Lettera al direttore

Stima e affetto

“Lo hanno aiutato a superare le difficoltà”: mamma di alunno disabile ringrazia il “Migliorini” di Finale

"Non so ancora come potrò spiegargli che non potrà più andare in quella scuola dove per lui è stato facile inserirsi ed essere accettato"

alberghiero finale

Chiedo di pubblicare queste poche righe perché non so come potrei fare altrimenti per esprimere il mio ringraziamento, la mia stima, il mio affetto a tutti quanti in questi sei anni hanno seguito l’iter scolastico di mio figlio presso l’Istituto Alberghiero Migliorini di Finale Ligure.

Aggiungo anche un sentimento di rammarico perché non potrò più avere il supporto di quanti mi hanno aiutata a gestire “il tempo”, spesso troppo lungo, di mio figlio trovando quasi sempre una soluzione nel variare anche gli orari scolastici secondo le sue necessità.

Sono la mamma di Walter affetto da una disabilità importante che in tutti questi anni ha trovato, in questa scuola superiore, un aiuto continuo a superare le sue difficoltà e una spinta a trovare un miglioramento al suo stato laddove poteva trovarlo. In questo lungo periodo si sono succeduti presidi, professori, insegnanti di sostegno, educatori e personale Ata ma in tutti, ripeto in tutti, Walter ha sempre trovato la ricerca a considerarlo come gli altri alunni e sono riusciti a farlo sentire a suo agio in ogni occasione, non ultime le gite di tre giorni nelle quali ha potuto vivere, con sua grande gioia, le esperienze degli altri ragazzi.

Vorrei ancora evidenziare quanto siano stati importanti per Walter i compagni che lo hanno integrato nei loro gruppi, soprattutto in cucina, e che sempre incontrandolo, anche fuori dell’ambiente scolastico, lo salutano con affetto e tutto questo è chiaramente dovuto agli adulti che hanno saputo creare una socializzazione e un rispetto che non sempre è facile trovare di fronte ad una grave disabilità.

Grazie quindi di cuore da parte mia, ma soprattutto di Walter al quale non so ancora come potrò spiegare, l’anno prossimo, che non potrà più andare in quella scuola dove per lui è stato facile inserirsi, essere accettato e infine trovare un’accoglienza non forzata ma consapevole.

Elisabetta Quaglia

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