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Sub alla scoperta della nave romana di Albenga: Comune e Soprintendenza al lavoro per rilanciare l’archeologia subacquea

Un gruppo di appassionati di immersioni partito da Marina di Loano ha perlustrato da vicino il sito insieme agli archeologi subacquei della Soprintendenza

Loano/Albenga. E’ partita questa mattina da Marina di Loano una nuova “spedizione” degli archeologi subacquei della Soprintendenza per i beni archeologici della Liguria sul relitto della nave romana che oltre duemila anni fa è affondata nei pressi dell’isola Gallinara.

Della comitiva facevano parte Simon Luca Trigona, funzionario responsabile del Servizio Tecnico di Archeologia Subacquea (Stas) della Soprintendenza, ed il suo collega Marco Danielli, capo dei subacquei della stessa Soprintendenza, oltre ad un gruppo di appassionati di immersioni che, con il supporto del Marina Diving Center di Corrado Ambrosi a Marina di Loano, ha potuto perlustrare il fondale e vedere da vicino l’area del relitto.

Dal punto di vista della Soprintendenza, però, l’uscita di questa mattina aveva anche e soprattutto l’obiettivo di ultimare gli interventi di ripulitura del sito già avviati in passato ed approfondire alcuni aspetti riguardanti la conformazione e l’aspetto del relitto.

Gli interventi di scavo e recupero effettuati nel 1950 dal professor Nino Lamboglia con la benna della nave “Artiglio” e le reti a strascico dei pescatori che per decenni hanno pescato in zona hanno danneggiato gravemente la parte superiore del relitto e hanno anche mandato in frantumi parte del primo dei cinque ordini di anfore trasportate dalla nave.

Negli anni, gli esperti della Soprintendenza hanno ripulito l’area del sito e ora si accingono ad approfondire la conoscenza del relitto in sé. In particolare, gli archeologi subacquei cercheranno di appurare se la nave avesse due o tre alberi.

Gli studi condotti da Lambroglia, infatti, hanno permesso di stabilire la presenza di due ordini di vele, uno posto a poppa e uno a prua. Le dimensioni della nave, però, lasciano ipotizzare che potesse avere anche un albero di mezzana. Gli esperti, quindi, stanno lavorando per arrivare, in prospettiva, a stabilire o meno la presenza di una “scassa d’albero” e cioè l’alloggiamento di ulteriore supporto alle vele.

Al di là di questi aspetti, la Soprintendenza, la capitaneria di porto ed il Comune di Albenga sono al lavoro per rilanciare (e trasformare in risorsa turistica) il settore dell’archeologia subacquea. “Albenga ha una caratteristica importante: l’archeologia subacquea è nata qui – ricorda il sindaco della città delle Torri Giorgio Cangiano – Il primo ad aver avuto l’idea di uno ‘scavo’ sottomarino è stato Nino Lamboglia, presidente dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri”.

“Per quanto riguarda il relitto, fino a pochi anni fa era vietato effettuare immersioni in zona in quanto era necessario tutelare il sito. Ma dopo un grande lavoro siamo riusciti ad organizzare queste immersioni straordinarie in accordo con capitaneria di porto e Soprintendenza e sulla base del protocollo di intesa che porterà il Comune a gestire in autonomia le immersioni sulla nave romana”.

“La tutela non sempre deve avvenire con un ‘divieto’ – fa notare Cangiano – Se viene portata avanti in maniera consapevole e responsabile da parte di chi ne usufruisce, anche la fruizione può servire a salvaguardare un bene importante come la nostra nave romana. Immersioni organizzate solo da diving autorizzati, il cui personale ha seguito corsi specifici con la soprintendenza e la capitaneria, a cui partecipano subacquei sensibili possono rivelarsi ancora più efficaci del divieto per raggiungere lo stesso obiettivo”.

Tornando al discorso principale, le immersioni straordinarie come quella organizzata oggi dal Marina Diving Center sono “molto interessanti anche da un punto di vista turistico. Ogni apertura va in ‘tutto esaurito’ in pochissimo tempo, con richieste anche dall’estero. E del resto è una delle immersioni più affascinanti del Mediterraneo, che permette di entrare direttamente nella storia”.

Non per niente, l’idea è di sviluppare sempre di più il tema: “L’archeologia subacquea è nata qui, quindi il nostro obiettivo è riportare Albenga ad essere il centro principale per quanto riguarda questo tema. Con la collaborazione dell’Istituto Internazionale di Studi Ligure, Albenga può diventare la città di eccellenza per le immersioni di archeologia subacquea, ma anche un centro in cui si tengono corsi universitari sull’argomento. Insomma, è un argomento su cui puntare e da questo punto di vista sia capitaneria di porto che Soprintendenza hanno mostrato una notevole sensibilità. Questo progetto potrà dare slancio alla città e al comprensorio: delle immersioni nel sito della nave romana si parla anche su riviste internazionali del settore e anche questo rappresenta un valore aggiunto per l’immagine dell’intera città, che già può contare su risorse uniche come il centro storico, i prodotti, l’isola Gallinara e in grado di attrarre una grande varietà di flussi turistici”.

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