La preoccupazione

Invasione di velelle sulle spiagge savonesi, il grido d’allarme dell’Enpa

L'associazione animalista mette in guardia: "Palese dimostrazione di un mare svuotato dei pesci che se ne cibano"

velella pietra

Savona. “Lo spiaggiamento delle velelle sulle coste liguri ad aprile è una consuetudine (a metà aprile l’anno scorso), ciò che deve invece preoccupare è l’aumento del loro numero e della frequenza del fenomeno, palese dimostrazione di un mare svuotato dei pesci che se ne cibano”. Così l’Enpa di Savona interviene per commentare l’arrivo delle velelle sul lungomare savonese.

“I loro maggiori predatori sono infatti, oltre alle testuggini e tartarughe marine, tonni, pescispada, pesci luna, pesce azzurro e molte altre specie pescate; le stesse meduse catturano poi piccoli pesci, innescando un circuito che porta allo spopolamento del mare. Malgrado un uso di tecnologie sempre più aggressive, le catture nei mari italiani sono in declino dal 1999 perché i tre quarti degli stock ittici mediterranei sono sovra-sfruttati; eppure una politica suicida delle istituzioni continua a promuovere il consumo di pesce e la pesca sportiva come passatempo ecologico, mentre gli italiani già si mangiano molti più pesci rispetto alla produzione nazionale, che ormai riesce a coprire i consumi di meno di quattro mesi all’anno, dipendendo per il resto del tempo dai prodotti ittici rapinati in altri mari. La data infatti della scomparsa del pesce nostrano dalle pescherie, se ipoteticamente si mangiasse solo questo, arretra ogni anno e quest’anno, il 15 aprile circa, è già passata” spiegano dalla Protezione Animali Savonese.

“Ed allora, in questa situazione da ultima spiaggia, l’appello della Protezione Animali savonese è che si comincino a recuperare le migliaia di reti perdute o abbandonate dai pescherecci, che continuano a pescare per secoli, si metta un freno alla pesca professionale e sportiva, si tuteli la fascia costiera e si blocchino, ad esempio, le esportazioni di tonni in Giappone, si ingrandiscano le microscopiche aree marine protette e si favorisca l’osservazione incruenta e non la pesca, professionale o “ricreativa” degli animali marini. Ma, soprattutto, si invitino i consumatori a mangiare meno o nessun pesce: i favolosi omega3 si trovano anche in molti vegetali” spiegano i volontari dell’associazione animalista.

“E a Savona che si fa? Si straparla di tutela del mare ma si organizzano in continuazione tornei di pesca sportiva, come a Laigueglia in questi giorni, si fa filosofia spicciola, ittiturismo e presunta ‘istruzione’ su pesca ed abbuffate di pesce nel porto di Savona, mentre professionisti e dilettanti operano da terra ed in mare dappertutto, i secondi anche con mezzi chiaramente professionali consentiti, con la sola vigilanza della benemerita Guardia Costiera, unico baluardo a vera difesa del mare” concludono dall’Enpa.

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