercando di parare gli schizzi e bestemmiando un po’.

Non copritelo che si deve restringere e ridurre. Ora viene la parte fondamentale : prendete un pezzo di pane e intingetelo nella parte della pentola dove il sugo è più ristretto. Tirate su il pane e con una mano su un fianco, soffiateci sopr,a chiamando a gran voce figli e nipoti perché lo assaggino.

Se non avete figli o nipoti, chiamate quelli dei vicini, se non avete vicini e bambini a cui farlo assaggiare, il sugo è sprecato e avete commesso peccato mortale e la vostra vita è alquanto insulsa e inutile.

“Rosso Pistacchio” è la rubrica al femminile di IVG, ogni martedì a cura di Marzia Pistacchio: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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