Lo zibaldone

Festival di Borgio: quelle frittelle di nonna Teresa che tanto piacevano a Enrico Maria Salerno

Lo Zibaldone è la rubrica di curiosità di IVG: ogni mercoledì storia, cultura, aneddoti, riflessioni e scoperte della nostra provincia

Zibaldone

Lo Zibaldone è la rubrica di IVG su storie, racconti, aneddoti e scorci culturali della nostra provincia, curata da Sara Sacco.
Storie… storie… quante storie da raccontare: alcune si scoprono casualmente, altre affiorano prepotenti durante appassionanti ricerche, e poi aneddoti, ispirazioni, pensieri e parole…

Non tutti sanno che…

Oggi non parleremo della bellezza di monumenti artistici, né dell’importanza di un particolare evento storico: più semplicemente sbirceremo da dietro le quinte del tradizionale Festival teatrale di Borgio Verezzi per scoprire un’atmosfera particolare, fatta di impressioni e aneddoti legati alla memoria personale del recente passato.

L’occasione mi è data grazie ad una piacevole chiacchierata con Paolo Burnengo, ligure DOC in quanto nato a Borgio e cresciuto proprio in quella piazza che dal 1967 ospita l’evento teatrale che ha reso famoso nel corso degli anni il piccolo borgo e che tutt’ora ospita la kermesse che avrà inizio nei prossimi giorni.

La memoria degli aneddoti risale all’inizio degli anni Ottanta, alle estati trascorse in compagnia di nonna Teresa, la cui casetta si affacciava, e si affaccia tutt’ora, proprio in piazza Sant’Agostino, dove ogni anno si mettono in scena rappresentazioni teatrali. Paolo ricorda come il silenzio assonnato delle calde giornate assolate veniva improvvisamente interrotto dall’atteso arrivo del goliardico circo fatto di attori e attrici con famiglie al seguito, autori, registi, tecnici, scenografi, costumisti, truccatrici…

Nei primi anni i famosi foresti venivano accolti addirittura nelle case del paese e i camerini erano realizzati nelle aule della scuola elementare locale: era un’occasione particolare per partecipare all’evento, ovviamente gratuitamente, ospitando a volte parte del pubblico sui divanetti in vimini che per l’occasione venivano trasferiti dal dehors al terrazzo del bar, quando venivano venduti troppi biglietti rispetto alla capacità della platea (si risolveva così il problema dell’overbooking…).

I compaesani vivevano l’estate come un “prima” ed un “dopo” l’evento artistico: il ricordo va alla frenesia di chi montava il palco, di chi costruiva le scenografie; all’emozione di assistere alle prove quotidiane e a qualche pretesa dispotica del regista di turno (come quella di provare solo alle 2 di notte quando la piazza era completamente deserta e silenziosa); alla ingombrante presenza del pubblico proprio davanti alla porta di casa; alle ordinanze che limitavano le normali libertà degli abitanti… Il teatro a Borgio Verezzi non è quello canonico, è il teatro che si mescola alla vita quando la troupe stanca si riposa sorseggiando l’aperitivo al bar della piazza o quando si gioca a nascondino con i figli degli attori mentre i genitori provano ore ed ore…

Il primo spettacolo, quello che apriva la stagione, spesso era anche una Prima nazionale e rimaneva in cartellone per una settimana continua di repliche: allora gli artisti si immergevano nella tranquillità del borgo per diventarne nuovi compaesani. Altri spettacoli invece si fermavano solo per una o due serate, allora le voci dei personaggi e i colori delle scenografie si alternavano in una veloce ordinata confusione.

Con la stessa emozione di quando era ragazzo, Paolo ricorda ancora potente il carisma ammaliante di Giorgio Albertazzi nei panni di un principe greco, i personaggi di Renato del Carmine, la dizione di Gabriele Lavia e la faraonica aquila fatta di specchi che appariva illuminata nel suo spettacolo, e ancora Ottavia Piccolo, Valeria Moriconi, Nino Castelnuovo, Ernesto Calindri (allora famoso per la pubblicità del liquore “Cynar”), Aldo Reggiani, Roberto Herlitzka che recita Re Lear, Giuseppe Pambieri con la moglie Lia Tanzi e la piccola Micol, Gianluca Guidi, Katia Ricciarelli che passeggia al mattino presto con il suo cagnolino e tanti altri nomi mai dimenticati.

Sono tanti gli aneddoti divertenti… ma non tutti possono essere raccontati, ne scegliamo solo alcuni.

Non tutti sanno che… siamo alla fine degli anni Settanta, il parroco di allora, un certo Don Bruno, che in segno di muta protesta alla rigogliosa bellezza dell’attrice Vicky Williams, che per copione doveva comparire in scena a seno nudo ne “La Venexiana”, arbitrariamente decise che era meglio staccare la spina che portava la corrente elettrica dalla locale chiesa ai fari che illuminavano il palcoscenico, per un evidente insopportabile conflitto di interessi…

Non tutti sanno che… trent’anni fa non esistevano i cellulari e, in caso di necessità, si telefonava a gettoni dal bar e quando il bar era chiuso poteva succedere che un attore famoso bussasse alla porta (sempre aperta) chiedendo di poter telefonare dal telefono di casa. Paolo allora quattordicenne ricorda così Enrico Maria Salerno che, giunto a Borgio per recitare un personaggio dell’Otello, chiede proprio a nonna Teresa quella gentilezza, ma è l’ora di pranzo e l’inebriante profumo delle frittelle di patate preparate a mano convince l’allora famoso attore ad autoinvitarsi a pranzo per trascorrere in allegria un momento conviviale ed assaggiare una prelibatezza locale. Permane nella memoria quella bella voce profonda, la testa rasata per esigenze di copione, le folte sopracciglia…

Passata l’allegra baraonda tornava nell’antico borgo ligure il silenzio assonato delle calde giornate assolate…

Ringrazio ancora Paolo per aver condiviso i suoi personali ricordi con tutti lettori di IVG.

Lo Zibaldone è la rubrica settimanale di IVG su storia e cultura savonese, in uscita ogni mercoledì: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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