Rosso pistacchio

Il polpettone

"Rosso Pistacchio" è la rubrica al femminile di IVG: ogni martedì si parla di donne con Marzia Pistacchio

Rosso Pistacchio

“Rosso Pistacchio” è la rubrica di Marzia, che ama definirsi “una truccatrice struccata”. Uno spazio al femminile dal taglio volutamente “leggero” in cui parlare a 360 gradi di tutto ciò che ruota intorno alle donne. In salsa savonese, naturalmente.

IL POLPETTONE
Per fare il polpettone dovete farvi tagliare una fetta di mortadella spessa dal salumaio, prendete quella senza pistacchi che costa meno e intanto va macinata.
Mettete a bollire tutte le verdure che vi vengono in mente, meglio se primaverili. Quando saranno cotte passatele al passaverdure e aspettate che si raffreddino un pochino.
Intanto frullate la mortadella, del prosciutto se lo avete, e grattuggiate del parmigiano. Tanto. Tantissimo.
Aggiungete alle verdure la mortadella macinata, il formaggio e 4 uova e mettete tutto in una pirofila. Livellate bene e spolverizzate con pane grattato, un filo di olio e mettete in forno fino a che il polpettone risulta asciutto.

La professoressa Caviglia era una donna obiettivamente brutta. Secca, slavata, con troppi denti in bocca e tutti messi all’infuori, assomigliava ad uno di quei pesci degli abissi, spaventosi e inquietanti e totalmente ciechi.

Aveva un bel marito, la professoressa, e le mamme ciacolavano e si stupivano di come un così bell’uomo potesse stare con quel dentice allampanato. Le mancava anche un pezzo di gamba, di polpaccio in realtà, e a me piaceva immaginarla impegnata in una lotta sanguinosa con uno squalo, nella quale il povero pesce aveva avuto la peggio, ma si vociava che un brutto male le avesse causato quella menomazione, anche se io preferivo di gran lunga la mia prima ipotesi.

In terza media questo fantomatico “brutto male” pareva la spiegazione a parecchie faccende misteriose: sparizioni, morti improvvise, dimagrimenti o gonfiori inaspettati, pazzie repentine o demenze infinite. Era sempre colpa del brutto male.

Io, la professoressa Caviglia la avevo amata. Avevo amato quel suo puntiglio esagerato e esasperato per le parole scritte bene, la sua ossessione per l’analisi logica, la fissazione per il lessico e per le parole. Amavo lei, il su sorriso sghembo da cernia e il suo polpaccio monco anche se non era nemmeno stato mangiato da uno squalo.

Quando bussarono alla porta della classe, quel giorno, ero intenta a strabiliarla con la mia mano sempre alzata e la risposta pronta, la finestra era aperta e entrava aria calda e sole, sotto al banco tutti noi portavamo calzoncini e superga senza calzini, l’estate ci chiamava a gran voce dalla pineta nel cortile e anche il mare poco lontano ci tentava come una sirena, ma io non mollavo, pensavo alla mia pagella e studiavo senza sosta.

“Ponti, preparati che esci prima, c’è tuo padre che ti aspetta”.

Con la forchetta cercavo le parti bruciacchiate del polpettone, sono le parti che mi piacciono di più.

Non avevamo messo la tovaglia, ma solo due tovagliette. Facevamo così quando eravamo solo in due. Quel giorno eravamo solo io e papà e io pensavo alla lezione che avevo lasciata sospesa, alla professoressa Caviglia che lottava con il suo squalo e che dopo pranzo avrei telefonato ad Alessandra per sapere quali fossero i compiti.

“Tu lo sai cos’è l’AIDS?” disse mio padre con la sua porzione di polpettone intatta.

Aloni viola, preservativi, siringhe, sangue, mascherine, reparti infettivi, telefonate notturne, un viso amato che stava diventando scheletro, lesioni, occhi lucidi, labbra viola, la mamma che piange, la nonna che piange, papà che grida nella notte che non se ne può più, la mamma che non c’è mai, polpettone per settimane, la mamma che dice brutto male, il polpettone scaldato, il polpettone crudo, il polpettone bruciato.

Annuisco. Sì, lo so cos’è.

“Prima che tu parta ti porto a trovare lo zio. Non so se al tuo ritorno sarà vivo”.

“Rosso Pistacchio” è la rubrica al femminile di IVG, ogni martedì a cura di Marzia Pistacchio: clicca qui per leggere tutti gli articoli

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