Calcio

Il messaggio di «Calcerò»: nei giovani la svolta

Lo speciale Settore Giovanile del ct Vaniglia

vaniglia

Campioni indimenticabili, giornalisti sul pezzo e tecnici emergenti sono stati i protagonisti della bella serata-dibattito svoltasi al Casinò di Arco di Trento lunedì 13 marzo da cui è arrivato un messaggio forte e chiaro: la crescita dei settori giovanili può essere la svolta per un graduale ritorno del calcio italiano ai tempi in cui la Serie A era il campionato più bello del mondo.
È quello che in estrema sintesi è emerso da «Calcerò: bandiere, radici, talenti», l’incontro che ha visto coinvolti molti volti noti (tra cui il selezionatore federale savonese Felicino Vaniglia)  nella giornata di riposo del 46° Trofeo Beppe Viola.

Il salone delle conferenze, affollato di addetti ai lavori, giovani atleti e atlete (le squadre della Roma e del Napoli) e tanti appassionati, ha vissuto in diretta i racconti e le esperienze di numerosi personaggi introdotti dal benvenuto di Marco Benedetti, presidente del comitato organizzatore, e dai saluti di Tiziano Mellarini, Assessore allo Sport della Provincia autonoma di Trento, Stefano Bresciani, vicesindaco di Arco, e il presidente del comitato provinciale Figc di Trento, Ettore Pellizzari.

La serata, magistralmente condotta da Leo Turrini (l’emilianissimo esperto sportivo considerato “il più grande narratore orale italiano”), ha visto avvicendarsi sul palco in slendida successione personaggi di fama nazionale del calibro di Giancarlo Antognoni, Pietro Fanna, Domenico Volpati, Paolo Condò, Carlos Passerini, Luca Bianchin, il blogger Francesco Federico Pagani, Massimo Pinamonti (papà del 18enne dell’Inter Andrea, nato in Val di Non), Drazen Bolic, i due allenatori finalisti del torneo Zarko Lazetic (Partizan) e Massimo Brambilla (Atalanta), e infine il tecnico del ChievoVerona Rolando Maran, votato dai partecipanti al «Beppe Viola» come «Allenatore dei sogni 2017».

Le due ore del gustoso botta e risposta sono stati un concentrato di idee, progetti, opinioni sul calcio giovanile, patrimonio di valori al quale le società si stanno dedicando con sempre maggiore impegno e ottimi risultati. Lo conferma la recente affermazione di molti talenti nati e cresciuti nel nostro paese: campioni «fatti in casa» grazie ai quali da qualche tempo si parla di svolta che potrebbe riportare a una nuova importante fase di crescita, e comunque condizione imprescindibile per lo sviluppo futuro.

Ecco una gustosa sintesi degli interventi:

Giancarlo Antognoni (dirigente e ambassador della Fiorentina).
«Bisogna tornare a puntare sul giocatore italiano, perché ti dà garanzie maggiori. Chi ha una base italiana, come la Juventus, è avvantaggiato».
«Dal punto di vista tecnico, gli italiani non sono di certo secondi a nessuno. Se in un periodo è mancata la qualità, è perché si è puntato sulla ricerca della fisicità copiando metodi in voga all’estero».
«Ma oggi si sta tornando a investire sui giocatori che fanno la differenza dal punto di vista tecnico».

Pierino Fanna (ex calciatore del Verona Campione d’Italia 1985, scudettato anche con la Juventus e con l’Inter).
«Il mio distacco dal calcio giocato è avvenuto senza traumi dapprima come istruttore dei giovani gialloblù poi da secondo di Prandelli sia a Verona che a Venezia».
«Oggi il potere economico dei club la fa da padrone e pertanto favole come quelle del Cagliari, del Verona e della Samp sono irripetibili».

Domenico Volpati (ex calciatore del Verona Campione d’Italia 1985).
«Insieme al calcio è sempre importante tenere nella massima considerazione lo studio: se non ti prepari a qualcosa di diverso da un mondo come quello del calcio, che non è reale, diventa molto difficile affrontare il dopo carriera a 35 anni».
«Sono le motivazioni a fare la differenza, se ci sono quelle si può abbinare la carriera calcistica allo studio».

Drazen Bolic (Manager Partizan Belgrado, portavoce del mister Lazetic).
«Viste le difficoltà economiche dei club, in Serbia formare i giocatori è l’unica via di uscita. Dopo la guerra, molte squadre hanno dovuto fare a meno degli aiuti delle grandi aziende».
«Il Partizan è stato il primo club ad aprire il proprio centro sportivo, con sette campi in erba sintetica, e investire sul settore giovanile. I talenti ci sono, abbiamo vinto un Mondiale e un Europeo giovanile, bisogna saperli distogliere dalle lusinghe dei club esteri quando non sono ancora ventenni».

Rolando Maran (Allenatore Chievo Verona).
«Credo che oggi il ritorno all’italianità sia un chiaro obiettivo e che sia possibile costruire uno zoccolo duro cui aggiungere stranieri di livello».
«Può essere una strada vincente per ottenere risultati. Il Mondiale 2018? C’è un gruppo di ragazzi giovani di grande talento e di personalità, ma la crescita va resa tangibile sul campo».

Al termine del summit il CT Vaniglia, vero intenditore del calcio giovanile e da sempre attento osservatore e scopritore di baby talenti ha fatto un punto sulla competizione in corso e sui contenuti della serata:
“Dal Torneo Beppe Viola sono passati moltissimi, se non tutti i più bei nomi del football: da Cannavaro a Marchisio, da Albertini a De Rossi, da Immobile a Nesta, da Lahm a Schweinsteiger fino a Francesco Totti, solo per citare i principali. A guidare idealmente questo prestigioso schieramento di  campioni in questa edizione credo che sia a livello di squadra l’Atalanta, campione uscente  e società di riferimento dell’intero movimento italiano. La squadra bergamasca ( che considero la favorita per la vittoria finale)è il fenomeno del momento, per la qualità del suo vivaio, vero e proprio modello per tutti i club professionistici, scuola di vita e fucina di talenti a getto continuo, tra i più richiesti dal mercato calcistico (vedi Gagliardini, Caldara, Kessie). Ma il valore tecnico del Viola 2017 è testimoniato anche dalla presenza di altri grandi club italiani, tra i quali spiccano Inter, Roma, Torino, Lazio, Napoli, squadre con settori giovanili in cima alle statistiche europee del settore per tradizione, numero di successi e capacità di inserire i propri ragazzi nel mondo del calcio professionistico.A guidare la pattuglia internazionale c’è il Partizan Belgrado (che contenderà ai bergamaschi il primo posto), la squadra serba che secondo uno studio del Cies (International Centre for Sport Studies) di Neuchatel (Svizzera) guida addirittura la classifica dei migliori settori giovanili europei, valutando il parametro della quantità dei giocatori cresciuti nel vivaio e oggi diventati calciatori professionisti. Nel team guidato dal duo Lazetic-Bolic brillano stelle come il centravanti Nikola Novic, il fantasista di fascia Jovan Kokir ed il genio Milosavljevic che seguono le orme dei vari Jovetic e Ljajić. Anche fra i dilettanti infine c’è ragione di ben sperare a giudicare dall’ottima sensazione che ha lasciato la nostra Under 17 nazionale diretta da Fausto Silipo”.

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