“Rosso Pistacchio” è la rubrica di Marzia, che ama definirsi “una truccatrice struccata”. Uno spazio al femminile dal taglio volutamente “leggero” in cui parlare a 360 gradi di tutto ciò che ruota intorno alle donne. In salsa savonese, naturalmente.
Gli uomini sono buoni. E sono facili da pescare.
Agli uomini piacciono le rotondità: la curva baluginante dei miei fianchi sotto la luna, l’apparire sfrontato e sciabordante dei miei seni candidi tra le onde, la scia ipnotica e setosa della mia lunga chioma tra i flutti.
Gli uomini sono esseri semplici, facili da pescare, facili da ammaliare.
Con alcuni di loro non serve nemmeno cantare per convincerli a raggiungermi, con alcuni di loro basta uno sguardo eloquente e si tuffano senza indugio.
Gli uomini sono amanti meravigliosi: appassionati, affamati, audaci. Amo le loro mani incredule sulle squame, le loro labbra tremanti di fuoco sulle mie, salmastre e ghiacciate, la loro lingua rossa e viva che si riempie di sale e ardore.
Gli uomini hanno un solo, fastidioso difetto: muoiono.
Muoiono tutti tra le mie braccia, aggrappati furiosamente alle mie labbra. Lottano con i flutti che entrano loro nelle vene e ghiacciano il calore delle loro membra. Scalciano disperati e con il viso cercano la linea di superficie e mi guardano con gli occhi spalancati e imploranti. Tra le bolle se ne va la loro vita e rimangono fluttuanti come meduse negli abissi, un colpo di coda e il mare li adagia sul fondo composti e pacifici.
Quasi tutti.
Il giorno in cui il mostro affondò, il mare scoppiettava di fiamme e urla. Gli umani circondavano il mostro con le loro imbarcazioni e cercavano di domare la furia di quel gigante di fuoco. Una coltre nera e oleosa insozzava le mie pinne e mi costringeva a salire in superficie per respirare, intorno a me galleggiavano pesci morti e uccelli intrappolati dalla coltre nera. Gridavano gli uccelli, gridavano gli umani, gridavano i pesci e fu così che gridai anche io.
L’umano che mi salvò era un umano giovane. Era bello e forte. Mi issò sulla sua barca con un gesto solo ed emetteva suoni che mi parvero suoni buoni e dolci e amorevoli. Mi scostò i capelli dal viso con due dita abbronzate e callose e iniziò a pulirmi con pazienza e abilità. Mi pulì il viso, mi pulì il seno, mi pulì la coda e le squame, una ad una. Pensai che avrei potuto cantare e farlo mio, trascinarlo in acqua e possederlo fino a soddisfarmi di quella pelle scura e viva. Ma non lo feci.
Mi fece scivolare delicatamente in mare e emise suoni allegri e speranzosi. “HAVEN, HAVEN, HAVEN”.
Il mostro affondò nella sua nube di pece e si adagiò sul fondale come un cetaceo morente.
Vivo tra queste lamiere da allora ed è tanto, tanto tempo.
Gli uomini sono buoni e sono facili da pescare, ma HAVEN non è mai più tornato e io ho una coltre scura nel cuore che non riesco a pulire.
“Rosso Pistacchio” è la rubrica al femminile di IVG, ogni martedì a cura di Marzia Pistacchio: clicca qui per leggere tutti gli articoli