Sede civile

Savona, rene asportato per errore in sala operatoria: risarcimento da 314 mila euro per il paziente

Il tribunale ha anche condannato l'Asl 2 Savonese a somministare a titolo gratuito al paziente le cure "salvavita"

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Savona. Nell’ottobre del 2011, per errore, gli era stato asportato in sala operatoria l’unico rene (sano) che aveva. Una vicenda per la quale, a distanza di sei anni dal fatto e dopo quattro anni di contenzioso civile, un cinquantaduenne albanese, M.B., si è visto riconoscere un risarcimento danni da trecentoquattordicimila euro. La sentenza è stata emessa dal giudice della sezione civile del tribunale di Savona Alberto Princiotta che ha anche condannato l’Asl 2 Savonese a somministrare a vita all’uomo le terapie necessarie a mantenere stabili le sue condizioni di salute.

La vicenda del rene asportato per errore era sfociata in un’inchiesta da parte della Procura di Savona al termine della quale il dottor Andrea Piccardo, ex primario dell’ospedale di Cairo, aveva patteggiato dieci mesi di reclusione per lesioni colpose (il suo collega Giampaolo Arzillo, che quel giorno lo assisteva in sala, era invece stato condannato al pagamento di una multa con il rito abbreviato). Secondo l’accusa, infatti, i chirurghi avrebbero dovuto rimuovere una cisti sulla milza con la tecnica laparoscopica, ma, per sbaglio, era invece stato asportato l’unico rene rimasto al paziente.

Dopo la conclusione del processo penale, nei mesi scorsi, in tribunale si è concluso appunto anche il contenzioso civile durante il quale a M.B. è stato riconosciuto un danno biologico di 269.531,54 calcolato riconoscendo al paziente un’invalidità permanente del 30% dovuta all’asportazione del rene e un danno patrimoniale di 44.650 euro per la riduzione delle capacità lavorative conseguenti all’intervento (prima che gli venisse asportato per errore l’organo infatti lavorava come coltivatore diretto in Albania).

Il cinquantaduenne albanese non si è visto però riconoscere, a differenza di quanto richiesto, nessuna personalizzazione del danno (quello che veniva chiamato “danno morale). Un risarcimento che secondo i legali di M.B., gli avvocati Marco Montalbani e Mariangela Piccone, andava riconosciuto visto che, a causa dell’errore in sala operatoria, era stato necessario sottoporlo (dopo un periodo di dialisi trisettimanale) ad un trapianto di rene “sano”. Una condizione che, benché l’organo ad ora risulti in normali condizioni, costringerà M.B. ad assumere per tutta la vita una terapia anti rigetto e periodici controlli clinico-strumentali. Inoltre (come riconosciuto dal consulente di parte), la durata media di un rene trapiantato è di circa dieci anni. Elementi che erano stati portati a sostegno della richiesta di personalizzazione del danno.

Se da un lato la sentenza ha rappresentato la fine di un incubo per il signor M.B e i suoi famigliari, che hanno visto riconosciuta dal giudice la colpa grave dei medici (tanto che l’Asl è stata condannata a somministrare a vita, a titolo gratuito, al paziente le terapie definite dal consulente d’ufficio come “salvavita”), sono rimasti alcuni aspetti per i quali è stato ritenuto opportuno promuovere giudizio d’appello per ottenere il risarcimento di alcune voci non riconosciute dal tribunale di Savona.

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