Savona. Pezzi di ferro utilizzati per la costruzione di un muro e messi in posizione tale da far supporre che, in realtà, si trattasse di un ordigno bellico (almeno a giudicare dalle analisi e dalle radiografie). Era questa, in realtà, la bomba presente all’interno di un cortile di via Torino a Villapiana. A stabilirlo una volta per tutta le verifiche effettuate dagli uomini dell’esercito impegnati nell’operazione di bonifica iniziata alle 7 di questa mattina.
Il tenente colonnello Lisi, comandante del 5^ reparto infrastrutture di Padova alla diretta dipendenza del Confop Nord di Padova (che ha competenza per quanto riguarda i lavori di scoprimento di ordigni bellici) spiega: “Noi siamo stati attivati in quanto le segnalazioni strumentali lasciavano intendere che all’interno di un muro ci fosse un ordigno bellico. Noi abbiamo effettuato indagini sia nel punto in cui ci era stata indicata la probabile presenza dell’oggetto, ma abbiamo allargato le verifiche all’intera parete per garanzia di sicurezza. Gli elementi in possesso indicavano che era importante indagare in modo approfondito e così abbiamo fatto”.
“Abbiamo vagliato tutto il muro e il materiale di cui era composto, ma non abbiamo trovato nulla. Le operazioni si protrarranno fino alle 15 circa, ma riteniamo che l’operazione si concluda in questo modo, senza ritrovamenti di ordigni”.
Insomma, quella che secondo le analisi era una bomba (meglio, un razzo He) in realtà non era altro che un insieme di pezzi di ferro disposti in modo tale da ricorda il profilo e la massa di un ordigno bellico: “Le indagini strumentali lasciavano intendere la presenza di una massa metallica che poteva essere identificata come un razzo o una piccola bomba. Ma ciò poteva essere appurato in maniera definitiva solo raccogliendo ulteriori elementi. Perciò abbiamo effettuato le necessarie verifiche e abbiamo trovato che il muro era stato costruito con materiale di risulta, tra cui vecchi pezzi di ferro posizionati in modo scomposto. Non era possibile stabilire la natura dell’oggetto senza prima una ricerca visiva (quindi scoprendo il sito)”.
L’ingegnere Federico Tapparello, legale rappresentante di Gap Service responsabile dell’attività di bonifica bellica, aggiunge: “Abbiamo cercato il presunto ordigno rilevato all’interno di un muro tramite attività di demolizione che stanno procedendo tuttora. La documentazione che ci è stata fornita portava a supporre che ci fosse un ordigno nel muro: radiografie ed analisi effettuate da altri professionisti lasciavano intendere questo. Abbiamo individuato molti elementi compatibili con la documentazione fornita in termini di forme e materiali. Per ora non è venuto fuori nulla e siamo alle ultime fasi di ricerca”.
Insomma, un falso allarme che ha costretto Comune e altre istituzioni a mettere in moto una imponente macchina per la sicurezza. La quale, va detto, pare avere funzionato senza particolari intoppi. Anche per questo l’assessore Maurizio Scaramuzza vuole dedicare un “sentito ringraziamento alla polizia municipale e alla protezione civile di Savona e a quelle di Albisola, Vado e Quiliano intervenute a supporto nonché all’Associazione Alpini che ci ha dato una mano coordinando anche le operazioni”.
Non appena saranno terminate le attività di messa in sicurezza dell’area di cantiere, è stata predisposta la chiusura delle operazioni ed il rientro della popolazione negli immobili oggetto di evacuazione. Secondo quanto riferito in sede di Prefettura, considerato l’esito negativo dell’accertamento, non si escludono ulteriori approfondimenti in un prossimo futuro.