Appello disperato

Guardia giurata ferita da colpo di pistola, lo sfogo della moglie: “Non lo vedo da gennaio”

L'ex poliziotta Noemi Ricciardi ammette i difficili rapporti con la famiglia Landi e chiede aiuto: "Voglio solo potergli stare vicino e che abbia le cure migliori"

Savona. Non vede il marito dallo scorso 29 gennaio e, per questo motivo, ha deciso di rompere il silenzio e raccontare come la sua vita sia cambiata da quel maledetto 7 aprile 2016. A parlare è Noemi Ricciardi, l’ex poliziotta (oggi in pensione per inabilità) e moglie di Christian Landi, il trentottenne, di professione guardia giurata, rimasto gravemente ferito – ora è in uno stato di “minima coscienza” – dopo essersi sparato un colpo di pistola alla testa, proprio nell’aprile del 2016, nel suo appartamento in via Schiantapetto a Savona.

Una tragedia che ha cambiato per sempre la vita di Noemi Ricciardi che, nello stesso momento, ha quasi visto morire il suo compagno di vita, ha perso il lavoro e si è ritrovata a dover rispondere di accuse pesantissime. Inizialmente, infatti, la signora Ricciardi era anche stata indagata per tentato omicidio volontario, ma l’inchiesta portata avanti dal pm Vincenzo Carusi (che si è basata anche sulla prova dello “stub” per rilevare l’eventuale presenza di residui da sparo) ha escluso ogni responsabilità o coinvolgimento della moglie della vittima nella tragedia.

A puntare il dito contro l’ex poliziotta, tra l’altro, erano stati il padre e la sorella del marito secondo cui, in un video registrato con il telefonino dal letto di ospedale, alla domanda su chi “gli avesse fatto del male” Christian Landi pronunciava proprio il nome della moglie. Poi c’erano anche le accuse di presunti maltrattamenti nei confronti del marito che sono state giudicate “calunniose” dal gip Fiorenza Giorgi nel suo decreto di archiviazione. Una situazione decisamente tesa che, anche dopo la chiusura dell’inchiesta della Procura, non è per nulla migliorata. “Non sono più riuscita a vedere Christian” ripete disperata Noemi Ricciardi che prosegue: “E’ una situazione assurda e a mio marito è negato il diritto di avere sua moglie vicino. Lui ha scelto chi sposare e, anche se ai genitori non va bene, non è giusto che io non possa vederlo. Lo conosco dal 2003 per lavoro e dal 2007 eravamo vicini di casa. Prima che sua moglie sono stata sua amica”.

La signora Ricciardi ammette che i rapporti con la famiglia Landi non siano idilliaci, ma non si spiega perché si possa arrivare al punto di non poter assistere il compagno: “Non giudico nessuno, ma mi sento di dire che così facendo sono lesi i diritti di una persona che è incapace di intendere e volere. Voglio per lui migliori cure possibile e che possa essere circondato da tutte le persone che ama, me compresa”. Invece dallo scorso gennaio, ovvero da quando l’inchiesta della Procura di Savona che la vedeva indagata andava verso la conclusione, Noemi Ricciardi non è più riuscita ad incontrare il marito nonostante abbia anche chiesto un’udienza al giudice tutelare (gli interessi di Christian Landi sono infatti gestiti da un amministratore di sostegno) per cercare di risolvere la situazione: “Chiedo da settimane un confronto, ma non è ancora stati possibile averlo. Sono disperata, io vorrei solo il meglio per lui: ho chiesto di trasferirlo in un istituto dove possa seguire un percorso di riabilitazione migliore, effettuato con la robotica e per la precisione con un esoscheletro per camminare. Nessuno però mi ha ascoltato”.

Per questo la signora Ricciardi ha deciso di rompere il silenzio e raccontare quello che le sta succedendo, nella speranza che qualcosa possa cambiare: “Io non ho più niente da perdere ormai. Sono arrivata anche a chiedere la separazione da Christian pur di farla finita con le denunce. Chiedo solo giustizia per lui. Io gli ho salvato la vita quella mattina, ho scelto per lui le cure migliori, lo amo, eppure sono stata calunniata e ora continuo ad essere ignorata. Vorrei soltanto poter continuare a vederlo e a stargli vicino”.

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