Verso la sentenza

Processo per il fallimento del Savona Calcio: pm chiede 4 condanne

A giudizio ci sono gli ex consiglieri Fabrizio Oggianu e Alessio Toscano, l'ex amministratore della GB Alessandro Repetti e l'ex assessore allo sport di Savona Luca Martino

stadio bacigalupo - savona

Savona. E’ attesa per il prossimo dicembre la sentenza del processo per il fallimento del Savona Calcio che vede a giudizio gli ex consiglieri della società calcistica Fabrizio Oggianu e Alessio Toscano, l’ex amministratore unico della General Brokings (che controllava il Savona) Alessandro Repetti e l’ex assessore allo sport del Comune di Savona Luca Martino. Questa mattina in aula il pm Ubaldo Pelosi ha chiesto una condanna per tutti e quattro gli imputati.

La pena più severa, tre anni e sei mesi, è stata richiesta per Toscano, mentre per Oggianu il pm ha chiesto tre anni e due mesi, per Repetti due anni e due mesi e, infine, otto mesi di reclusione per Martino. Al termine della requisitoria del pubblico ministero hanno preso la parola i difensori degli imputati, gli avvocati Simona Poggi, Maurizio Bozzano, Stefano De Bernardi e Franco Vazio, che hanno chiesto l’assoluzione per i loro assistiti. Al termine della discussione il collegio del tribunale ha rinviato il processo, nel quale il curatore fallimentare del Savona è parte civile con l’assistenza dell’avvocato Mara Tagliero, per le repliche e la sentenza.

Le accuse a Toscano e Repetti (inizialmente contestate in concorso con Andrea Pesce, l’ex presidente della società calcistica che, per questa vicenda, aveva patteggiato due anni e due mesi di reclusione in udienza preliminare) vanno dalla distrazione di beni da una società in dissesto alle false dichiarazioni ai soci, al ricorso fraudolento al credito. Tra le accuse anche quella di irregolarità connesse alla tenuta dei libri contabili per nascondere una serie di operazioni “tarocche”, in particolare false fatturazioni e false dichiarazioni ai soci. Tra le imputazioni anche quella legata alla vicenda del campo sportivo Comparato realizzato grazie a 145 mila finanziati dal Credito Sportivo, che sono stati stornati per pagare giocatori, dipendenti e fornitori e senza saldare la fattura di 43 mila euro all’impresa costruttrice Arcadia Srl.

Poi ci sono anche le accuse di ricorso abusivo al credito per una falsa relazione semestrale ai soci, per aver occultato la situazione di dissesto patrimoniale. Infine c’è il capitolo sponsorizzazioni: l’accusa è di aver simulato tutta una serie di contratti con vari sponsor e fatture per prestazioni mai eseguite, ottenendo dalla Carisa anticipi per 455 mila euro.

Per quanto riguarda Martino, coinvolto in qualità di membro del cda del Savona tra il luglio del 2009 e quello 2011, in udienza preliminare erano già cadute le accuse più gravi, relative alla bancarotta fraudolenta, e restano in piedi solo quelle di bancarotta semplice, perché – secondo il pm – pur conoscendo la situazione di dissesto della società non avrebbe chiesto il fallimento del Savona, e quella di malversazione in relazione all’utilizzazione non corretta dei finanziamenti pubblici erogati per il campetto Comparato.

Accuse che Martino, difeso dall’avvocato Franco Vazio, ha sempre respinto. Nella sua deposizione, nelle scorse udienze, proprio in relazione al grado di coinvolgimento dell’ex assessore nelle decisioni della società, Andrea Pesce aveva detto che era all’oscuro del fatto che fossero state fatte delle fatture false per mettere allo sconto in banca: “Con lui di certe cose non abbiamo mai parlato”. Secondo l’ex presidente del Savona Calcio invece Martino era a conoscenza dell’utilizzo illecito del credito sportivo perché aveva partecipato ai consigli di amministrazione nel quale si era deciso di richiederlo e poi di usarlo per altri scopi. Accusa che era stata seccamente rispedita al mittente dall’avvocato Vazio che aveva sottolineato come “dai verbali del cda non risulta che Martino fosse presente”.

Per quanto riguarda la gestione del Savona Calcio, nel corso della lunghissima deposizione, Pesce aveva ammesso che venivano emesse delle fatture false o, talvolta, con importi “sovradimensionati” rispetto alle attività svolte, per poi portarle allo sconto in banca. La decisione di emettere quelle fatture e di ricorrere a sponsorizzazioni simulate, come aveva ribadito in aula, sarebbe stata presa in accordo con gli altri componenti del cda, ovvero Oggianu (avvocato Stefano De Bernardi), Repetti (avvocato Maurizio Bozzano) e Toscano (avvocato Simona Poggi). ,

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