Alassio. “Al momento non ho notizie di nuovi arrivi. Aspettiamo l’evolversi con la situazione. Con gli uffici stiamo facendo le valutazioni del caso”. A dirlo è il sindaco di Alassio Enzo Canepa all’indomani dell’arrivo di sei richiedenti asilo sul territorio della città del Muretto e con la possibilità di nuovi arrivi di profughi non del tutto eliminata dal ventaglio delle ipotesi.
Come una vera e propria doccia fredda, alla fine della scorsa settimana la prefettura ha annunciato al primo cittadino l’arrivo (da un giorno all’altro) di sei richiedenti asilo, accolti all’interno di una struttura messa a disposizione da un privato. Una notizia che il sindaco ha accolto tutt’altro che positivamente: “La nostra posizione sull’argomento è ben nota da tempo e non è cambiata di una virgola: non è ammissibile né tollerabile che il Governo scarichi le responsabilità della sua politica inesistente sull’immigrazione sulle spalle degli enti locali e dei sindaci, a cominciare da quei comuni che sono a vocazione turistica, quindi pronti per accogliere visitatori e turisti, non profughi”.
Più o meno “metabolizzati” i primi arrivi, ora il timore del primo cittadino è che altri possano decidere di mettere a disposizione i propri immobili per accogliere i richiedenti asilo. Ma non solo: “Per quanto riguarda invece coloro che sono a questuare per la città, la situazione è sempre in crescita e noi cerchiamo di arginarla. Stamattina è arrivato un nuovo provvedimento della Prefettura con un nuovo escluso dal programma dei richiedenti asilo. Sono già sei quelli che abbiamo segnalato. Creo che il nostro sia l’unico Comune a fare questo lavoro, perché per ogni segnalazione ci vuole quasi una giornata di lavoro. Sono anni che la nostra polizia municipale porta avanti questo discorso, è un fattore di legalità su cui noi ci impegniamo cercando di far rispettare le regole come facciamo come amministrazione in tutti i campi”.
Il sindaco Canepa ribadisce ancora una volta il fatto che i Comuni abbiano pochissime “armi” a loro disposizione per opporsi agli arrivi di richiedenti asilo all’interno di strutture messe a disposizione da privati che rispondono ai bandi della prefettura: “Le attività che può fare il Comune di fronte ad iniziative private legate all’accoglienza dei migranti sono limitate: si può verificare l’agibilità del locale, vedere quante persone possono effettivamente vivere in quella metratura e verificare le condizioni igienico sanitarie; dopo di che il privato può fare quello che vuole. In questo caso specifico forse c’è stata una difformità tra l’aspettativa del proprietario e le intenzioni della cooperativa che lo ha affittato: il primo attendeva una cooperativa di muratori che dovevano fare dei lavori e invece si è trovato, forse, questi migranti. Noi abbiamo avuto questi nominativi dalla prefettura, venerdì alle 13 è arrivata una mail alla polizia municipale. Ora verificheremo”.
“Il problema non sono i sei migranti in sé, il problema è che sono sei ragazzi che vengono portati in un centro storico piccolo, stretto e senza forze dell’ordine in loco: la popolazione non è molto contenta. Al di là di quello comunque è un problema di accoglienza delle persone secondo dei canoni che abbiamo tutti nella testa, e non quelli che vengono applicati oggi: un’accoglienza diffusa e senza nessuna regola. Continuiamo a prendere persone… Per carità, le salviamo dal mare, ma se poi andiamo a vedere la maggior parte sono ragazzi e uomini, donne e bambini sono pochissimi ed il 90 per cento di questi ultimi sono maschi. Come mai?”.
“Perché non abbiamo aderito allo Sprar? Perché è un ricatto. Se io aderisco allo Sprar allora ho determinate agevolazioni, altrimenti vengo ‘mazziato’. Non mi sembra che questo sia un atteggiamento democratico”.