Stile savonese

Gino Rapa e i Fieui di Caruggi: metterci il cuore, questo conta

"Stile Savonese" è la rubrica di moda, bellezza e lifestyle di IVG, curata da Maria Gramaglia

Stile Savonese

“Stile Savonese” è la rubrica di moda, bellezza e lifestyle di IVG, a cura di Maria Gramaglia. Ogni settimana una passeggiata tra le vetrine dei negozi della nostra provincia, a caccia di novità: un “viaggio” tra le tendenze savonesi a livello di moda, bellezza o arredamento, ma anche tra proposte come gite, corsi o spettacoli a teatro.

Entro in Vico di Collegio, ad Albenga, tra Palazzo Oddo e l’auditorium San Carlo, e dopo qualche passo vengo accolta da uno squillante “Buongiorno!”: è Dino Vio , uno dei Fueui di Caruggi che nella loro cantina accoglie con un bicchiere di buon vino locale e “tocchi” di focaccia chiunque si affacci dal vicoletto incuriosito dalle locandine, targhe, frasi e mattonelle autografate dai personaggi amici dei fieui che decorano un muretto come una specie di mosaico. È il muretto “E ghe mettu a firma”, divenuto ormai un’attrazione turistica.

Mi chiede se conosco già la cantina e spiego il motivo della mia visita: devo incontrare Gino Rapa. Si apre un bel sorriso simpatico sul suo volto e mi fa cenno di sedermi sulla panca con lui così, in attesa che Gino arrivi, inizia a raccontarmi. E mi racconta bellissime storie. Storie vere, storie di condivisione, legami, sana allegria. Perché Dino è uno dei fieui che ha assorbito come una spugna la vita della città vecchia e la sa trasmettere a tutti. Parla solo italiano, ma per essere sicuro che tutti possano sentirsi accolti e a proprio agio, ha fatto scrivere in tantissime lingue su un muro della cantina che tutti sono benvenuti. E non vuole nulla in cambio!

In cantina passano, artisti, sportivi, gastronomi, scolaresche, turisti capitati per caso che vengono accolti con un tale calore che, per qualche momento, si sentono, se non proprio Ingauni, per lo meno Albenganesi.

Quando arriva Gino entriamo i cantina, passando per la bellissima porta fiabescamente decorata da Roberta Avidano, artista sanremese. All’interno è ospitato un piccolo museo della fionda: ben 222 esemplari provenienti da 64 nazioni (sì, perché gli amici, al ritorno dai loro viaggi, portano in dono tirapietre tipiche delle località visitate).

68 anni, sposato da 44 con una figlia, Gino è un uomo appassionato e ama sentirsi libero di esprimere le proprie idee. Per questo motivo non indossa “casacche politiche”, ma preferisce fare qualcosa per la sua città con gli amici dei caruggi. È un uomo inquieto, che appare anche se non vuole, brillante, anche se si definisce solitario e malinconico. “Non sono il presidente dei fieui. Non c’è nessuno che comanda qui, io sono il portavoce. Antonio Ricci è il nostro capo-fionda, è il nostro complice. È di Albenga e siamo stati compagni di scuola al liceo. Antonio ci tiene molto alla sua città, infatti ci aiuta. Siamo onorati della sua amicizia”.

È una persona, come tutti fieui del resto, che ha mantenuto vivo il bambino che è stato tanto tempo fa, un uomo di cultura, che ha idee moderne per promuovere la semplicità di una volta, un poeta, che scrive per se stesso, anche se da ragazzo ha pubblicato un libro e una delle sue poesie, “Ventu de ma’”, dedicata a suo padre, è diventata una canzone interpretata dal gruppo “Gente de ma’”, senza che lui neanche lo sapesse. Un uomo che ha scritto opere teatrali bellissime ed emozionanti, tra cui “Nome Fabrizio, cognome De Andrè”, portato in scena con grande successo più volte al Teatro Ambra di Albenga e richiesta anche in altri Teatri italiani. Al momento una nuova opera giace nel suo cassetto …

E poi è un insegnante e, anche se ora è in pensione, lui usa il tempo presente “perché un insegnante lo rimani per sempre, se hai amato il tuo lavoro, e se, anche a distanza di tanti anni, ti ricordi i nomi e i cognomi di tutti i tuoi alunni”.

Comincia subito a parlare dei fieui, della Fionda di legno, delle manifestazioni che organizzano , iniziative semplici e modeste, come i mezzi di cui dispongono, ma sempre coinvolgenti e originali e tutte assolutamente a scopo benefico.

Il fine principale del gruppo per molto tempo è stato quello di riscoprire e tramandare alle nuove generazioni i giochi di una volta: cavalli di legno, trampoli, biglie, fionde (“frecce” in dialetto) pimpirinelle, cerchi, funi, carretti ….Poi si è aggiunto l’impegno sociale, perché i fieui hanno Albenga nel cuore e con il cuore ci si dedicano, per stare vicino alla comunità.

“Alla base di tutto c’è l’amore per la nostra città, l’orgoglio di essere ingauni. E non importa dove si è nati. Qui è Albenga, qui si vive, qui si lavora sodo tutti i giorni per renderla migliore.”

Gino mi spiega che “Il valore fondante dei Fieui di caruggi è l’amicizia, che ci lega da tanti anni. E l’amicizia non è semplice conoscenza, è un legame forte, duraturo.

Io ne faccio parte solo dal 2007. Avevo un’idea e i fieui l’hanno apprezzata con molto entusiasmo, accogliendomi come un fratello con un bellissimo dono: una pimpirinella.

L’idea proposta è il premio “Fionda di legno”, che ha lo scopo di ricordare l’infanzia e l’adolescenza trascorse nei vicoli del centro storico albenganese, territorio di giochi e scorribande senza fine. Simbolo della monelleria e della ribellione ai soprusi, vuole essere un riconoscimento per chi ha saputo tirare una buona fiondata contro il malcostume e le brutture della nostra epoca, impegnandosi a favore dei più deboli. Non ha alcun valore venale, ma un profondo valore simbolico e morale”.

Riconosciuto come miglior evento culturale della Liguria, oggi è un premio ambito che è stato assegnato a personaggi di fama e di spessore. Impossibile non citarli tutti:   Antonio Ricci è stato il primo a ricevere la Fionda il 10 agosto 2007, poi il trio Balbontin-Ceccon-Casalino nel 2008, Fabrizio De Andrè – ritirato da Dori Ghezzi – nel 2009, Paolo Villaggio nel 2010, Milena Gabanelli nel 2011, Roberto Vecchioni nel 2012, Don Gallo, nel 2013, Carlin Petrini nel 2013, Don Mazzi nel 2014, Fiorella Mannoia nel 2015, Javier Zanetti nel 2016 e ben 2 fionde nel 2017 ai Nomadi e a Brunello Cucinelli per celebrare i 10 anni della Fionda di legno.

Il Maestro Giuliano Ottaviani, artista eclettico di fama internazionale, in occasione del decennale ha donato e dedicato un monumento alla Fionda, oggi collocato in una grande rotonda sulla principale via di accesso alla città, non lontano da un’altra grande opera, realizzata da Flavio Furlani, sempre dedicata ai fieui e al loro micidiale tirapietra. Così Albenga diventa sempre più “città delle torri e della fionda!”

  • Tra le bellissime manifestazioni che organizzate, dal 2011 c’è anche “Ottobre De Andrè”, che ha sempre un notevole successo di pubblico. Anche qui ricorrono i riferimenti a Fabrizio De Andrè e Don Gallo, due liguri, due italiani speciali.
  • “Sono due degli uomini migliori che abbiamo avuto, che hanno saputo dare voce ai sentimenti più profondi in questa società talvolta arida. Con Dori Ghezzi si è creato un legame forte e a Don Gallo abbiamo promesso il sostegno alla Comunità da lui creata. Per questo motivo l’intero ricavato di Ottobre De Andrè ogni anno viene devoluto alla Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.
  • È imminente l’edizione 2017. Puoi fare qualche anticipazione?
  • “Fabrizio è di tutti” è la frase di Dori Ghezzi su sui sarà imperniata questa edizione e verrà dato grande spazio alla musica. Avremo come sempre il Patrocinio della “Fondazione De Andrè”. Dal 21 agosto inizieranno le prenotazioni e noi speriamo nel tutto esaurito in poco tempo.
  • Gino, due parole su Albenga
  • “E’ vivibilissima, con un centro storico che amo tanto. Ed è bella, ma è una perla opaca. Pulizia e legalità la faranno brillare come merita”.

Grazie per la foto scattata da Tiziana Girante in occasione di Ottobre De André

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