Incredibile ma vero

Appartamento venduto nella Pineta di Arenzano, ma il proprietario non lo sapeva: 2 condanne

L'acquirente aveva scoperto il raggiro quando si era ritrovato in casa il vero padrone

tribunale savona

Arenzano. Aver venduto un appartamento nella Pineta di Arenzano senza però esserne i proprietari. Era questa, in sintesi, l’accusa per la quale nel marzo scorso erano finiti in manette Ivano Sicco, 55 anni, di Finale e Pierina Lari, di 63, di Arenzano. I due questa mattina sono stati condannati in udienza preliminare davanti al giudice Francesco Meloni: Sicco a due anni e sei mesi di reclusione, mentre la donna ad un anno e otto mesi di reclusione (per entrambi senza sospensione condizionale della pena).

Secondo quanto accertato dai carabinieri del nucleo operativo di Arenzano, una casa di 80 metri quadrati, con tanto di box annesso, era stata venduta ad un prezzo, 180 mila euro, estremamente vantaggioso. Un vero affare o almeno così sembrava al cinquantottenne di Acqui Terme che, nella primavera scorsa, l’aveva acquistata. Peccato che, appena arrivato in Riviera per trascorrere qualche ora di relax, non senza stupore, nell’appartamento aveva trovato una persona, in realtà il vero proprietario.

Entrambi erano stati vittime di una colossale truffa, degna di un film di Totò. L’indagine dei militari infatti era sfociata in cinque misure di custodia cautelare, due in carcere e tre agli arresti domiciliari, firmate dal gip Fiorenza Giorgi. Dietro le sbarre erano finiti Sicco e Mario Marcellino Corradi, 64 anni, residente a Varazze. Ai domiciliari invece Ezio Colombaro, 61 anni, di Finale, Pierina Lari, e Mauro Franco Gallini, 58 anni, di Acqui. Per tutti le accuse a vario titolo e in concorso erano di truffa aggravata, falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale per errore connessa ad altrui inganno, uso di atto falso. Corradi, Colombaro e Gallina non sono stati giudicati oggi, ma avevano già patteggiato rispettivamente due anni e sei mesi di reclusione, due anni e tre mesi e dieci mesi.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Sicco era affittuario della casa nella Pineta di Arenzano, di proprietà di un medico di Vercelli. L’inquilino aveva approfittato del fatto di avere libero accesso all’appartamento per inscenare la truffa con l’aiuto delle altre quattro persone. Dopo aver “agganciato” il possibile acquirente, un conoscente di Gallini, il raggiro aveva preso forma. Era stato organizzato un appuntamento per vedere l’alloggio: Sicco si era finto agente immobiliare ed aveva mostrato la casa. Il prezzo, 180 mila euro, era davvero allettante e così il cinquantottenne di Acqui non si era lasciato scappare l’affare, o presunto tale.

In quel momento si era concretizzata la seconda parte del piano: grazie ad alcuni documenti falsi, davanti a due ignari notai savonesi, gli autori della truffa erano riusciti a farsi rilasciare una procura speciale per vendere appartamento e box. Documenti grazie ai quali davanti ad un terzo notaio, a Valenza Po, anch’esso ignaro di tutto, era avvenuto il rogito.

A quel punto il cinquantottenne di Acqui credeva di potersi godere la casa al mare e invece un giorno aveva visto entrare nel “suo” appartamento uno sconosciuto, ovvero il medico di Vercelli. Una scena surreale per entrambi visto che il nuovo proprietario gli aveva mostrato un atto notarile che certificava la vendita. Non era servito molto tempo per capire di trovarsi davanti ad una truffa e così le vittime si erano rivolte ai carabinieri di Arenzano e avevano denunciato tutto.

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