Calcio

L’importanza del preparatore dei baby-portieri

Lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia

portieri

L’intervista che proponiamo svolta da Francesco Crisanti, attuale coordinatore della Scuola Calcio della Sampdoria, è stata dedicata a Stefano Scovacricchi, preparatore dei portieri nel Settore Giovanile S.S. Lazio e consideriamo che rappresenti una delle più riuscite del suo genere eccellendo per qualità e surgendo a punto riferimento per allenatori, esperti, appassionati e addetti ai lavori, cui stanno a cuore le sorti del calcio giovanile. Ne riportiamo i passaggi principali nella certezza che suscitino interesse  e spunti di riflessione, nonchè offrano un  prezioso contributo su opinioni e metodologie per un ruolo così importante.

Mister Scovacricchi da quanto tempo allena? Può tracciarci un suo breve profilo sportivo-biografico?
Sono nato nel 1970) e calcisticamente sono cresciuto nel settore giovanile della Lazio sotto la guida dell’allenatore Di Franco. Terminata la carriera da calciatore mi sono dedicato alla preparazione dei portieri a partire dalla stagione 2001-2002, dopo aver deciso di abbandonare il calcio giocato per una serie di infortuni avuti nel corso della mia carriera, accettando subito l’incarico offertomi dalla società del quartiere da cui provengo, il Pian due Torri. Mi sono stati assegnati  gruppi di bambini che si avvicinavamo al ruolo del portiere per la prima volta, a cui ho cercato di trasmettere ciò che avevo imparato dai miei preparatori, ed è stata una esperienza fantastica, basti dire che con molti di loro ci si sente ancora adesso. Fin dall’inizio ho capito che questa era la mia professione ma volevo dare una mia impronta a tutta la seduta di allenamento e così cercavo qualcosa di diverso, pretendevo che oltre ad allenarsi tecnicamente ed a sviluppare le capacità coordinative, riuscissero in primo luogo a divertirsi. Nel mio piccolo ho cercato di cambiare qualcosa, favorendo sempre il confronto con altri preparatori perché solo da questo, ognuno di noi può migliorare. Al termine dell’anno citato il portiere Pedrazzini Federico è stato acquistato dal Perugia Calcio e per una società piccola di quartiere è stata una grande soddisfazione. Dopo questa fantastica stagione sono stato chiamato da una squadra di eccellenza laziale la Romana Gas dove sono stato per due stagioni; successivamente sono passato alla US Boreale in promozione, dove oltre a seguire la prima squadra e la Juniores sono stato il responsabile dell’area portieri. Nella stagione 2008-2009 sono arrivato finalmente alla Società Sportiva Lazio dove insieme ad altri preparatori mi sono occupato della crescita dei portieri del settore giovanile. Nel 2010 mi sono diplomato con la qualifica di Allenatore Uefa B, mentre nel 2011 ho partecipato al master per la specializzazione da Preparatore dei Portieri svoltosi a Coverciano nel mese di Maggio che mi ha permesso di essere iscritto all’albo speciale dei preparatori dei portieri. Nel 2012 ho seguito il “Sommer camp” effettuato dalla SS Lazio in Svezia nella splendida cornice di Stoccolma dove ogni anno la Lazio effettua degli Stage con oltre 500 atleti/e. Nell’aprile 2013 ho partecipato, come preparatore dei portieri , con la Nazionale femminile under 17 all’europeo di categoria a Praga, sotto la guida dei ct Enrico Sbardella e Rita Guarino.Nel 2016 infine sono stato chiamato come responsabile dei portieri della prima squadra della Lazio Women che partecipa al campionato di Serie B nazionale. Da anni, insieme ad altri professionisti, partecipo al progetto “Passione Portiere”.

Come trova stia cambiando il mondo del calcio giovanile sia tra le società dilettantistiche che nei palcoscenici professionistici?
Il continuo cambiamento del calcio ha influenzato positivamente anche il cambiamento del settore giovanile, oggi a differenza del passato la maggior parte delle società hanno ripreso a puntare molto sul vivaio. Rispetto al passato oggi c’è più programmazione, esiste un’organizzazione diversa con figure specifiche molto preparate come preparatori atletici qualificati, psicologi, preparatori dei portieri. Proprio questo ruolo che mi riguarda da vicino penso che negli ultimi 20 anni abbia avuto un cambiamento fortissimo. In un passato non troppo lontano la figura del preparatore non esisteva e il portiere prima si allenava per due ore con la squadra; poi quando ormai era stanchissimo, doveva continuare ad allenarsi un ultima mezz’ora con l’allenatore che scaricava in porta un centinaio di tiri. Oggi per fortuna è cambiato tutto, molti addetti ai lavori hanno compreso che il ruolo del portiere è un ruolo specifico e come tale deve essere preparato: il preparatore dei portieri cura gli aspetti tecnici tattici, psicologici e condizionali del portiere stesso. Anche il palcoscenico dei dilettanti è cresciuto notevolmente, oggi le società sono molto più organizzate, in particolare nella nostra regione troviamo società che sono strutturate allo stesso livello di molte squadre professionistiche. Ci sono società di livello dilettante che sono un vero e proprio serbatoio di calciatori per le società professionistiche.

Tecnica, tattica, preparazione fisica e motivazione. Tra quali di questi settori considera che vi siano più margini di crescita?
Sicuramente uno degli aspetti che ha più margini di crescita è senza dubbio l’aspetto motivazionale che incide per me nella stessa percentuale di un aspetto condizionale oppure di un aspetto tecnico. Immaginiamo di avere un portiere tecnicamente e atleticamente buono, ma con un aspetto motivazionale basso: penso che la domenica il portiere ma anche il calciatore non avrebbe un rendimento alto. Anche durante le sedute di allenamento, questo aspetto incide notevolmente nell’esecuzione del gesto tecnico. A differenza di un allenatore che deve gestire una squadra, il preparatore dei portieri ha un rapporto più diretto e personalmente cura questo aspetto giorno dopo giorno.

Quanto sono importanti i tornei e quali altre metodologie di confronto ritiene opportuno sviluppare nel settore? Convegni tra i tecnici, camp all’estero o altro?
Per un allenatore che vuole emergere credo sia necessario un continuo aggiornamento, la partecipazione ai convegni dove è possibile confrontarsi con altri tecnici e pertanto sperimentare nuove metodologie è alla base di tutto. Per noi allenatori/preparatori la scuola non finisce mai, sarebbe un grosso errore se pensassimo di sapere tutto. Come dicevamo il calcio è in continua evoluzione e così anche tutti gli aspetti che lo riguardano. Il confronto con gli altri tecnici è la base di una crescita professionale. Nel limite delle mie possibilità, mi piace molto partecipare a stage che vengono fatti in Italia dove ognuno di noi mette a disposizione ciò che sa e si confronta con le metodologie di altri preparatori. Mentre per la categoria degli allenatori questi incontri sono programmati direttamente dalla federazione, mi sembra una volta l’anno, per noi preparatori ancora non sono stati istituiti. Fortunatamente abbiamo delle associazioni esterne dove annualmente vengono organizzati stage di vario livello in varie parti dell’Italia. Poterci confrontare anche con colleghi esteri sarebbe ancora più interessante.

Guardando in Italia quali altri settori giovanili ritieni all’avanguardia e perché? All’estero invece?
In Italia ci sono molte società che investono sul settore giovanile perché hanno capito l’importanza del contenimento dei costi. In particolare le squadre di seconda fascia tendono molto spesso ad inserire giovani bravi e lanciarli nel calcio che conta. Le grandi società del calcio di Serie A invece preferiscono ancora prendere uno sconosciuto all’estero invece di dare fiducia ad un giovane del vivaio. Se pensiamo al ruolo specifico dei portieri il dopo Buffon non sarà un problema, visto che in Italia ci sono molti bravi portieri (a partire dal fenomeno Donnarumma). Purtroppo la maggior parte delle squadre punta su dei giovani stranieri sconosciuti che nel giro di un paio di anni arrivano guarda caso in nazionale. Questo ci fa capire come i nostri preparatori siano professionalmente molto preparati rispetto all’estero, e allora la domanda mi viene spontanea, perché non si lavora con il prodotto nostrano? I vivai italiani che in questi ultimi anni sono riusciti a tirar fuori più giovani sono senza dubbio Atalanta ed Empoli.Per quanto riguarda l’estero visti gli ultimi risultati, il settore giovanile più importante è senza dubbio la “cantera spagnola” del Barcellona, visto che la prima squadra gioca con 8/11 del proprio vivaio.

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