Soluzione cercasi

L’eterno dualismo tra “musica” e “riposo”, la proposta: “Un tavolo per risolvere il problema una volta per tutte”

L'ingegnere acustico Francesco Nastasi: "Le leggi per far coesistere rumore e diritti ci sono da 15 anni, ma non le applica nessuno"

Provincia. L’eterno dualismo tra turismo e residenti, tra voglia di divertirsi e rumore: un dualismo che, almeno in provincia di Savona, va avanti da anni. Si organizza un evento? I residenti insorgono per la musica fino a tarda ora. Non si organizza nulla? Giù con le critiche al “paese di vecchi che uccide il turismo”. Gli esempi di quest’ultima estate non si contano più: l’ormai celebre caso degli “applausi vietati” ad Albissola Marina, quello del dj multato a Savona per aver “sforato” di 10 minuti con la musica durante i “Giovedì di Luglio”, il castello di Roccavignale “spento” dagli adempimenti burocratici (tra cui l’obbligo di valutazione dell’impatto acustico), i locali che finiscono quotidianamente nel mirino dei vicini (come quello che a Piana Crixia ha rinunciato alle esibizioni delle band dopo una diffida).

Il problema appare irrisolvibile e la sensazione, stando alle cronache e al pensiero comune, è che ci si trovi a dover scegliere tra divertimento e diritto al riposo. Ma è davvero così? Abbiamo voluto approfondire la questione con Francesco Nastasi, ingegnere acustico e membro della commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo. Nastasi riassume tutto in un concetto chiave: “Non tutto si può fare ovunque”. La risposta del buonsenso, insomma: il giusto sta, come sempre, nella via di mezzo tra i due estremi.

La soluzione in realtà già esiste, basta rispettare le normative – spiega Nastasi – che per come sono pensate tutelano sia chi organizza eventi che chi li deve ‘subire’. Gli attori sono sostanzialmente tre: i promotori degli spettacoli (a volte le stesse pubbliche amministrazioni), i cittadini che vogliono tranquillità, e le pubbliche amministrazioni che dovrebbero porre in equilibrio queste due esigenze secondo le leggi nazionali, regionali ed i regolamenti comunali sul rumore. In Liguria esistono da più di 15 anni: è incredibile che non si riesca a risolvere questo annoso problema del rumore, ogni anno identico al precedente…”.

“Esistono una legge regionale più generale sul rumore – spiega – e due che regolano specificamente le ‘attività rumorose temporanee’, come vengono chiamate nel gergo dell’acustica. Leggi che, tra l’altro, sono tra le più permissive in Italia. Queste leggi cercano di permettere lo svolgimento degli eventi estivi e ai cittadini di poter riposare”. Un concetto fondamentale, questo: “E’ ormai dimostrato scientificamente e ribadito dall’OMS, dall’UE, ecc… che l’esposizione prolungata al rumore crea grossi problemi di salute e la carenza di sonno si porta dietro molte altre problematiche sociali e lavorative”.

Ma come funziona questa legge regionale per gli spettacoli/eventi? “Il promotore chiede alla pubblica amministrazione un permesso ‘speciale‘ – chiarisce Nastasi – quella sera o quelle sere gli deve essere permesso di superare i limiti di rumore ‘normali’. Si chiama appunto permesso in deroga. Il comune glielo accorda a sua discrezione: con un limite massimo nel numero di serate, un limite di orario e un limite massimo di rumore ‘in facciata al vicino più esposto’. Un evento che si svolge lontano dalle abitazioni potrà tenere volumi più alti di uno che si svolge in una piazza del centro storico. In sostanza, non tutto si può fare ovunque”.

A questa richiesta va allegata una valutazione acustica che inquadra la situazione nei dettagli e spiega con che accorgimenti tecnici verranno rispettati i limiti. “Queste valutazioni acustiche possono essere utilizzate nei vari anni successivi, ammortizzando quindi i costi – spiega l’ingegnere – Se diversi promotori fanno eventi nello stesso luogo (uno dopo l’altro), possono anche associarsi e fare insieme la valutazione o le valutazioni, diminuendo tantissimo i costi”.

Insomma, basta seguire le regole per ottenere il “permesso di fare rumore”; e basta seguire le regole perché il rumore “non sia troppo frequente”. E allora perché tutto questo sistema ancora non funziona? “Le ragioni sono varie – racconta Nastasi – Spesso i promotori degli eventi non chiedono nessun permesso alla pubblica amministrazione, in buona o cattiva fede; spesso per gli eventi promossi dai comuni non vengono depositate le valutazioni acustiche necessarie. Tra l’altro a volte sono richieste nello stesso regolamento acustico comunale (in pratica un paradosso, il Comune è il primo a non rispettare il suo stesso regolamento), mentre altre volte i regolamenti non ci sono, sono lacunosi o sono confusi, non sono conosciuti dagli impiegati comunali e quindi non viene richiesta dal comune la corretta documentazione. Infine, non viene effettuato nessun controllo da parte delle amministrazioni sui livelli che vengono emessi durante gli eventi e sugli orari, mentre dovrebbero esserci controlli acustici di routine durante gli eventi”.

E allora la proposta è quella di istituire una sorta di “tavolo” a cui sedere amministrazioni comunali, istituzioni ed organizzatori di eventi per pattuire insieme una reale volontà di seguire quelle norme. Partendo già fin d’ora, per avere il tempo di fare tutto entro l’estate 2018 e non ridursi a vivere un’altra stagione di problemi. “Migliorare si può, ma prima di tutto è un problema culturale – avverte Nastasi – non tutto può essere fatto dovunque e per molte sere consecutive. Ci vuole programmazione e visione di insieme, non improvvisazione come spesso accade dalle nostre parti”.

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