La richiesta

Caccia al capriolo, l’Enpa Savona protesta e chiede sospensione per il rischio incendi

L'accusa: "Il fucile non serve a risolverla ma l’ha invece creata e cominci a studiare sul serio metodi ecologici per contenere i danni arrecati alle coltivazioni"

caccia capriolo

Savona. “Dopo la prima fase dal 15 giugno al 15 luglio è ricominciata e proseguirà tre giorni alla settimana (lunedì, giovedì e sabato) fino al 30 settembre la caccia a 1.388 maschi di capriolo nella provincia di Savona; il 17 settembre si aggiungerà quella a squadre al cinghiale. E’ la risposta, come al solito brutale, degli organi regionali e statali di gestione della caccia alla richiesta, avanzata dalla Protezione Animali e dalle altre associazioni animaliste, di sospensione della caccia per la grave siccità ed i vasti incendi che stanno colpendo l’ambiente e gli animali che ci vivono, o meglio sopravvivono”. Così l’Enpa di Savona commenta la riapertura della caccia e torna a chiedere a gran voce, come fatto a livello nazionale, di sospendere la stagione venatoria.

“Mentre la stragrande maggioranza dell’opinione pubblica prova disgusto, qualche centinaio di cacciatori armati di costose carabine con mirino supertecnologico trova piacere a sparare ad animali miti e gentili che chiedono solo di vivere in pace. Ancora in piena stagione turistica pallottole micidiali correranno per centinaia di metri in boschi in cui, per il folto fogliame, la visibilità è di poche decine di metri ed in cui passeggiano turisti, escursionisti e tra poco cercatori di funghi, potenziali vittime degli ‘effetti collaterali’, mentre centinaia di specie animali saranno pesantemente disturbate nella delicata attività di cura dei loro piccoli. Il numero dei capi da uccidere viene calcolato sulla base di censimenti condotti dai cacciatori ed estrapolato con metodi matematici errati, visto che poi, fortunatamente, non si riesce mai ad abbattere tutte le vittime prestabilite, a dimostrazione che il vero numero degli animali è molto inferiore; sembrano di più, soprattutto i cinghiali, perché si avvicinano agli abitati; ma solo perché di razze meno selvatiche rispetto a quelle originarie estintesi negli anni 50/60 ma successivamente ripopolate dai cacciatori con soggetti più grossi e prolifici dell’Europa dell’est” spiegano dall’Enpa.

Ma la Protezione Animali savonese, che protesta per l’ennesima volta “contro questa inutile esecuzione, spera sempre in un mondo scientifico che non ascolti soltanto chi vuole solo cacciare sempre di più ma affronti davvero il problema, vero o presunto, dell’eccesiva presenza di ungulati, cinghiali, daini e caprioli, riconosca che il fucile non serve a risolverla ma l’ha invece creata e cominci a studiare sul serio metodi ecologici per contenere i danni arrecati alle coltivazioni, proprio come si farebbe in un paese civile e moderno, senza fucilare nessuno”.

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