Lettera al direttore

Lettera

25 aprile, la solita minestra riscaldata

volantinaggio Duomo Zanardi Nicolick

Tra pochi giorni inizierà la consueta e stantia sequenza di litanie e celebrazioni di una ricorrenza che oramai è al di fuori dei tempi, la festa della Liberazione.

Usciranno dalle RSA, magari sulla sedia a rotelle, i pochissimi sopravvissuti di una epoca archeologica e arcaica, che ha comunque il pregio di fare arrivare alla principale associazione reducistica, abbondanti risorse economiche che forse potrebbero avere destinazioni migliori con tutte le famiglie Italiane in difficoltà.

Quello che colpisce è il tasso bassissimo di obiettività che caratterizza i vecchi e soprattutto i giovani cosiddetti “nuovi patrioti”, i quali enfatizzano correttamente, le sofferenze patite dalla popolazione da parte dei nazifascisti ma, ancora oggi, negano o minimizzano le stragi, gli omicidi, i furti, le rapine e quant’altro che contraddistinguono ampiamente il periodo della guerra civile Italiana, avvenuti soprattutto dopo il 25 aprile 1945 e che proseguì anche anni dopo, mietendo vittime spesso innocenti o perlomeno assolte dai tribunali legali delle Corti di Assise Speciali.

C’era nel periodo anzidetto una volontà fortissima di eliminare fisicamente tutti coloro che in qualche maniera potevano, anche marginalmente, avere avuto a che fare, con quell’esperimento politico che si chiamò Repubblica Sociale Italiana. Nacque un odio feroce e settario che ancora oggi si percepisce con chiarezza.

Anche l’affermazione abusata che a liberare il Nord Italia dai Nazi fascisti siano stati i partigiani è priva di fondamento, negata dai fatti e dalla storia, se gli Alleati non avessero attaccato la fortezza Europa, le formazioni partigiane sarebbero rimaste sui monti a praticare la guerriglia senza poter dare una svolta decisiva all’occupazione dei centri cittadini, dove si limitavano a praticare agguati individuali o attentati dinamitardi, che poi portavano a puntuali rappresaglie su cittadini innocenti.

Certe forme di odio classista e intolleranze ideologiche di stampo nordcoreano, sono ancora ben vivi: voglio raccontare questo episodio, venerdì, 7 aprile, a Vado Ligure, in un bel pomeriggio di sole, stavo parlando amabilmente con un ex politico Savonese, già eletto in consiglio comunale e pure già assessore, appartenente ad un movimento politico che ha nel proprio simbolo, ancora oggi tristemente , una falce e martello, e nel nome, il termine arcaico e obsoleto “comunista”, orbene, questo simpatico signore, nel contesto di una brevissima chiaccherata, riferendosi alle stragi accadute nell’immediato dopoguerra, ha fatto questa affermazione , che merita di essere riportata integralmente in tutta la sua lapidaria ottusità, “per me, di fascisti ne hanno ammazzato troppo pochi “, questo alla faccia dello spirito di riconciliazione.

Una nonna, ex esponente di rilievo della Associazione reducistica partigiana, a proposito del rapimento, dello stupro di gruppo e dell’omicidio di una adolescente di 13 anni a Savona, affermò, fra le altre cose : ” si trattò sicuramente di una spia fascista, giustiziata” giustificando con le sue parole di donna e di madre, un abominio bestiale che rimane tuttora a macchiare la coscienza collettiva di Savona.
La storia di questa città è piena di casi analoghi, di omicidi indiscriminate, esecuzioni illegali, compiute nello spregio più totale delle regole , compiute solo per odio ideologico o per bassi motivi di arricchimento personale, e chi come me, fa ricerche e indagini per illuminare questi fatti scuri che disonorano la resistenza, viene bollato come revisionista e ingiuriato come sciacallo, attraverso l’affissione di manifestini rigorosamente anonimi.

Molti infatti furono i soggetti che dopo la Liberazione si trovarono improvvisamente ricchi, senza spiegazioni logiche. Anche questo fa parte della storia e nessuno può nascondere questi fatti che oramai sono sotto gli occhi di tutti e riemergono dal passato creando in taluni personaggi, dotati ancora di una libera coscienza, grande imbarazzo.

Roberto Nicolick

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