Lettera al direttore

Riunione

Il Pd di Savona verso il congresso, il punto di vista di Bruno Spagnoletti

Partito Democratico Savona sede

Avv. Marco Russo
e p.c
Al segretario provinciale Giacomo Vigliercio
Al coordinatore comunale Barbara Pasquali
Al presidente dell’assemblea comunale Reginaldo Vignola
Al capogruppo PD Cristina Battaglia
Ai coordinatori di circolo Marisa Ghersi, Paolo Apicella, Andrea Bruzzone, Simone Pinna, Daniele Giordanello

Caro Marco, ho letto e riflettuto sulla tua lettera/appello del 25 settembre che hai voluto inviarmi e ti ringrazio molto per la tua considerazione, visto che i Dirigenti pro tempore del PD di Savona non hanno ritenuto di socializzare agli iscritti il tuo punto di vista.

Con la franchezza che mi contraddistingue, caro Marco, il tuo appello mi pare non solo un po’ tardivo, ma anche inefficace, perché più rivolto alla coscienza individuale delle persone per superare le divisioni, che alle “cause” che le hanno prodotte, con ricadute cosi devastanti persino sulle relazioni amicali e umane.

Insomma mi pare che scambi gli effetti con le cause e pensi come risolutivo un appello ex ante alla coscienza di Dirigenti e Militanti.

Mentre convengo con Te che “il gruppo dirigente non è ancora capace di sanare le ferite e di avviare un nuovo progetto; insomma il Pd apparirebbe ancora ripiegato su sé stesso e impotente.”, dubito assai che possa essere il Congresso ordinario (per lo stato comatoso del Partito e i limiti dello stesso regolamento) a riuscire a compiere la svolta necessaria per affrontare i “veri nodi politici” e, come tu scrivi “avviare l’alternativa e un progetto straordinario, direi “emergenziale”, di ri-costruzione del Pd comunale, del suo rapporto con il territorio, del suo rapporto con la città, del suo progetto politico in questa nuova fase.”

Il nuovo inizio non sarà possibile – almeno dal mio punto di vista – continuando a procedere con il maquillage della cosiddetta “gestione unitaria” che lascia le cose cosi come sono e si affida esclusivamente a mediazioni e convergenze delle Persone e delle Correnti (oltre ai Padrini, Padroni e vecchi Marpioni) quasi a prescindere dal merito.

Una siffatta ricomposizione unitaria che spesso si traduce in un “tutti dentro” e in una rappresentanza “dorotea” negli organismi dirigenti premianti l’appartenenza e non il merito e le vecchie cariatidi impresentabili alla Città, è destinata a fare un buco nell’acqua e sanzionare il ruolo marginale del PD in una Città Capoluogo che ci rifiuta e non ci considera più interlocutori e portatori di valori e proposte di governance.

Per fare uscire il Partito dalle secche in cui si trova non serve un Congresso formalmente unitario e sostanzialmente coprente le divisioni; ma occorre evidenziare il merito e le motivazioni politiche della dialettica, riportare a sintesi sul merito programmatico, dare un segnale netto di discontinuità attorno alle risorse più fresche (in particolare donne) che pur ci sono e riconoscere finalmente il merito nella selezione della composizione della Segreteria e degli Organismi.

Fatta quest’operazione in trasparenza al Congresso, ci sarà da lavorare duro per molti mesi e sino alla scadenza dell’Amministrazione Comunale in essere per candidarsi alla guida della Città, sulla base di un programma costruito con la Città e gli Elettori a partire da “una griglia” di idee “aperte”.

Io la penso cosi, caro Marco! Resto ovviamente sempre disponibile al confronto e ti invio fraterni saluti e un abbraccio.

Bruno Spagnoletti

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